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Miloslav Hirsch, direttore dell’Istituto Culturale Ceco di Roma, parla della sua esperienza in Italia e offre alcune interessanti anticipazioni del programma dei prossimi mesi

Dott. Hirsch quand’è stato inaugurato l’Istituto di via Costabella a Roma?
Il 14 aprile 2005. E’ stato importantissimo per il nostro Paese usufruire di uno spazio, seppur non molto grande, per divulgare la cultura ceca in Italia.
Dal 1996 al 2000 è stato Console Generale a Milano, poi a Roma. Soprattutto quest’ultimo incarico le consente di essere spesso “in giro per la nostra Penisola”. Qual è il suo rapporto con l’Italia e gli italiani?
Mi sono abituato facilmente alle bellezze dell’Italia. Apprezzo molto le province, dove ho riscontrato grande interesse nei confronti della nostra cultura. Tra tutte, Palermo, dove realizziamo molte iniziative. Poi le cittadine del nord, di confine, abituate al confronto con l’estero. Roma è più “riservata”. E’ una città che amo, con un clima migliore di Milano. Per quanto concerne il carattere, si dice che gli italiani del centro-sud sono “aperti”; penso che non sia sempre così. Ad esempio, nel palazzo in cui vivevo a Milano mi sono sentito subito integrato, mentre a Roma “l’accettazione” è stata lenta.
Come se lo spiega?
I romani sono particolari, forse troppo legati alla propria storia, alle proprie tradizioni, alle proprie “bellezze”: Roma è il posto più bello del mondo. Appaiono più cauti verso ciò che è straniero. L’affluenza in Istituto del pubblico romano è spesso legata alla presenza di un artista o personaggio italiano. Vengono per vedere il loro artista, per salutare le persone che conoscono e poi, casualmente, scoprono, con piacere, opere ed esponenti di una cultura diversa, quella ceca. Noi siamo contenti di salutare i cechi presenti alle nostre serate ma, sicuramente, apprezziamo ancor di più la presenza del pubblico italiano, proprio perché siamo qui per far conoscere la nostra storia, la nostra cultura, prima di tutto agli italiani. Mi piacerebbe avere maggiore collaborazione con le autorità locali, perché senza questa, in particolare nel mondo dell’arte e della cultura, è molto difficile operare. A causa della crisi finanziaria il nostro budget per il 2009-2010 è stato ridotto del 10% . Quindi per noi è ancor più importante poter usufruire di collaborazioni con gli sponsor. Oppure anche con istituzioni italiane, che potrebbero, ad esempio, offrirci gratuitamente spazi espositivi.
Parlando di Roma, si pensa subito anche al Vaticano. Questo mese il Papa è in visita ufficiale in Repubblica Ceca. Una visita positiva …..
Molto positiva. Ricordo il mio incontro con Papa Benedetto XVI in occasione di una grande mostra sui presepi del mondo organizzata l’anno scorso. Gli consegnai personalmente un presepe di manifattura ceca. Il Papa era molto emozionato perché il presepe che portai in dono aveva dei colori di “tipo bavarese”. Forse era stato colpito in modo particolare da quelle colorazioni, che gli riportavano alla memoria la sua terra e le sue origini.
46 - 02 Direttore Genny
Anche quest’anno sarà donato un presepe ceco al Papa alla conclusione dell’udienza generale, mercoledì 2 dicembre?
Sì. Si tratta di un presepe creato dall’intagliatore della Boemia meridionale Jiři Netik, che inaugurerà una mostra al Pantheon il 29 novembre. Altri cinquanta presepi cechi saranno esposti, sempre tra fine novembre ed i primi di gennaio, alla XIV Mostra Internazionale d’Arte Presepiale a Giffoni. La nostra tradizione in questo settore è nota a livello mondiale. Iniziò ad essere conosciuta all’estero nel ’67 quando fu esposto un grandissimo presepe meccanico all’expo di Montreal. A causa delle grandi dimensioni e della difficoltà di smontare e montare i complessi meccanismi, è, purtroppo, impossibile accogliere tutte le richieste espositive. E’ stato quindi realizzato un film-documentario di 35 minuti sui presepi meccanici, che è già stato proiettato in diverse città e continua ad essere diffuso nel mondo.
Altre iniziative in programma e qualche “progetto-sogno” nel cassetto?
Tante. Tra tutte, la mostra dell’illustratore Jan Hisek, la personale dell’artista Jan Saudek e, ricordando i 20 anni dalla caduta del Muro di Berlino e la Rivoluzione di Velluto, tavole rotonde e presentazioni di libri, alcune in collaborazione con la John Cabot University. Mi piacerebbe, infine, poter realizzare una mostra interattiva e un programma di concerti su Bohuslav Martinů (1890-1959), grande compositore boemo ancora poco conosciuto in Italia, nonostante si possa spesso ascoltare la sua musica in alcune stazioni radio.

Di Genny Di Bert