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Spariti dai negozi negli anni novanta, i giocattoli cechi del passato tornano di moda

Ostacolati dalla concorrenza asiatica, i produttori cechi devono fronteggiare anche la continua espansione dei colossi mondiali

Negli ultimi anni sulle mensole dei negozi di giocattoli cechi rifanno capolino le costruzioni Merkur e i leggendari pupazzetti Igráček, un tempo immancabili sotto l’albero di Natale o al compleanno. Dietro all’onda retrò c’è la generazione dei “figli di Husák”, genitori nostalgici che vorrebbero crescere figli e nipoti con i giochi che accompagnarono la loro infanzia negli anni settanta e ottanta.

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(I giocattoli Igráček – Foto: Igráček Efko)

Giocattoli meccanici o in legno, bambole di porcellana, orsacchiotti e marionette ma anche quiz, soldatini e veicoli telecomandati. Questi non sono più il passatempo preferito delle nuove generazioni ma si ritrovano spesso protagonisti di mostre volte a suscitare l’interesse dei bambini. Al Museo Komenský di Přerov è in corso un’esposizione che offre una panoramica dell’industria cecoslovacca del giocattolo dal 1950 al 1990. Aperta fino a metà ottobre, accoglie oltre 490 tipi di articoli, tra cui i già citati Merkur e Igráček, in una sala allestita come un lussuoso negozio d’epoca. La curatrice, Kristina Sehnálková, spiega che l’idea nasce “dal desiderio di dimostrare che i giocattoli di allora non erano affatto male. E sebbene dopo la rivoluzione ci siamo fiondati sui modelli occidentali, è stato un vero peccato abbandonare la nostra industria del giocattolo”.

Dopo la Rivoluzione di Velluto, la concorrenza asiatica ha distrutto quasi tutti i produttori cechi. Negli anni novanta la parola d’ordine era “basta che non costi troppo” e la sicurezza finiva in secondo piano. Solo i commercianti stranieri hanno mantenuto un occhio di riguardo per la qualità. Dal 2003 il trend s’inverte e la gente si orienta verso articoli che, sebbene più costosi, offrono qualità ceca, durevolezza e la garanzia d’essere innocui per la salute. Secondo i dati dell’Associazione Europea delle Industrie del giocattolo (Tie) la Repubblica Ceca è l’ottavo maggior produttore di giochi in Ue. Nel Paese si contano 1,5 milioni di bambini e circa 170 produttori, perlopiù piccoli o medi. A dominare il mercato sono però le importazioni, soprattutto dalla Cina, che costituiscono l’86,2% dell’import totale europeo. Uno sguardo alla merce dei negozi lo conferma. “Il giro d’affari interno ha raggiunto nel 2011 quasi 5 miliardi di corone e i tre quarti riguardano l’import” dice Jiří Šťastný, vicepresidente dell’Associazione per i giocattoli e il gioco. I produttori cechi lamentano la concorrenza sleale degli asiatici tra articoli copiati e l’inosservanza delle norme di sicurezza. Per smantellare la concorrenza asiatica e il crollo degli incassi puntano su lavori di precisione e fatti a mano e sulla capacità di sopperire in modo elastico alla domanda con diversificazione dei prodotti, ordini su misura e serie limitate che si avvicendano in tempi brevi.

Merkur Toys scommette sull’innovazione. Il proprietario Jaromír Kříž ha rilevato la fallita società che nel 1925 inventò le prime costruzioni Merkur, ideandone di nuove, vendute sia in Cechia che all’estero, e salvando la produzione in tre anni. Semplici per aspetto e scopo, le costruzioni sviluppavano la fantasia dei bambini per creare qualcosa che nessuno avesse pensato prima ma in un’epoca così digitale non attirano più. Lo ammette anche Kříž: “Investiamo in nuovi giochi di costruzione robotici che combinano agli elementi tradizionali nuovi campi come meccatronica, fisica o elettronica” e fungono da base per una serie di sussidi didattici utili dalle elementari all’università. Chissà che non appaia un nuovo inventore, come Otto Wichterle a cui nel 1961 bastarono la dinamo di una bicicletta e pochi pezzi del Merkur del figlio per costruire la macchina che produsse le prime lenti a contatto.

Si assiste poi alla resurrezione di Igráček, alla cui magia cedono soprattutto gli adulti. “Avevo tutti i tipi allora sul mercato, il poliziotto, il muratore, il medico e tanti altri – dice un padre – ma i miei bambini preferiscono il computer e i giochi elettronici”. Il primo personaggio fu il muratore, costruito nel 1976 prendendo spunto dal tedesco Playmobil. Popolare nella Cecoslovacchia socialista e nei Paesi del blocco orientale, dove non si poteva avere l’originale, dopo il 1989 perse la sua attrattiva e sparì dai negozi. A rilanciarlo ci pensa la Efko-karton che, dopo aver comprato le costruzioni Roto e Plastikant, nel 2008 acquisisce i diritti per le figurine Igráček e le forme per produrli; la produzione riparte con circa 250mila pezzi all’anno.

“In questo settore non funziona costruire in massa come un tempo, oggi si produce su ordinazione, addirittura un singolo pezzo”, afferma Lubomír Hošek, proprietario di Kovap. Specializzata in giochi meccanici di latta, da 57 anni produce ininterrottamente il popolare trattore Zetor a quattro marce meccaniche. Nel 2008 la crisi dell’export ha dimezzato il fatturato; se in passato le vendite del trattore contavano 60.000 pezzi, oggi nemmeno un quarto.

38 giocattoliTornano in auge anche i giocattoli in legno. Il primo nome che viene in mente è Detoa, la più antica casa produttrice di giochi in legno in Europa con un giro d’affari che si aggira sui cento milioni di corone ed esporta anche in Russia, Giappone e Azerbajdzan. “Forniamo giocattoli anche in Cina” dice il direttore Jaroslav Zeman, convinto che sebbene i cinesi si arricchiscano con merce economica e spesso copiata, sono i primi a cercare beni di qualità e costosi. Nota per design e originalità, Detoa cura l’intera produzione, dal taglio degli alberi al prodotto finito. A destare maggior interesse sono i giochi che incentivano la creatività come puzzle, kit di montaggio o teatrini magnetici ma soprattutto la vasta gamma di articoli dedicati alla talpa Krteček. I produttori scommettono proprio sulle figure di favole e cartoni animati, da Shrek, i Simpson o Hello Kitty ai locali Spejbl e Hurvínek o Kuky. Sono però previste una licenza e una percentuale tra il 7 e il 15% dei ricavi per i detentori del diritto d’autore. “Krteček è una delle licenze più costose ma la collaborazione è sempre conveniente. Non attira la vendita solo in Cechia ma lo richiedono in massa anche gli stranieri in visita a Praga” afferma Zeman. Sui pupazzi di Krteček punta l’associazione artistico-produttiva Moravská ústředna Brno, uno dei piccoli soggetti che resistono alla crisi dei giocattoli di tessuto e peluche, un tempo segmento dominante.

Dal lato macroeconomico la situazione attuale per i produttori cechi non è così tragica. Molto positivi i risultati dell’export che in gran parte avviene entro i limiti dell’Ue. Merkur esporta un terzo della produzione, Kovap e Detoa due terzi.

È anche vero che una fetta consistente dell’esportazione totale dipende dai colossi mondiali che hanno le loro fabbriche di produzione nel Paese: Lego, Simba, Ravensburger e Playmobil. L’espansione di Lego in Repubblica Ceca non si arresta. Il colosso danese, la cui produzione nel 2013 è cresciuta del 35%, ha investito oltre due miliardi di corone per ampliare la fabbrica di Kladno. Quella ceca è una sede chiave, il più grande stabilimento di confezionamento dei famosi mattoncini nonché centro di distribuzione per Europa centro-orientale e Asia. Anche Ravensburger ha di recente ampliato la sua sede ceca. Qui produce tre quarti dei suoi prodotti che paradossalmente non hanno una forte rappresentanza locale, forse per la presenza di DinoToys, leader assoluta nel mercato ceco e slovacco dei giochi da tavolo e uno dei pochi a potersi permettere la campagna pubblicitaria televisiva. Fondata nel 1995 da Ladislav Mareš come costola di Ravensburger in Repubblica Ceca, inizia dai puzzle, nel tempo introduce carte e dadi ma i cavalli di battaglia sono il classico Non t’arrabbiare e Corse e scommesse, il più famoso gioco da tavolo ceco, inventato proprio da Mareš.

La Repubblica Ceca è anche uno dei maggiori venditori di giocattoli con catene come Bambule, Dráčik o Sparkys, cui sta per aggiungersi Hamleys. La rivendita più grande e vecchia al mondo punta su Praga, dove all’inizio del 2015 aprirà un grande negozio, il cui assortimento include i prodotti di marchio Hamleys, irreperibili altrove. A sponsorizzarlo un tipico autobus londinese a due piani. Si prevede poi l’apertura di altre tre rivendite, in un mercato che non sente la crisi.

di Sabrina Salomoni