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Centodieci anni di avventure della più grande fabbrica di scarpe del mondo: genio commerciale e attenzione per i lavoratori

63 Shoe shape postcard. Bata, Zlin 1930sDire che Baťa ha il mondo ai suoi piedi non ha niente di esagerato. C’è solo un piccolo errore di sintassi, è necessaria un’inversione: Baťa è l’azienda ceca che sta ai piedi di tutto il mondo. Centodiciannove anni dopo la sua fondazione è tanto stupefacente quanto romantico pensare che questa multinazionale delle calzature, presente in più di novanta Paesi, è il risultato contemporaneo di una piccola storia antica: quella di una progenie di ciabattini persi nella provincia dell’impero austro-ungarico. Otto generazioni e tre fratelli: Tomáš, Anna e Antonín Baťa che a Zlín, nel 1894, fondano una piccola azienda per la manifattura di scarpe in cuoio: la T. & A. Baťa Shoe Company. Antonín e Anna lasciano presto la direzione, il primo per arruolarsi nell’esercito, la seconda dopo le nozze. Così Tomáš resta solo al timone. Nei primi anni gli affari sono lenti, e per fare fronte ai debiti il giovane patron decide di sostituire, nella manifattura delle proprie calzature, il cuoio con la tela, materiale molto più economico. La necessità è risolutrice. Ed è proprio il successo di questa scelta che permette alla Baťa di risollevarsi finanziariamente e assumere nuovo personale: da dieci il numero dei dipendenti sale a cinquanta. Il successo delle vendite permette all’azienda di avviare un processo di importante modernizzazione così nel 1899 è installata la prima macchina a vapore, che è sinonimo di produzione di serie, di massa, secondo il modello fordista, quello al quale Tomáš Baťa si ispira e punta. Ai primi del Novecento la messa in vendita della “Baťovky” – modello che diventa presto la punta di diamante dell’intera produzione, un classico di Baťa – decreta la definitiva consacrazione dell’azienda. La “Baťovky” è una scarpa da lavoro dal disegno semplice, leggera e dal prezzo competitivo, tutte caratteristiche che, oggi come allora, l’azienda considera come essenziali e sulle quali si gioca buona parte del suo successo.

(In alto, Tomáš Baťa sulla sinistra)

Passano gli anni e l’azienda continua a crescere: nel 1912 arriva a impiegare circa seicento lavoratori a tempo pieno. Poi arriva la prima guerra mondiale che, paradossalmente, si rivela un colpo di sferza senza precedenti per i calzolai di Zlín: sono loro a fornire le calzature all’esercito dell’Austria-Ungheria durante il conflitto. Il numero di dipendenti aumenta di dieci volte e nuovi centri di manifattura Baťa vengono aperti a Zlín, Praga, Liberec, Plzeň e Vienna. Con la fine della guerra e la dissoluzione dell’Impero austro-ungarico, nasce la Cecoslovacchia che, all’indomani del conflitto è un Paese affossato da un’inflazione fuori controllo. Il valore della valuta nazionale precipita del 75%, la domanda interna crolla. Ma ancora una volta necessità e difficoltà sono risolutrici: l’azienda decide un taglio del 50% sui prezzi delle proprie calzature. La risposta dei consumatori a questa misura drastica è eccezionale: mentre tra il 1923 e il 1925 molte aziende concorrenti chiudono i propri stabilimenti, Baťa Shoe Company aumenta il proprio fatturato e procede a nuove assunzioni. In più, proprio a partire dal 1923, Baťa è la prima azienda ad introdurre il concetto della divisione dei profitti tra tutti gli assunti. È l’inizio del cosiddetto “Baťa System”: i lavoratori diventano a tutti gli effetti imprenditori del gruppo. L’azienda assume sempre più una struttura sociale, facendosi carico delle esigenze dei propri lavoratori dentro e fuori gli stabilimenti. Zlín diventa la prima “Baťaville” – poi effettivamente inaugurata con questo nome in Francia –, ovvero una città sviluppata intorno alla fabbrica. Un abitato fornito di una conceria, di un centro di produzione per tessuti, per materiali da imballaggio, di una fabbrica di lucido per scarpe, una centrale per la produzione di energia elettrica, e diverse aziende agricole. I dipendenti, detti “Baťamen”, hanno a disposizione diversi servizi assicurati dall’azienda: alloggi, negozi, scuola e ospedali. Con l’espansione su scala mondiale il modello di villaggi costruiti intorno alla fabbrica è ripreso, fuori dalla Cecoslovacchia, in Olanda, Francia, Inghilterra, Canada, e nella allora colonia britannica del Raj Indiano (attuali India, Pakistan, Bangladesh). I nomi di questi centri portavano, ed alcuni portano tutt’ora, il nome di Baťa: città dai nomi di Batapur (Pakistan), Batangar (India), Batawa (Canada), Batadorp (Olanda), solo per fare qualche esempio. Tra il 1926 e il 1928 il volume di business aumenta del 75%, il numero dei dipendenti del 35%, negli stabilimenti ai quattro angoli del mondo sono installate le catene di montaggio. Ma il 12 luglio del 1932 una sciagura cambia la storia dell’azienda di Zlín: Tomáš Baťa perde la vita a seguito di un incidente aereo presso la città di Otrokovice. La direzione passa al fratellastro Jan Antonín, che prosegue nell’espansione dell’azienda su scala mondiale: la filosofia resta quella di trattare l’azienda non come una fonte di ricchezza privata ma di offrire ai consumatori il migliore prodotto al prezzo più competitivo, migliorando le condizioni delle comunità che crescono intorno agli stabilimenti. La seconda guerra mondiale, diversamente dalla prima che si era rivelata un trampolino di lancio per l’azienda, è un duro colpo per la manifattura ceca più famosa del mondo. Jan Antonín decide di fuggire, prima negli Stati Uniti, poi in Brasile. Nel 1945 il “re della scarpa”, come veniva chiamato, viene accusato di collaborazionismo con i nazisti (accusa poi rivelatasi falsa, nel 2007 il suo nome è stato totalmente riabilitato) e le proprietà Baťa in territorio cecoslovacco nazionalizzate. In quanto alle tante fabbriche in giro per il mondo, la gestione viene affidata a Thomas John, figlio del fondatore Tomáš, che dal 1948 dirige l’azienda dal Canada. È da questo Paese che l’avventura Baťa ricomincia e si rinnova. La nuova situazione, con l’azienda di Zlín nazionalizzata e sotto regime comunista, costringe l’erede della famiglia Baťa a riorganizzare il business espandendosi verso nuovi mercati: Asia, Medio Oriente, Africa e America Latina. Nel 1964 il quartier generale della Baťa Shoe Organization è spostato definitivamente a Toronto in Canada. Solo dopo la rivoluzione di velluto del 1989, con l’elezione a presidente di Václav Havel, Thomas John Baťa può finalmente fare ritorno in patria, dove è accolto come un eroe nazionale. Durante gli anni novanta del novecento in casa Baťa si rivede la filosofia aziendale, puntando sullo sviluppo della vendita al dettaglio piuttosto che sulla manifattura. Oggi l’azienda, guidata dal figlio di Thomas John, anche lui chiamato Thomas come il nonno, ha spostato il suo quartiere generale a Losanna in Svizzera, conta circa un milione di clienti al giorno nel mondo, impiega circa 30.000 persone e vende in più di 5.000 negozi monomarca. Con 14 miliardi di paia di scarpe vendute nella sua storia Baťa è entrata nel Guinness dei primati come il più grande rivenditore e manifattore di scarpe al mondo. E vi rivelo un segreto, i prezzi in offerta che finiscono con .99 è un colpo di genio dell’azienda di Zlín. Un Baťa-price.

(L’università Tomáš Baťa di Zlín)

di Edoardo Malvenuti