FacebookTwitterLinkedIn

Da qualche mese non si fa che parlare dei ricchi giacimenti dei Monti Metalliferi. Ma il sogno di un nuovo Eldorado boemo potrebbe rivelarsi un semplice miraggio

È stato uno dei temi più incandescenti del fine campagna elettorale. La questione dell’estrazione di litio vicino alla località di Cínovec ha guadagnato il centro della scena politica dopo la firma in ottobre del memorandum d’intesa tra il Ministero dell’Industria e del Commercio ceco e la European Metals Holdings (Emh), azionista unico della Geomet, società che detiene le licenze per l’esplorazione del metallo sul confine ceco-tedesco. Da parte delle opposizioni sono volate accuse di svendere il tesoro nazionale ceco, mentre secondo il ministro Jiří Havlíček lo Stato non ha altra scelta che quella di cooperare con i privati per avere un ruolo nell’estrazione e nell’uso successivo del metallo.

Come il litio ceco è collegato con l’Australia

Delle liti elettorali a Cínovec arriva solo una debole eco. La cittadina è a ridosso del confine tedesco e sull’altro lato della frontiera si trova la più grande Zinnwald. L’intera zona ha una forte tradizione mineraria, che tuttavia è in difficoltà dagli anni Novanta, quando furono chiuse le miniere di stagno. Negli ultimi mesi nella zona sono state fatte numerose perforazioni di sondaggio e, in generale, sembra che le attività di esplorazione del sottosuolo siano in aumento. Gli abitanti della zona sono per lo più a favore dell’estrazione ma senza grossi entusiasmi. “Non accetteremo mai un’attività di estrazione, che avrebbe un impatto inaccettabile sulla vita del nostro territorio” afferma il sindaco di Dubí Petr Pípal, sotto cui ricade anche la località di Cínovec, rammentando che nessun cittadino ha presentato obiezioni negli iter finora svolti.

Sebbene non se ne sia parlato per decenni, la presenza di giacimenti di litio in Repubblica Ceca è nota più o meno dagli anni Ottanta, quando furono fatte le prime esplorazioni in zona. I risultati furono poi confermati dalle ricerche successive effettuate dal Servizio Geologico Ceco, secondo cui si potrebbe trovare nel sottosuolo della Repubblica Ceca circa dal tre al sei percento delle riserve mondiali del prezioso metallo. Nel 2010 la società privata Geomet, allora in mano a un gruppo di geologi cechi, ha ottenuto le prime licenze per le attività di ricerca. Grazie a queste ha poi ottenuto un diritto di precedenza nella assegnazione dei permessi per le attività estrattive.

Per lunghi anni la società non ha portato avanti una vera attività di ricerca. I titolari dell’azienda cercavano, infatti, investitori esterni per poter finanziare i lavori. Il progetto del litio, a loro dire, era stato offerto anche a gruppi nazionali senza riscontri positivi. “I rischi economici sono enormi”, ha ammesso Richard Pavlík, amministratore della Geomet. Alla fine le attività sono state rilevate dall’European Metal Holdings, una piccola società con alcune attività nella Repubblica del Congo ma con accesso ai mercati azionari in Australia e Gran Bretagna. Oggi il progetto di Cínovec rappresenta praticamente l’unica attività della società che si regge sui finanziamenti raccolti in borsa. Dell’Emh si parla correntemente come di una “società australiana” ma i suoi azionisti provengono da tutto il mondo e sono spesso domiciliati nei paradisi fiscali.

Gara contro il tempo

“L’unico obbiettivo del memorandum è rafforzare la posizione negoziale della Repubblica Ceca nei confronti del detentore delle licenze di sondaggio”, sottolinea il ministro Havlíček, nei riguardi di una firma che ha fatto scalpore prima delle elezioni. In effetti, nel testo il ministero e l’Emh si impegnano a sviluppare la filiera del litio in Repubblica Ceca. Ma se da una parte il Ministero ribadisce di aver pochi strumenti a disposizione per orientare le decisioni dell’Emh, dall’altra la società estrattrice difficilmente può influenzare lo sviluppo di una filiera del litio sul suolo ceco. L’unica questione aperta rimane quella della trasformazione dei metalli estratti dalle miniere attorno a Cínovec in carbonato di litio, che è la sostanza utilizzata per produrre le batterie. L’Emh dovrà infatti sviluppare un procedimento a sé in quanto in Repubblica Ceca e sul versante tedesco il carbonato di litio verrà estratto dalla zinnwaldite, un minerale tipico della zona.

“La società non ha vincolato il proseguimento dei lavori di ricerca dalla sottoscrizione del memorandum. Il testo del memorandum è stato giudicato dal ministero come non vincolante, quindi non può avere un effetto negativo su eventuali procedimenti arbitrali, nel caso in cui la Geomet non ottenga tutti i permessi per effettuare l’estrazione del metallo” dice il portavoce del ministero František Korbel.

Proprio lo spettro degli arbitrati internazionali è stato uno degli argomenti più usati dai detrattori del memorandum. La Repubblica Ceca e l’Australia hanno infatti un accordo reciproco per la tutela degli investimenti, sulla cui base potrebbe essere intentato un arbitrato internazionale, a cui potrebbe eventualmente ricorrere l’Emh.

Tuttavia, se l’Ehm non ottenesse i permessi necessari o le condizioni legislative cambiassero in maniera significativa, ad esempio restringendo la normativa ambientale o rialzando fortemente i canoni di estrazione, è quasi scontato che un’azienda finanziaria come l’Ehm intenti un arbitrato contro lo stato ceco per tutelare i propri investitori. Con o senza il memorandum.

È pertanto probabile che con il documento il ministero abbia voluto mandare un chiaro messaggio alle istituzioni che dovranno gestire l’iter per il rilascio dei permessi per l’estrazione del litio. A questo iter partecipano anche gli enti locali, associazioni ambientali o semplici cittadini e l’Emh dovrà descrivere nei particolari le attività estrattive proposte. Secondo il ministro Havlíček la Repubblica Ceca deve procedere in fretta. La gara non è tanto nei confronti della Serbia, dove il gigante Rio Tinto sta lavorando su un altro giacimento importante di litio, quanto della vicina Germania. Sul versante tedesco è attiva dal 2015 la società SolarWorld, che ha formato nel 2017 una joint venture, la Deutsche Lithium, con la canadese Bacanora Minerals già impegnata nel giacimento messicano di litio a Sonora. Secondo gli insider del settore, i lavori a Zinnwald sono in uno stato più avanzato che in Boemia.

Vent’anni di litio

Nonostante i tanti articoli di stampa, sono relativamente pochi i dettagli conosciuti sulla possibile attività estrattiva. “A fine anno faremo lo studio di fattibilità conclusivo e non è detto che sia favorevole all’estrazione” avverte Pavlík. Uno dei principali problemi consiste nel fatto che oggi, in Europa, non sono attive altre miniere di litio. Nei principali giacimenti situati in America Latina, il carbonato di litio viene ricavato dall’essicazione delle acque dei laghi salati e non dalla roccia. Inoltre la concentrazione di litio nella zinnwaldite è molto bassa, quindi il procedimento per ottenere il carbonato di litio sarà, prevedibilmente, abbastanza costoso. Neppure l’andamento dei prezzi è così chiaro: il materiale non è quotato su mercati pubblici ma venduto direttamente dai pochi produttori attuali. Sono presenti incognite anche sul fronte dell’impatto ambientale, che dovranno essere affrontate nell’iter di autorizzazione. Infine, c’è la questione della possibile durata dell’attività estrattiva. La Geomet nei suoi materiali parla di una ventina d’anni e di una riserva, che potrebbero valere circa cento miliardi di corone (quattro miliardi di euro). Resta da vedere se sarà un periodo sufficientemente lungo per attirare i produttori di batterie, dato che il costo di una Gigafactory della Tesla supera ampiamente i quattro miliardi di euro.

A conoscenze attuali, il litio non dovrebbe fare della Repubblica Ceca una nuova potenza economica basata sulle materie prime, come fu per la Norvegia con la scoperta del petrolio nel Mar del Nord. Anche se le batterie al litio vincessero la competizione nella gara delle propulsioni automotive post benzina e diesel, la Repubblica Ceca, ammesso che riesca a creare tutta la filiera, produrrebbe solo una componente di un prodotto più ampio, che sia un’automobile o uno smartphone. La maledizione del Paese produttore di componentistica è pertanto destinata a continuare.

di Jakub Horňáček