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A Praga e in tutto il paese è allarme rosso per la diffusione dei locali del gioco d’azzardo. Oltre alle grandi case da gioco, proliferano gli “herna bar”, strani locali, bui, dove luccicano slot-machine e video poker.

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Una delle poche parole in ceco che gli stranieri, a Praga, imparano a conoscere presto è “herna”. GliHerna bar sono quei locali dalle luci al neon colorate e dalle vetrine scurite o chiuse da discutibili pannelli che tappezzano praticamente ogni quartiere della capitale. L’ultima statistica, effettuata dal Ministero delle Finanze ceco, ne ha contato quasi 1.500 nella sola Praga e circa 2.800 in tutta la Repubblica Ceca.A completare l’immagine del gioco d’azzardo bisogna aggiungere oltre 130 casinò e un totale di circa 50 mila slot machine[1] in tutto il paese. Praticamente una slot machine ogni 200 abitanti. Per fare un esempio, riprendendo una ricerca di Lidove Noviny, la Francia, il paese in Europa occidentale con il più alto numero di macchine per giocare d’azzardo, conta una slot machine ogni 18.000 abitanti.
La municipalità di Praga, tre anni fa, ha portato avanti una battaglia per cercare di combattere il fenomeno herna con una legge che imponeva la chiusura dei locali dove si praticavano giochi d’azzardo nei pressi di scuole, edifici storici e in locali di proprietà comunale. Il provvedimento avrebbe dovuto portare alla chiusura di 256 locali d’azzardo, in realtà questo è avvenuto solo parzialmente e nuove sale da gioco hanno continuato a sorgere.
Molti di quanti vivono a Praga da qualche anno, si ricorderanno ancora l’esplosione avvenuta in pieno centro città, quando una bomba aveva fatto saltare un locale d’azzardo a Na Prikope. Era il primo agosto del 2004. L’attentato, che mirava ad uccidere il proprietario del casinò, ferì invece 20 persone, tra cui alcuni turisti. Nei giorni successivi all’attentato nei media cechi si era a lungo discusso della connessione tra gioco d’azzardo, lavaggio del denaro sporco e criminalità organizzata in Repubblica Ceca. Tutti – opinione pubblica, stampa e, soprattutto, mondo politico – sembravano d’accordo sul fatto che si fosse raggiunto il limite e che si dovesse porre un freno ai locali di gioco d’azzardo. L’allora sindaco di Praga, Pavel Bem, aveva dichiarato guerra a casinò e herna bar promettendo una drastica riduzione.
Gli intenti e le promesse, manifestati allora, avevano fatto ben sperare in un reale cambiamento, ma, come spesso accade, alle dichiarazioni hanno fatto seguito ben pochi fatti.
E i fatti sono che i cechi spendono circa 90 miliardi di corone all’anno in slot machines e affini, mentre l’industria del gioco d’azzardo impiega circa 50.000 persone. Il comune di Praga guadagna circa 150 milioni di corone ogni anno dalle imposte derivate dal gioco d’azzardo mentre l’Azienda per i trasporti pubblici comunali (la Dopravni Podnik) incassa oltre otto milioni di corone dall’affitto dei suoi locali alle varie herna bar. Ecco dunque che questi locali non solo non sono stati chiusi o ridotti, ma ne sono apparsi di nuovi. La Dopravni Podnik aveva l’obbligo di terminare 20 contratti d’affitto ad altrettanti locali di gioco d’azzardo entro la fine del 2009: un’inchiesta dello scorso anno della Ceska Televize ha dimostrato come solo uno di questi 20 contratti sia in realtà stato terminato. Non solo: la società dei trasporti praghese lo scorso anno ha addirittura firmato un contratto di affitto di suoi locali con un casinò, della durata di 13 anni.
Se è vero che alcuni locali sono stati chiusi nei pressi di scuole, ospedali e centro storico, non è inusuale vedere la scena di un vecchio negozio di vestiti o un’agenzia viaggi di periferia che chiude e vedere al suo posto, qualche mese dopo, proprio un’herna bar.
In particolare, la lotta contro i locali del gioco d’azzardo sembra essere portata avanti dalle municipalità e ben poco sostenuta dal governo. A lungo le amministrazioni locali hanno chiesto di ottenere maggiore autonomia decisionale all’interno di un discorso legislativo molto confuso e poco chiaro. Una normativa precisa, richiesta anche dai movimenti che lottano contro le organizzazioni criminali, è attesa da tanto di quel tempo da far nascere dei legittimi sospetti sulla effettiva volontà di introdurre una vera regolamentazione in materia.
Lo scorso giugno, la Corte costituzionale ceca, ha emesso un verdetto secondo il quale spetta alle municipalità decidere se concedere le licenze ai locali d’azzardo e dove questi devono sorgere. La battaglia è stata portata avanti dal tenace sindaco di Chrastava, Michael Canov, il quale ha sfidato il governo che fino alla sentenza della Corte costituzionale affidava al ministero delle Finanze ogni decisione in materia. Nelle scorse settimane tutta una serie di altre amministrazioni locali hanno annunciato di volere seguire la strada del sindaco di Chrastava, tra cui Mlada Boleslav e il municipio del distretto di Praga 4.
Gli amministratori locali che stanno portando avanti questa battaglia associano casinò e herna bar alle attività illecite delle organizzazioni criminali, mentre chi non è d’accordo ricorda l’impatto sulle casse comunali che potrebbe avere l’eliminazione di questi locali. Non solo: le autorità sono obbligate a rendere pubbliche le informazioni relative a quanto incassato dalle tasse imposte ai locali del gioco d’azzardo, e come questi soldi vengono poi utilizzati, di solito, per aiutare società di natura caritatevole, enti culturali e sportive. Fino all’attuazione della nuova legge, sono tra l’altro gli stessi proprietari dei casinò ad avere il diritto di indicare a quali enti o associazione debbano andare questi soldi. Inutile dire quanto questo si trasformi inevitabilmente in un altro escamotage per riciclare denaro ottenuto in maniera poco chiara.
L’industria del gioco d’azzardo in Repubblica Ceca è particolarmente soggetta al rischio del lavaggio del denaro sporco. Questo da una parte è dovuto alla presenza attiva di numerose mafie dell’Europa dell’Est, Asia e Medio Oriente, dall’altra alla scarsa chiarezza in materia di legislazione che, oltretutto, non fornisce alcuna sicurezza al giocatore d’azzardo.
Secondo il senatore Josef Novotny, l’industria del gioco d’azzardo è rappresentata da una potente lobby che da anni blocca ogni possibilità di discussione seria in materia di legislazione. Questi locali da gioco, che per legge devono avere una capitalizzazione di almeno 100 milioni di corone, non sono sottoposti, per la normativa vigente, a determinati obblighi, previsti dalla legge, in funzione anti lavaggio del denaro.
A vedere certi locali, quasi sempre vuoti, viene spontaneo chiedersi come sia possibile che possano tenere aperto 24 ore su 24, sette giorni su sette.
I cechi associano spesso la criminalità organizzata alla presenza straniera ed hanno in parte ragione. La mafia russa, polacca, ucraina, vietnamita, araba, israeliana, balcanica è ben presente in Repubblica Ceca ed esiste il sospetto che controlli una considerevole fetta del gioco d’azzardo. I cechi giocano spesso un ruolo da comprimario, ma non bisogna dimenticare il peso del denaro proveniente da queste organizzazioni sull’economia di questo paese. Un peso che sembra essere determinante nel legiferare in maniera chiara e definitiva in materia.

Di Alessio Marchetti