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“Il pericolo dell’Europa sono gli estremismi striscianti che l’attraversano” afferma Vaclav Havel, in una intervista che ci ha concesso alla vigilia della serata di premiazioni del Gyspy Spirit

26 Havel
L’ex presidente della Repubblica ceca ed eroe della rivoluzione di velluto, da sempre in prima linea per la tutela dei diritti umani e per la difesa dei più deboli, non si è tirato indietro quando gli abbiamo chiesto una sua opinione sulla condizione dei Rom in Repubblica ceca e in Europa. Questo d’altronde è un terreno nel quale il suo impegno ha radici profonde. Pensiamo al 1998, quando il comune di Usti nad Labem (Boemia del nord) pensò di erigere un muro per tenere lontani dei palazzi abitati da Rom. Havel allora era capo dello Stato

In quella occasione lei non ci pensò due volte a intervenire direttamente contro quel muro della vergogna.
Sì, perché tutti siamo ben consapevoli delle tragiche esperienza che l’Europa ha avuto con la costruzione di muri fra stati, nazioni, ed etnie. La storia del ventesimo secolo ci offre una serie di esempi che hanno avuto sviluppi drammatici.

Che sensazione hanno destato in lei i recenti provvedimenti di rimpatrio nei confronti dei rom promossi dal presidente francese Nicolas Sarkozy e sostenuti anche dal premier italiano Silvio Berlusconi?
“La questione è comunque complessa. L’interazione tra culture, tradizioni e abitudini diverse può non essere priva di problemi e talvolta non porta ad un arricchimento reciproco. Il risvolto di tutto ciò è però la crescita dell’estremismo nel Vecchio continente. Considero con preoccupazione questa silenziosa e lenta crescita dell’estremismo che si avverte in Europa che si affaccia anche sulla scena politica e che gode di simpatie recondite tra un numero sempre maggiore di persone.

Possiamo considerare i cechi veramente razzisti? Molti cittadini comuni affermano: “noi non siamo animati da nessuna avversione di carattere etnico, ma avere come vicini di casa dei Rom non è facile”. Come risponde a queste affermazioni?
“L`intolleranza nei confronti del prossimo non necessariamente si deve interpretare come un sentimento di razzismo. Ma ho l`impressione che questi problemi si verifichino soprattutto là dove abbiamo lasciato che si formassero dei ghetti, nonostante tutti gli studi effettuati mettessero in guardia rispetto a tali negative prospettive.

Che soluzione proporrebbe?
Di soluzioni semplici non ne esistono, ma ci sono le esperienze e le competenze specialisti che studiano questo fenomeno e che se ne occupano quotidianamente anche nel nostro paese. Penso che loro ci possano dare delle risposte da poter mettere in pratica.

Lei è sempre stato un sostenitore del dialogo, della comprensione, della necessità di conoscere il prossimo. Vorremmo chiederle di raccontarci una sua esperienza personale, a contatto diretto con la comunità Rom, con la loro cultura, con il loro modi di vivere
“Ho tante esperienze personali a contatto diretto coi Rom, la maggior parte risalgono al tempo del regime, ai periodi trascorsi in carcere. Quelle sono situazioni particolari, in cui si comprende il modo di comportarsi del prossimo in circostanze spesso cariche di tensione. Non si può generalizzare, ma la maggior parte dei rom che ho conosciuto o con i quali ho fatto amicizia, si sono distinti con me per un comportamento sempre sincero e diretto”.