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Disoccupazione

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Grazie alla nuova metodologia di calcolo, e ad alcune posizioni stagionali, la disoccupazione in marzo è scesa a 8.0% o a 7.4% a seconda della fonte, in ogni caso un livello non molto negativo. Gli stipendi e salari invece, sono fermi o addirittura in calo in molti casi, contribuendo alla spirale depressiva della domanda interna e con essa dell’intera economia. L’estate generalmente porta una notevole offerta di lavori stagionali, il che farà da temporaneo calmiere e potrebbe anche determinare una piccola, momentanea ripresa della domanda interna. Difficilmente però sarà sufficiente stimolo alla ripresa della produzione industriale.

Nonostante ciò, Praga è vicina alla piena occupazione, pur con segnali negativi che si espliciteranno nei prossimi mesi. Mentre le regioni tradizionalmente deboli si confermano tali e continueranno ad esserlo sempre di più, considerando i troppo generosi contributi alla disoccupazione nelle aree depresse e la scarsa attitudine alla mobilità della forza lavoro.

Produzione industriale

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Continua la crisi del settore industriale. L’output ormai da mesi non fa che scendere, e costituisce la componente principale del costante calo del Pil da un anno e mezzo ad oggi. A marzo il calo annuale dell’output industriale è stato del 6% lordo, 2.2% a parità di giorni lavorativi. Per i mesi a venire le aspettative sono anche peggiori, considerando il continuo calo degli ordinativi, meno 1.8% su base annua a marzo. Sia a livello di domanda interna, che di mercati all’esportazione, la crisi è molto forte. A ciò si aggiunga la tradizionale scarsa produttività dell’industria ceca, i costi crescenti, e il quadro della situazione è davvero preoccupante. Anche se non mancano alcuni ottimisti che, molto sorprendentemente, prevedono un miglioramento della situazione nei prossimi mesi. Un segnale positivo viene dal riposizionamento di alcuni settori industriali verso un output più economico, che potrebbe mantenere locali alcuni acquisti delle famiglie, piuttosto che importati dall’Asia.

Inflazione

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Come dovunque nel mondo oggigiorno, l’inflazione in Repubblica Ceca si mantiene ampiamente sotto controllo a livelli molto bassi. Il livello di 1.7% in aprile, su base annua, è solo apparentemente un buon segnale. In realtà molti economisti sono preoccupati, perchè il reale motivo della bassa inflazione non è una economia sana, bensì assenza di domanda, data dalla forte erosione del potere di acquisto delle famiglie, e della crescita dei livelli di indebitamento privato. Il calo del Pil che accompagna il paese da tempo, certamente non stimola la domanda e con essa l’inflazione. Inoltre l’effetto di una maggiore tassazione diretta ed indiretta, da tutti prevista, comprime ancora di più la spesa domestica, mettendo di fatto un tappo alla crescita dei prezzi.

Commercio estero

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Bilancia commerciale sempre in attivo, come d’abitudine. Ma una performance molto inferiore rispetto all’anno passato. In marzo l’attivo è stato di 32 miliardi CZK, rispetto a 46 nello stesso mese nel 2012. Sia le esportazioni che le importazioni hanno subito un crollo in marzo, del 6.5% e 7.1% su base annua. Numeri molto pesanti, purtroppo, e in linea con il trend degli ultimi mesi. Si conferma l’attivo con la zona Ue, anche se in calo, ma cresce il passivo con i paesi asiatici, in particolare la Cina: segnale questo negativo per le prospettive della produzione industriale ceca, per evidenti motivi: nei momenti di crisi i consumi si concentrano nei beni di fascia economica, oggigiorno perlopiù di importazione. Con la paradossale conseguenza che l’indebilimento della spesa della famiglie, a lungo termine determina un ulteriore calo dei redditi da lavoro, in una spirale molto pericolosa.

di Gianluca Zago