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La Germania e la Repubblica ceca hanno costruito e stretto relazioni eccellenti soprattutto dopo la caduta del patto di Varsavia, sedando i timori di rivendicazioni tedesche per i Sudeti

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La Germania e la Repubblica ceca devono “guardare al futuro”. E’ questo l’imperativo della diplomazia dei due Paesi, rafforzato e ripetuto nell’ultimo incontro tra il primo ministro ceco Petr Necas e il cancelliere tedesco Angela Merkel. Una convinzione che nasce dalla necessità di non girare la testa troppo a lungo su un passato che conserva per Praga e Berlino dissapori, mai sopiti del tutto, riguardanti la cosiddetta questione dei Sudeti. Un tassello della storia del secolo scorso che è ed è stato al centro della dialettica ceco-tedesca in più modi: da una parte i due Paesi, ottimi vicini e strettamente dipendenti nelle relazioni commerciali, hanno deciso di accantonare il problema relegandolo nel novero delle questioni belliche, dall’altra i conservatori bavaresi non hanno mai smesso di chiedere il risarcimento per i tre milioni di tedeschi dei Sudeti cacciati con i decreti Benes dopo la Seconda guerra mondiale. Nel mezzo, nell’ultimo decennio, si sono inseriti l’adesione della Repubblica ceca all’Unione europea prima e la firma del Trattato di Lisbona poi, che hanno fatto riemergere timori di “centralizzazione” e “tedeschizzazione” di Praga.
Nonostante ciò i rapporti tra i governi centrali hanno un segno assolutamente positivo. Ne sono esempio gli accordi diplomatici ed economici, il sostegno di Berlino all’adesione della Repubblica ceca nel club europeo e gli scambi commerciali che non hanno subito ripercussioni neanche dalla crisi. Angela Merkel, nell’ultimo incontro bilaterale con Necas, ha ribadito che i colloqui sono stati incentrati “più che altro su problematiche economiche e rapporti bilaterali” sottintendendo che proprio in questo momento non sarebbe il caso riprendere in mano dossier che fanno parte delle pagine più dolorose della storia del secolo passato. Necas la pensa allo stesso modo: “Sono d’accordo con il cancelliere e continueremo a cooperare”.
Un messaggio chiaro alle organizzazioni bavaresi dei sudeti, che chiedono da decenni i risarcimenti e che hanno ricevuto, forse, un duro colpo, dalla recente storica visita del primo ministro bavarese Horst Seehofer a Praga. Alla vigilia della missione, infatti, i toni erano stati tutt’altro che distesi, con il leader della Baviera che aveva rinnovato le richieste relative ai decreti Benes e Necas che invece aveva ammonito che quello non sarebbe potuto essere l’unico argomento altrimenti “la visita stessa non avrebbe avuto senso”. Al centro Merkel, che laconicamente aveva dichiarato da Berlino di essere soddisfatta dell’incontro. Ma la storia riserva sempre delle sorprese e nonostante gli attriti la visita ha avuto risvolti positivi: Seehofer e il premier ceco hanno messo un primo tassello sulla strada della riconciliazione. Secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung, che ha definito la giornata “storica”, il governatore della Baviera, il primo a recarsi in visita ufficiale a Praga, “ha portato con sé un’intera delegazione con l’obiettivo di mettersi alle spalle le polemiche del passato e avviare un rapporto culturale, politico, economico e anche umano con i suoi vicini”. Seehofer ha detto: “Abbiamo atteso a lungo questo incontro e sebbene permangano questioni e giudizi differenti, è arrivato il tempo di aprire un nuovo capitolo”. Una svolta epocale se si pensa che fino ad allora gli incontri tra gli esponenti di Monaco e i cechi a proposito dei Sudeti erano stati decisamente sterili, con i governi centrali assenti.
Bisogna ricordare, però, che i decreti Benes non sono stati utilizzati in passato e in anni recenti come arma di scambio solo dalla Baviera. L’argomento è stato uno dei punti di attrito tra conservatori euroscettici cechi, presidente Vaclav Klaus in testa, e promotori dell’integrazione prima e del Trattato Ue dopo, come il ministro degli Esteri Karel Schwarzenberg. Proprio il capo di stato portò gli odiati decreti come giustificazione alla profonda antipatia nutrita nei confronti del Trattato di Lisbona. E anche al momento dell’integrazione della Repubblica ceca nell’Ue fu al centro di polemiche a Praga e a Bruxelles. Nonostante Berlino abbia preso sempre le distanze dalle rivendicazioni dei tedeschi dei Sudeti, Praga ha più volte avuto il sospetto che si volessero legare le trattative di adesione alla risoluzione della questione dei risarcimenti con la conseguenza di far gridare al complotto i più conservatori: “Siamo circondati dalla Germania e dall’Austria su tre lati. Una volta in Europa, saremo inghiottiti dalla Germania?”, si diceva dall’entourage di Hradcany alla vigilia del 2004. Allerta riproposta puntualmente da Klaus pochi anni dopo, nonostante la firma da parte di Berlino di un accordo in cui si escludevano reclami per le proprietà perdute: “Il Trattato di Lisbona porta con sé una minaccia per la sicurezza giuridica e la stabilità delle relazioni di proprietà nel nostro Paese”.
Ma allora perché i due Paesi restano alleati e grandi partner commerciali? Basti dire Volkswagen, Skoda, Springer, Siemens e Bosch. E se questo non bastasse, a un occhio più esperto i dati della bilancia commerciale potranno dire di più: la Germania, infatti, è al primo posto sia nella graduatoria dei Paesi fornitori (il 26,6% del totale) che in quella dei Paesi clienti (il 32,3% del totale). Quando le relazioni diplomatiche hanno una base con questi numeri, un’intesa si trova sempre.

Di Daniela Mogavero