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Lo scorso 4 maggio a Bratislava, a 90 anni dalla morte di Milan Rastislav Štefánik (1880 – 1919) è stato ufficialmente presentato il monumento in onore di uno dei principali artefici, sia sul piano politico che militare, dell’indipendenza cecoslovacca nel 1918.

L’imponente scultura, alta quasi otto metri, si trova davanti al nuovo Teatro nazionale slovacco, sulle rive del Danubio nel modernissimo quartiere di Eurovea. Il premier slovacco Robert Fico, durante la cerimonia, ha detto significativamente: “Questa è la nostra Statua della Libertà”.
37 Stefanik monumento
Figura estremamente poliedrica – astronomo, diplomatico, aviatore, soldato sino al grado di generale – Štefánik durante la Grande Guerra organizzò dalla Francia le legioni cecoslovacche che combatterono per l’indipendenza da Vienna.

Fu proprio in quegli anni, durante la sua intensa opera a sostegno della indipendenza nazionale cecoslovacca, che Štefánik giunse da Parigi in Italia, dove si attivò per la nascita di un’unità combattente cecoslovacca, formata da prigionieri di guerra, da utilizzare a fianco dell’esercito italiano contro gli austriaci.

Il 21 aprile 1918 Štefánik e il capo del governo italiano Vittorio Emanuele Orlando firmarono a Roma la “Convenzione fra il Governo italiano e il Consiglio Nazionale dei paesi Cecoslovacchi” con cui si definì la posizione giuridica della Legione cecoslovacca in Italia, legittimamente ammessa alla partecipazione armata del conflitto. Si trattò di uno dei primi riconoscimenti internazionali del futuro stato cecoslovacco. Sempre a Roma, il 24 maggio, nel corso di una cerimonia pubblica svoltasi davanti a Palazzo Venezia, Štefánik consegnò la bandiera di combattimento alla nuova unità. I legionari già poche settimane dopo entrarono in combattimento sul Montello e sul Piave, dando prova di particolare valore.

All’Italia è legata anche l’ultima pagina, tragica, della vita di Štefánik quando, ad appena 39 anni, meno di un anno dopo la fine della prima guerra mondiale, morì a Bratislava in un incidente aereo mentre rientrava dalla Penisola. Era a bordo di un velivolo Caproni e con lui perirono anche i tre piloti italiani.