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Dieta mediterranea e passione per la corsa insieme in uno spazio simbolico: il Running Mall della capitale ceca. È qui che Accademia Italiana della Cucina e RunCzech, a pochi giorni dalla Maratona di Praga del trentennale, hanno intrecciato saperi e visioni, dando vita a un evento che ha messo in dialogo corsa e cultura del cibo

La Maratona parte dalla cucina italiana, anche a Praga

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Running Mall del RunCzech di Praga, sala conferenze intitolata a Emil e Dana Zátopek, due atleti che, non solo in Repubblica Ceca, ma in tutto il mondo, evocano storie leggendarie di sport. Tra le foto dei loro trionfi olimpici, si è parlato lo scorso aprile non solo di allenamenti, chilometri, tempi, ma anche di pasta, legumi, olio extravergine d’oliva e Parmigiano Reggiano.
E’ accaduto, alla vigilia della Maratona di Praga, grazie a un incontro organizzato dalla Delegazione locale dell’Accademia Italiana della Cucina, guidata da Claudio Pocci, in collaborazione con RunCzech, la realtà che, sotto la direzione di Carlo Capalbo, in trent’anni ha trasformato Praga in una delle capitali mondiali del running.
L’iniziativa, intitolata “Healthy Food for Good Performance: The Benefits of Italian Cuisine”, si è svolta con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia e della Camera di Commercio Italo-Ceca.

Pasta e maratona vanno a braccetto
“Quando ho preparato la mia prima maratona, a New York nel 2005, ho letto ogni guida possibile” ha raccontato Claudio Pocci. “Ma mi sono accorto che mangiavo già nel modo giusto: pasta con olio d’oliva e pomodoro, legumi, pesce azzurro…, insomma, la più autentica cucina italiana. Non servivano stravolgimenti. Serviva fidarsi della semplicità e della bontà della nostra tradizione gastronomica.”
Pocci è da tempo – ben prima di diventare nel 2023 il Delegato a Praga dell’Accademia Italiana della Cucina – un appassionato di running, con tempi di tutto rispetto. Ha completato sei maratone e decine di mezze maratone, in Italia, in Repubblica Ceca e in diverse altre parti del mondo. Il suo intervento ha avuto il merito di rendere concreta la relazione tra alimentazione e prestazione sportiva, mostrando come la cucina italiana possa essere applicata con naturalezza anche allo sport, e non solo da parte degli atleti professionisti.
Sulla medesima lunghezza d’onda l’intervento di Carlo Capalbo, il quale ha sottolineato che l’obiettivo di RunCzech non è solo quello di far correre veloce, ma di ispirare le persone ad allenarsi con impegno, superare i propri limiti e, soprattutto, a sentirsi meglio. Da qui anche l’importanza dell’alimentazione: “perché senza cibo buono, non si va lontano. La cucina italiana lo dimostra ogni giorno. “Sport e cibo sono profondamente connessi. Come si dice in Italia: siamo ciò che mangiamo. E mangiare bene – con ingredienti freschi e di qualità come nella cucina italiana – sostiene il corpo, migliora le prestazioni e ci fa stare bene.”

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Cucina italiana prima della corsa e birra ceca dopo. Parola di un luminare della medicina
Il cardiochirurgo Jan Pirk, corridore esperto e ospite d’onore della serata, ha offerto una riflessione tanto pragmatica quanto ironica, con alcuni aneddoti che hanno strappato alcune risate ai presenti: “Le uova? Nella mia vita sportiva sono state considerate tre volte salutari e tre volte velenose. Non altrettanto si può dire della dieta mediterranea, di cui la cucina italiana è il cuore, che resiste a tutte le mode. E se accompagnata da un buon bicchiere di vino, ancora meglio”.
Secondo Pirk, per una buona prestazione la regina resta la pasta, “ma da consumare almeno due ore e mezzo prima della partenza, altrimenti si fa fatica a respirare. In famiglia siamo tutti runner e prima di ogni gara facciamo una grande cena a base di pastasciutta italiana: è una tradizione molto pratica e piacevole”, ha spiegato.
Fondamentale anche l’idratazione: “Prima e durante la gara, solo acqua naturale o bevande elettrolitiche, “niente gassato, mai”. E per il recupero? “Secondo una ricerca dell’Università di Brno – ha spiegato – la migliore bevanda post-gara, è la birra ceca. Ha battuto nove integratori commerciali. Contiene acqua, vitamine, zuccheri, un po’ di proteine. È naturale ed efficace. Purché, ovviamente, consumata con moderazione.”

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“La cucina italiana? Per la performance, ma anche per la gioia”
Anche Eva Brabcová-Nývltová, ex atleta olimpica oggi coach del team RunCzech, ha parlato con passione della sua dieta ideale: “Pasta, polenta, ricotta, bresaola, olio extravergine. Non solo mi danno energia, ma mi fanno sentire bene. La cucina italiana non è solo nutrizione: è anche un modo per ritrovare equilibrio, piacere, convivialità.”
Il maratoneta Patrick Weber, giovane talento del team RunCzech, ha condiviso la sua strategia alimentare in preparazione alla gara, offrendo un esempio concreto di come la cucina mediterranea – e in particolare quella italiana – possa adattarsi perfettamente alle esigenze nutrizionali dell’atleta.
Durante i primi tre giorni della sua settimana di supercompensazione, Weber segue una fase “low carb” rigorosa, scegliendo però ingredienti tipici italiani: solo insalate, prosciutto crudo e formaggi. Un modo per ridurre i carboidrati mantenendo gusto e qualità.
Nei due giorni successivi, soprattutto alla vigilia della gara, inversione di rotta, con la introduzione di grandi quantità di carboidrati. Protagonista assoluta: la pasta, affiancata da riso, avena, pane con miele e frutta. “Non alta gastronomia, ma funzionale”, ha detto.
Non manca di citare l’espresso, simbolo della cultura italiana, alleato naturale per la performance, piccolo ma gustoso ponte tra gusto e rendimento sportivo. “Ne bevo 5–6 al giorno, migliora la performance”.
Il punto di vista dello scienziato e nutrizionista
Non si corre solo con il glicogeno, ma anche con armonia di vita. E la cucina italiana, con i suoi sapori e i suoi ritmi, è una strategia a lungo termine per vivere (e correre) meglio. Questo il nocciolo dell’intervento dello scienziato e nutrizionista Tomáš Soukup.
Pochi ingredienti, grandi benefici: “Olio d’oliva al posto del burro, legumi, pesce azzurro e cottura semplice: bastano tre o quattro ingredienti freschi.” E un elogio alla convivialità: “In Italia si mangia lentamente e in compagnia. Questo riduce lo stress e migliora la digestione.”.
Soukop ha così posto un ponte tra dieta mediterranea e performance sportiva, sottolineando come la dieta mediterranea sia un potente alleato nella rigenerazione cellulare e nel recupero. “Lo dimostra perfettamente la Sardegna, una delle Blue Zones del mondo, Isola dei centenari, dove si vive a lungo grazie a un’alimentazione semplice, locale e stagionale. Qui la dieta mediterranea non è una moda, ma uno stile di vita che integra cibo, movimento naturale e ritmi della luce.”
Il ricercatore ha insistito sulle abitudini a tavola del Belpaese, dove anche il vino trova spazio. “Ma con saggezza: non durante lo sport, ma con i pasti, nei giorni di riposo e in compagnia,” ha avvertito.
A fine serata, dopo tanti racconti e riflessioni scientifiche, si è passati ai fatti, con un assaggio di cucina italiana, precisamente sarda, firmato dal ristorante Ichnusa Bistro di Antonello Pranteddu. E così, forchetta alla mano, davanti a insalata di polpo e ravioli ripieni di ricotta di bufala e spinaci, i partecipanti al seminario hanno continuato a parlare di sport e alimentazione, scambiandosi idee e punti di vista. Alcuni si sono pure infilati le scarpe da corsa per una sgambata di gruppo tra i parchi di Praga, in modo che la teoria incontrasse la pratica.

di Giovanni Usai

(le foto dei partecipanti alla conferenza sono state scattate dalla signora Ewa Amati, che ringraziamo)

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