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Da “astro nascente della destra europea, erede di Margaret Thatcher”, a “neofascista, alleata di un burattino di Putin come Salvini e di un mafioso come Berlusconi”. Come la politica ceca ha accolto la vittoria elettorale della leader di Fratelli d’Italia, della quale si ricorda un viaggio a Praga nel 2009, per commemorare il 40° anniversario del sacrificio di Jan Palach 

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e elezioni italiane di domenica 25 settembre e l’ormai quasi certo ottenimento della maggioranza assoluta alla Camera e al Senato da parte della coalizione di centro destra, guidata dal partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia (FdI), sono state seguite con curiosità anche in Repubblica Ceca. Alcuni esponenti politici locali e le principali testate hanno provato a ipotizzare l’impatto e le conseguenze di questo nuovo assetto politico non solo nella Penisola ma nell’intera Unione Europea. Inevitabile anche un riferimento alla manifestata vicinanza del centro destra italiano ai governi di Ungheria e Polonia, così come alle simpatie manifestate in passato dagli esponenti del centro destra per la Russia di Vladimir Putin.

Il primo a reagire alla vittoria di Giorgia Meloni è stato il premier ceco, il Civico democratico (Ods) Petr Fiala, il quale ha espresso le proprie congratulazioni con parole calorose: “Non vedo l’ora – ha scritto su Twitter – di collaborare in futuro nella politica europea e nel gruppo Ecr”.  L’Ecr è il gruppo dei Conservatori e dei Riformisti europei al Parlamento europeo di cui Ods e FdI fanno parte e del quale la Meloni è stata eletta presidente nel 2020, succedendo tra l’altro a un eurodeputato ceco, Jan Zahradil, rimasto in carica per ben 11 anni.

D’altronde era stata la stessa Meloni, nel novembre dello scorso anno, quando Fiala venne nominato premier, a complimentarsi immediatamente, con queste parole: “Il partito Ods della Repubblica Ceca è uno storico membro della nostra famiglia conservatrice di Ecr, difende i valori nazionali all’insegna dell’eurorealismo e della cooperazione positiva con le altre nazioni appartenenti al gruppo di Visegrad. Da Praga, ancora una volta, soffia un vento di libertà e sono convinta che con Petr Fiala rafforzeremo a livello europeo la prospettiva di una Destra di governo e di un centrodestra fortemente alternativo alla sinistra”.

Il tenero, politicamente inteso, fra la Meloni e Fiala è stato chiaro anche lo scorso marzo allorché la leader di FdI ha apertamente elogiato il primo ministro ceco quando quest’ultimo, insieme al polacco Mateusz Morawiecki e lo sloveno Janez Jansa, si è recato in treno a Kiev, nella Ucraina sotto attacco russo. “Tre primi ministri di destra hanno compiuto un gesto storico di immenso coraggio per esprimere la loro solidarietà al popolo ucraino. Se tutta la Ue avesse questo tipo di governanti, vivremmo in un’Europa migliore e più sicura”, le parole della leader della destra italiana.

Pareri entusiastici, ma anche no

È stata proprio l’invasione russa della Ucraina a indurre la Meloni, quest’anno, a indossare una veste inequivocabilmente atlantista, dopo che in precedenza lei e il suo partito avevano portato avanti una campagna anti sanzioni (“a sostegno del Made in Italy e degli interessi italiani”) e a favore del vaccino Sputnik durante la pandemia, ovviamente molto gradita da Mosca e dall’uomo forte del Cremlino.

“Io personalmente non ricordo una sola disarmonia con Fratelli d’Italia durante tutto il periodo della guerra in Ucraina”, ha detto a questo proposito l’eurodeputato ceco Alexandr Vondra, anch’egli esponente dell’Ods, pronto adesso a mettere la mano sul fuoco sulla fedeltà occidentale della Meloni e di Fratelli d’Italia.

“Non ho alcun dubbio sul fatto che Giorgia Meloni e il suo partito stiano dalla parte dell’Occidente.  Lo dico anche sulla base della mia esperienza con i loro europarlamentari, che conosco bene. Non sono agenti di Putin, non diciamo assurdità. Al contrario, sono molto filoatlantici e favorevoli alle attività della Nato”, ha detto in una intervista al quotidiano Denik. L’opinione è certamente rilevante in quanto Vondra, ex dissidente e firmatario di Charta 77, poi consulente di Vaclav Havel per la politica estera, nonché ambasciatore a Washington e ministro degli Esteri e della Difesa, è da sempre schierato su posizioni nettamente filoatlantiche e generalmente è considerato come un garante post ’89 della fedeltà di Praga a Washington.

Lo stesso Vondra ha respinto senza mezzi termini l’etichetta di “partito post—fascista” generalmente attribuita a Fratelli d’Italia: “Queste sono le sciocchezze che di tanto in tanto compaiono sulla stampa di sinistra dell’Europa occidentale. Dal mio punto di vista, FdI è un normale partito conservatore europeo. La Meloni è influenzata molto dallo stile e dall’ideologia anglosassone. È vicina ai conservatori britannici, e sentendola parlare e articolare idee chiare e ricche, mi ha fatto pensare più volte a Margaret Thatcher”.

Va detto che l’accostamento della Meloni alla Thatcher, rilanciato da Vondra su Twitter, ha destato una serie di reazioni critiche e qualche commento sarcastico. L’attivista filo Ue David Antoš, per esempio, ha ironizzato: “È vero, la Meloni è in pratica una sorella gemella della Thatcher.  In tanti non lo sanno, ma la Thatcher è stata sempre una grande ammiratrice di Mussolini, che definì Il miglior politico italiano del XX secolo. E non perdonò mai a Churchill di essersi comportato così con Mussolini…”.

Entusiasta del risultato delle elezioni italiane anche Jan Zahradil, altro eurodeputato ceco del partito Civico democratico, predecessore della Meloni alla presidenza dei Conservatori e Riformisti europei al Parlamento Ue. “È qualcosa di grande, di storico. L’Italia avrà, per la prima volta un primo ministro donna, e proveniente dal campo conservatore di destra. Una vittoria che rappresenta una svolta fondamentale non solo per l’Italia ma anche per la Ue, che servirà a rianimare le acque stagnanti della politica europea”, ha detto Zahradil, il quale ha messo in rilievo “il nervosismo dell’establishment di Bruxelles e l’allarme isterico lanciato dai media filo Ue contro la Meloni”.

La soddisfazione espressa dagli esponenti Civici democratici per la vittoria della Meloni è stata invece criticata dai Pirati, alleati di governo dell’Ods. La presa di posizione più dura è stata quella dell’eurodeputato Marcel Kolaja, il quale del partito è pure vicepresidente. Rivolgendosi al premier Fiala, ha postato su Twitter: “Capisco che, in qualità di Primo ministro, le congratulazioni siano d’obbligo. Ma mi sembra fuori luogo dire di essere impazienti di collaborare con neofascisti, che hanno formato una alleanza con un lacchè di Putin e con quel mafioso di Berlusconi”. Ha anche allegato un vecchio video nel quale una Meloni poco più che adolescente, diceva a una Tv francese: “Benito Mussolini era un buon politico perché tutto quello che ha fatto, lo ha fatto per l’Italia”.

Critico, seppure in maniera più misurata, il senatore Pavel Fischer, ex diplomatico, oggi candidato presidenziale, di area Spolu (l’alleanza di centro-destra, formata dall’Ods, dai Cristiano democratici del Kdu-Čsl e dai conservatori del Top 09), secondo il quale la Meloni è “una nuova arrivata”, che deve ancora dare risposta a una serie di questioni, dai suoi rapporti con la Ue, alla sua capacità di attuare le riforme macroeconomiche di cui l’Italia ha bisogno.

Nel 2009 a Praga in onore di Jan Palach 

Visto che siamo a Praga e parliamo di Giorgia Meloni, ci sembra opportuno ricordare la visita, probabilmente l’unica in veste ufficiale, che la leader della destra italiana ha fatto nella capitale ceca. Parliamo del gennaio 2009, in occasione delle celebrazioni per il 40° anniversario della morte di Jan Palach. La Meloni giunse da ministro della Gioventù del governo Berlusconi e ad accoglierla nella Piazza Venceslao fu un altro giovanissimo politico, Ondřej Liška, leader dei Verdi e ministro della Scuola dell’allora governo Topolanek, insieme al quale depose una corona di fiori accanto al monumento che ricorda il sacrificio di Jan Palach.

Davanti ai microfoni dei giornalisti al seguito, la Meloni disse: “Palach è stato uno dei più giovani padri d’Europa. Un ragazzo la cui storia racconta di amore per la propria Patria, di disponibilità al sacrificio, e che dimostra l’importanza che le giovani generazioni possono avere per la storia delle Nazioni. Credo sia doveroso ricordarlo nell’anniversario del suo sacrificio. Per i giovani di oggi, abituati a pensare all’Europa come una semplice deriva burocratica, Jan Palach rappresenta la consapevolezza di come la terra in cui viviamo è anche il frutto di tanti sacrifici”.

di Giovanni Usai

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