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Durante l’inverno e all’inizio della primavera le sale da ballo ospitano decine di eventi danzanti, rinnovando una tradizione sempre viva in Repubblica Ceca. I corsi di ballo ed etichetta per liceali continuano ad essere un immancabile rito di passaggio all’età adulta

Chi visita Praga nei primi mesi dell’anno può stupirsi nel vedere frequentemente, nei vagoni della metropolitana, ragazze in abito da sera e ragazzi in abito e cravatta. La stagione del ballo è una tradizione sempre viva in Repubblica Ceca. Tra novembre e aprile ogni istituzione, dal governo al club paesano, organizza la propria serata danzante.

Se le sale da ballo sono numerose, ancor più diffuse sono le scuole, la cui principale attività consiste nei corsi per i liceali. I ragazzi intorno ai sedici anni si cimentano in passi di valzer, cha-cha-cha e fox-trot per prepararsi al ballo di maturità, evento che segna la fine degli studi superiori e ancora radicato nella cultura locale.

I corsi di ballo nella concezione ceca sono un fenomeno unico. In primo luogo il maestro Zdeněk Řehák ne rileva la specificità nel carattere di massa, un’esperienza da condividere con i coetanei. “Altrove le lezioni sono individuali o tutt’al più in coppia, magari si svolgono in palestra o a casa dell’insegnante ma manca l’atmosfera necessaria al ballo, perché la danza è una faccenda sociale”. Řehák insegna alla scuola della Casa Nazionale di Vinohrady e Palazzo Žofín, fra le più datate della capitale, frequentata ogni anno da circa duemila ragazzi. Le lezioni di gruppo esistono in Slovacchia, Austria e in parte in Germania, “una prerogativa dell’Europa centrale, un resto dell’Impero austro-ungarico” precisa Jiří Plamínek, vicepresidente dell’Associazione dei maestri di ballo della Repubblica Ceca. In secondo luogo “sono parte fondamentale dell’istruzione di base” perché aprono le porte all’età adulta. Accanto allo studio dei passi forniscono lezioni di etichetta e il modello di comportamento da rispettare in società e sulla pista da ballo.

I corsi iniziano in settembre, oltre alle normali lezioni prevedono un paio d’incontri prolungati aperti ai familiari e il ballo finale. Non manca nemmeno la serata in cui, davanti a un ricco buffet, occorre destreggiarsi fra gli stuzzichini senza pasticci. “La prima lezione prolungata è una vera festa, i ragazzi prendono seriamente questo loro ingresso in società, non si sentono più una comunità di studenti ma adulti” spiega la maestra Danuše Chytrá nel documentario “Un fenomeno ceco: i corsi di ballo” girato nel 2005. Un fenomeno che tuttora coinvolge la maggioranza dei ragazzi. C’è chi s’iscrive “per imparare a ballare, per non stare al tavolo a guardare quando sarò invitata a un matrimonio” e chi apprezza l’atmosfera antica, la musica classica e i vestiti eleganti. Decine di ragazze si dedicano alla scelta dell’abito per il ballo di maturità con mesi d’anticipo. Molti altri sono consapevoli di garantirsi un bagaglio per il futuro, della necessità d’imparare come comportarsi a teatro o al ristorante ma anche semplici gesti come salutare nel modo giusto, presentarsi dando una buona impressione a chi ci sta di fronte in vista anche di un colloquio di lavoro, scegliere il vestito adatto alle varie occasioni. L’abbigliamento formale è richiesto già a lezione ma a volte le regole sono meno rigide per non scoraggiare gli allievi. Per attrarli si cerca anzi di tenere i corsi con un pizzico di umorismo o di escogitare dei diversivi come alla scuola di Jakub Vavruška che insegna alla Casa Municipale: s’invitano band giovani piuttosto che orchestre classiche e si organizzano serate a tema, tipo la country o la latina, la disco o un’incursione nelle danze moderne con docenti di hip hop.

I maestri ripetono che ballare è semplice, come imparare a scrivere. “La danza non è questione di talento ma di volontà e concentrazione, può riuscirci chiunque” afferma Plamínek. “All’inizio non volevo proprio partecipare ai corsi ma il ballo ha iniziato presto a piacermi – mi dice Tereza, studentessa universitaria. – C’è un’atmosfera che fino ad allora un adolescente non vive altrove. S’imparano solo i passi base ma riuscivamo a eseguirli bene a tempo di musica”. Principianti assoluti, a volte spinti dai genitori, riescono infatti a riprodurre in poche lezioni le figure di una ventina di balli, dagli standard ai latinoamericani fino alla popolare polca, danza nazionale di cui i cechi vanno fieri.

Proprio all’epoca in cui nasce la polca hanno origine i corsi di ballo. È il 1830 e il maestro di musica Josef Neruda, osservando una contadina ballare, elabora sui suoi passi la melodia di questa danza animata che, lanciata a Praga e poi a Baden, conquista tutta l’Europa. L’Ottocento è anche il periodo della rinascita nazionale e i suoi fautori amano la polca per l’impronta locale. Composta da celebri musicisti come Johann Strauss e Antonín Dvořák, trova grande spazio nella produzione di Bedřich Smetana, primo compositore boemo a proporla in chiave classica e a dare pieno sviluppo al nazionalismo musicale. Se fino ad allora ci si riuniva per danzare in birrerie, locali pubblici e piazze, nelle città appaiono le prime sale da ballo e scuole. Nel 1841 palazzo Žofín, su un’isoletta circondata dalla Vltava, ospita il primo ballo, cui partecipano influenti nomi della rinascita nazionale come gli scrittori Božena Němcová e Jan Neruda, il poeta che nel 1863 assieme a Smetana diede dimostrazione di un altro ballo tipico, la česká beseda o quadriglia boema.

L’aspetto degli attuali corsi di ballo ed etichetta rimanda alla Prima Repubblica. Stupisce che un’istituzione così piccolo borghese fosse tollerata dal regime comunista, al punto d’essere materia obbligatoria del piano di studi di licei e istituti professionali fino al 1989, quando diventa facoltativa. Negli ultimi trent’anni l’obiettivo e i balli sono rimasti gli stessi ma è diminuito il numero d’iscritti, soprattutto a Praga dove i giovani hanno molte altre possibilità per il tempo libero. Al contrario i corsi per adulti sono ogni anno più popolari. Il programma tv StarDance ha infuso coraggio e riempito i corsi dimostrando che tutti possono muoversi a ritmo di musica. Chi non li ha frequentati da giovane, ne sente il bisogno con il tempo, magari perché invitato a una festa o al ballo aziendale. Conoscere i rudimenti della danza torna a essere un’esigenza sociale. Per alcuni è un’occasione d’incontro e svago dopo una giornata di lavoro, ad altri serve per combattere lo stress o tenersi in forma – è molto popolare lo zumba che unisce danza e fitness. Infine non mancano i ragazzi che, soddisfatti del primo corso, s’iscrivono a quelli successivi. Molti arrivano in coppia, altri amori iniziano con i compagni di corso perché la pista è anche un posto che avvicina uomo e donna.

Le scuole dunque non conoscono crisi, favorite dal numero di eventi proposti ad ogni stagione. Febbraio è il mese di punta per le feste in location sontuose: il Czechoslovak Ball da oltre quarant’anni illumina le sale della Casa Municipale, palazzo Žofín propone romantiche serate sul lungofiume mentre il Crystal Ball a Palazzo Clam Gallas, legato alle celebrazioni del Carnevale barocco, permette di sfoggiare originali costumi e maschere. Il più prestigioso evento del calendario ceco è però il Ballo dell’Opera, appuntamento all’insegna dell’opulenza e al contempo iniziativa benefica che ogni anno richiama celebrità e aristocratici. La stagione danzante era già popolare durante l’impero Austro-ungarico e la Prima Repubblica ma Praga deve aspettare fino al 1948 per avere il proprio Ballo dell’Opera. Il regime comunista blocca subito la tradizione e il ballo, reintrodotto per pochi anni dopo la Rivoluzione di Velluto, diventa una ricorrenza annuale solo dal 2009. Alcuni maestri sono scettici a riguardo. Zdeněk Řehák, che non vi ha mai partecipato, lo definisce “una parata dove ogni tanto si balla un po’”. “I balli di campagna sono più sinceri, si balla di più” gli fa eco Jakub Vavruška, “il Ballo dell’Opera è una questione sociale, un modo per incontrare qualcuno, crearsi un biglietto da visita e mangiare buon cibo”. Un esempio dei balli semplici si vede nel film Hoří, má panenko del regista Miloš Forman (1967), commedia ambientata al ballo dei pompieri di una cittadina ceca.

Che sia per il ballo dell’Opera, di cacciatori o avvocati, per quelli di maturità o universitari, non si può sfigurare. In Cechia perdi credito agli occhi di chiunque se non padroneggi almeno le basi della danza.

di Sabrina Salomoni