FacebookTwitterLinkedIn

Dagli esordi di Praga alle vittorie nei tornei del Grande Slam. Ecco a voi Jan Kodeš, il primo tennista ceco di fama mondiale

Un’eleganza disarmante. I suoi movimenti tra le righe del rettangolo di gioco mostravano una classe al di sopra della norma che, accanto a una grinta straordinaria, lo hanno portato a diventare il simbolo della nuova generazione di tennisti provenienti dall’allora Cecoslovacchia. Parliamo di Jan Kodeš, classe 1946 che negli anni Sessanta e Settanta è salito alla ribalta mondiale, precursore dei vari Ivan Lendl e Tomáš Berdych.

Nato a Praga e cresciuto nel quartiere di Karlín, all’età di 18 anni dovette scegliere fra il tennis e il calcio, altra disciplina per la quale da ragazzo mostrava un grande talento. Un amore per lo sport che non tolse nulla alla sua carriera scolastica: Kodeš rimase sempre uno studente modello, tant’è che, fra un allenamento e un torneo internazionale, riuscì persino a frequentare l’università e a laurearsi presso la Scuola superiore di Economia di Praga.

A soli 20 anni entrò a far parte del circuito Atp e diventò a tutti gli effetti un professionista. Il suo talento straordinario era sotto gli occhi di tutti, e nel giro di tre anni il giovane praghese compié un vero e proprio processo di maturazione che gli permise di entrare a far parte dei maggiori interpreti di questo sport a livello internazionale. Certamente l’eleganza lo contraddistingueva, ma essa non era la sua unica “freccia dell’arco”: egli infatti possedeva ottimi colpi nel gioco sottorete e un grande rovescio, in grado di risolvere molte situazioni di gioco a proprio favore. Un’arma che gli permise di imporsi anche in palcoscenici di livello mondiale, come i tre titoli del Grande Slam conquistati tra il 1970 e il 1973. Alla giovane età di 24 anni, riuscì a conquistare il primo torneo della sua carriera, e lo fece a Parigi, sulla terra rossa del Roland Garros. Fu una sorpresa, soprattutto per il più navigato avversario della finale, Željko Franulović, che venne stracciato in 3 set (6-2, 6-4, 6-4). Da qui iniziò la sua ascesa nel tennis che conta. L’anno seguente, il 1971, cominciò nel migliore dei modi con la vittoria del Torneo Open di Catania, dove in finale lasciò al francese Georges Gouven appena 5 game in 3 set. Nello stesso anno bissò il trionfo al Roland Garros e questa volta fu il rumeno Ilie Năstase ad arrendersi in 4 set, in un match memorabile. Il cecoslovacco si aggiudicò il primo set con il punteggio di 8 a 6, e con caparbietà ottenne anche il secondo; Năstase riaprì l’incontro vincendo il terzo set per 6 a 2, ma nel momento decisivo emerse nuovamente tutto il talento di Kodeš, che “rubò” il sesto servizio al suo avversario e si guadagnò il terzo trofeo in carriera. Da Parigi si passa direttamente nella penisola iberica, esattamente a Barcellona, dove l’anno seguente Kodeš beffò il padrone di casa Manuel Orantes.

Fu allora che raggiunse il quarto posto nel ranking mondiale Atp, il “best-ranking” della sua carriera. Nello stesso anno arrivò anche la tanto discussa quanto prestigiosa vittoria a Wimbledon, in quello che sarebbe stato ricordato “l’anno del boicottaggio”. Sì, perché in quell’occasione ben tredici teste di serie su sedici decisero di non partecipare al torneo londinese in segno di solidarietà a Nikola Pilić, tennista jugoslavo che fu squalificato dalla Federazione internazionale Iltf per aver rifiutato una convocazione della sua nazionale per la Coppa Davis.

Dal canto loro, gli organizzatori decisero di inserire molti inglesi tra i partecipanti, provando a riportare un po’ di entusiasmo tra la folla britannica. Mossa che si rivelò azzeccata, con il pubblico che non deluse le aspettative e affollò gli spalti. Kodeš arrivò in semifinale dopo aver superato un giovanissimo Borg e Armitraj. Qui trovò il beniamino di casa Roger Taylor, che sconfisse al termine di una partita all’ultimo colpo durata cinque set e terminata sul punteggio di 6-1, 6-8, 3-6, 6-3, 7-5. Si arrivò così all’atto conclusivo, la finale, in cui Jan Kodeš trovò il sovietico Alex Metreveli, che batté in 3 set con il risultato di 6-1, 9-8, 6-3. Il cecoslovacco si aggiudicò così quello che da molti critici sportivi è definito “il trofeo più prestigioso”.

Passano due anni prima di un ulteriore trofeo, vinto a Madrid contro il campionissimo italiano Adriano Panatta, la bestia nera del campione cecoslovacco. Fu il terzo confronto tra loro, al quale ne seguiranno altri tre. L’italiano rappresentava l’“avversario da battere” per Kodeš, che non era mai riuscito a superarlo nei confronti precedenti e soprattutto voleva riscattare la finale persa nello stesso anno a Kitzbuhel, in Austria. Il tennista cecoslovacco questa volta si impose per tre set a uno, aggiudicandosi anche il Masters di Madrid. Kodeš e Panatta si riaffrontarono altre tre volte successivamente, a Montecarlo, a Città del Messico e al Roland Garros di Parigi. A vincere fu sempre e anche piuttosto agevolmente il tennista italiano, che nel testa-a-testa perse un solo match su ben sei incontri.

Pur non giocando neanche una partita, nel 1980 Kodeš fece anche parte della squadra cecoslovacca che vinse la Coppa Davis, sconfiggendo in finale l’Italia a Praga.

Per quanto riguarda i suoi rapporti con il tennis italiano, vanno anche ricordate le tre finali degli Internazionali di Roma disputate da Kodeš, purtroppo tutte perse. Fra i grandi rammarichi di Kodeš, anche il fatto di non essersi mai portato a casa l’US Open, torneo del Grande Slam disputato negli Stati Uniti, dove raggiunse ben due volte la finale perdendo contro Stan Smith (1971) e John Newcombe (1973), oltre a quello di non aver mai disputato l’Australian Open.

Kodeš si è ritirato il 22 agosto 1983 con uno score di 421 vittorie e 245 sconfitte in singolare e 313 vittorie e 183 sconfitte in doppio.

Ricordiamo però che la sua vittoria più importante l’ha conquistata lo scorso anno, quando un problema al cuore di carattere congenito – diagnosticato fin dagli anni della giovinezza e sempre rischiosamente minimizzato per passione del tennis – lo ha costretto a un delicato trapianto. L’ennesima prova che Kodeš ha affrontato e superato con successo.

Dal 1990 fa parte della “Tennis Hall of Fame”. Tutti gli appassionati di tennis e soprattutto i suoi colleghi ed ex avversari mettono in rilievo il suo grande spirito da combattente, la lealtà e la correttezza in campo e fuori. Un uomo di sentimenti e valori veri, che grazie a grandi doti tecniche e una eleganza eccezionale è riuscito a scalare l’Olimpo dei grandi del tennis, entrando dalla porta principale nella storia di questo sport.

di Alessandro De Felice