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Gene Deitch, tra i più importanti animatori di sempre, nell’aprile 2020 è morto all’età di 95 anni a Praga, dove risiedeva dal 1959

Lo hanno etichettato come un pazzo; lui preferiva definirsi “l’unico libero americano a lavorare a Praga per trent’anni durante la dittatura del Partito Comunista”. Si tratta indubbiamente di una carriera curiosa e insolita, in tempi in cui era impensabile che un protagonista dell’industria americana dello spettacolo potesse vivere dall’altra parte della cortina di ferro e, allo stesso tempo, continuare a lavorare per i grandi studios di Hollywood. Eppure, qualcuno ci è riuscito. Il 16 aprile 2020 si è spento il grande animatore ed illustratore Gene Deitch, vincitore del Premio Oscar per il cortometraggio Munro (1960), e conosciuto per serie da lui create (come Tom Terrific e Nudnik) e per quelle a cui ha collaborato, tra tutte Popeye e Tom & Jerry. Una vita artistica di successo, ma la curiosità è grande e c’è da chiederselo subito: come finì il disegnatore americano a vivere nell’allora Cecoslovacchia e restarci per 60 anni? Dove trovò l’equilibrio tra due mondi così opposti, tra la barricata capitalista e quella comunista?

Eugene Merril Deitch, detto Gene, nacque l’8 agosto 1924 a Chicago, figlio di Joseph Deitch, professione commesso, e Ruth Delson. La famiglia si trasferì in California nel 1929. Il ragazzo sviluppò la propria passione sin dall’inizio, lavorando nel campo dell’illustrazione artistica e tecnica già nel 1942, subito dopo essersi diplomato alla Los Angeles High School. Dal 1945 al 1951, Gene contribuì all’arte delle copertine e disegni interni per la rivista jazz The Record Changer, e dopo una breve parentesi lontano dalla matita – come tecnico del suono per la cantautrice Connie Converse – entrò nello studio d’animazione United Productions of America. Di lì a poco era già direttore creativo dello studio d’animazione Terrytoons. Attivo dal 1928 al 1968, con sede a New York, Terrytoons inventò alcuni dei personaggi più popolari dell’epoca, come Mighty Mouse, Heckle & Jeckle, Hector Heathcote; si trattava della prima vetrina di alto livello per il talento di Gene Deitch. Furono anni fondamentali per il suo sviluppo artistico, in cui scrisse e disegnò una striscia a fumetti, The Real-Great Adventures of Terr’ble Thompson!, Hero of History (1955-1956); tuttavia, nel 1958 il rapporto con Terrytoons arrivò al termine.

Arriviamo dunque al bivio cruciale per la vita dell’animatore, quando il suo percorso prese una piega decisamente inaspettata. Ansioso di trovare i finanziamenti necessari per realizzare Munro, il suo nuovo progetto, venne contattato da un produttore, il quale mise in chiaro di essere disposto a fornire i fondi necessari a condizione che il film fosse girato nei suoi studi a Praga. Deitch, inizialmente confuso, pensava che si riferisse a Prague, Oklahoma, e non esitò a manifestare i suoi dubbi dicendo che il paesino non aveva nessuno studio d’animazione. Le precisazioni sul luogo in questione lasciarono il regista quasi senza parole: “ma aspetta… quello è un paese comunista” fu il primo pensiero, come da lui stesso raccontato a Radio Praga nel 2019. Va specificato che il produttore in questione non era uno qualsiasi ma William L. Snyder, uno dei primissimi americani a fare affari con i paesi dell’est nel dopoguerra, nonché il fondatore di Rembrandt Films, una compagnia importatrice di film europei negli Stati uniti. Nonostante le riserve di Deitch, la perseveranza di Snyder ebbe la meglio; l’animatore accettò la collaborazione, a patto che potesse partire dalla capitale cecoslovacca dopo non più di dieci giorni. Per citare l’artista, “poi successero delle cose magiche” e rimase 60 anni.

Colpito fin dall’inizio dal fascino di Praga, il suo destino è stato inciso nella pietra nel momento in cui incontrò la direttrice della produzione e sua futura moglie, Zdeňka Najmanová. Il risultato della loro prima collaborazione non poteva essere migliore: Munro vinse l’Oscar per il miglior cortometraggio d’animazione. Il film racconta di un bambino che per sbaglio viene arruolato nell’esercito americano, dove nessuno si accorge della sua età. L’Oscar vinto, il primo per un corto animato realizzato fuori i confini degli Stati Uniti, segnò l’inizio del periodo d’oro di Deitch. Dal 1960 al 1963, collaborò con Rembrandt alla regia dei cartoni animati di Popeye (Braccio di ferro), destinati alla televisione, e dal 1961 al 1962 diresse 13 nuovi cortometraggi di Tom e Jerry per Mgm. All’epoca erano poche le persone oltreoceano al corrente del fatto che gli episodi di Tom & Jerry trasmessi in Tv venivano realizzati dall’altra parte della cortina di ferro; si trattava di cautela, da parte di Deitch, per evitare di essere accusato di essere vicino al comunismo. A tal proposito, ad esempio, alterò i nomi dei suoi collaboratori nei titoli di testa dei cortometraggi: Štěpán Koníček divenne “Steven Konichek” e Václav Lídl “Victor Little”. L’americano lavorò oltre 50 anni anche per gli studi d’animazione Bratři v triku e Weston Woods Studios, dirigendo centinaia di cortometraggi; con i primi ebbe la possibilità di conoscere leggende dell’animazione ceca come Jiří Trnka, Břetislav Pojar e Jiří Brdečka. Tra le sue creazioni più amate spicca il personaggio di Nudnik, un imbranato che combina soltanto pasticci, protagonista di 12 cortometraggi prodotti da Paramount tra il 1965 e il 1967.

L’adattamento alla vita nella Città d’oro, tuttavia, non fu facile. “Era come viaggiare nel medioevo, al passato. Tutto sembrava degli anni ‘30 e un po’ retrò”, fu il suo giudizio iniziale, dopo essere arrivato in un ottobre particolarmente grigio e cupo. Oltre ai primi ovvi ostacoli legati alla nuova lingua e cultura, la sua curiosa presenza suscitò attenzione da entrambi i lati della cortina di ferro. La decisione di lasciare la prima moglie Marie Deitch (con cui è stato sposato dal 1943 al 1960), e vendere tutto ciò che possedeva negli Stati Uniti creò non poca tensione con i suoi amici americani, che cominciarono a considerarlo o comunista o semplicemente matto. “Non posso dire che fosse giusto o morale. Ma era così”, raccontò in seguito al quotidiano ceco Lidové Noviny, “Per alcuni ero comunista, per altri un agente della Cia”.

L’animatore disse che sebbene fosse consapevole d’essere seguito dalla StB, e il suo telefono intercettato, non si accorse mai della presenza della famigerata polizia segreta del regime, né fu mai interrogato o arrestato.

In quella stessa intervista, ebbe solo parole al miele per i suoi colleghi cechi, dei quali non sapeva nulla prima di sbarcare a Praga.

Quello che colpì il regista era il fatto che, nonostante gli strumenti primitivi utilizzati, gli studi cecoslovacchi riuscivano ugualmente a creare uno stile di animazione completamente unico e originale. “Non avendo nessun contatto con l’Occidente, i cechi escogitarono un modo di operare tecnicamente del tutto diverso. Era stupefacente”, raccontò.

In Boemia, fra i tanti guru dell’animazione spiccava Jiří Trnka, con il quale Deitch fondò lo studio Bratři v triku. Nel 1966, collaborarono per un grande adattamento cinematografico di The Hobbit di J.R.R. Tolkien. Il progetto tuttavia fu ridotto, e in maniera abbastanza brusca; il produttore William Snyder non riuscì ad assicurarsi i fondi e, per non far scadere i diritti del romanzo, chiese a Deitch di produrre un corto in soli 30 giorni. Il sodalizio artistico fra Deitch e Trnka servì anche al primo come un confronto fra due visioni diverse su come fare animazione, e l’americano ci mise poco a capire che la violenza fumettistica, e a volte gratuita, dei cartoni animati americani come Tom & Jerry non era molto gradita nel suo paese d’adozione. “Per loro, l’animazione era davvero una cosa culturale e stavano provando a fare un’animazione artistica. Non volevo venire qui e rovinare tutto. Ho pensato che fosse davvero meraviglioso quello che stavano facendo” disse anni dopo.

Gene Deitch è venuto a mancare a Praga il 16 aprile del 2020. La sua vita, al tempo stesso silenziosa e curiosa, fuori dagli schemi e tuttavia mai oltre le righe, l’ha raccontata lui stesso nel libro di memorie, “For the love of Prague”, pubblicato nel 2008; dalla Cecoslovacchia comunista alla Rivoluzione di Velluto e la nuova Repubblica Ceca.

Probabilmente l’americano che ha vissuto più a lungo nel Paese ai tempi del regime, verrà ricordato come un uomo che anche in un clima politico estremamente teso ed ostile è riuscito ad usare il suo talento per trascendere i confini che dividevano due mondi così distinti.

di Lawrence Formisano