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Nonostante la flessione, nella Repubblica ceca rimane comunque inattaccabile il record mondiale del consumo di “pivo”, con circa 160 litri pro capite all’anno

In un Paese come la Repubblica ceca, patria mondiale della birra, non è certamente agevole ammettere un calo del consumo della “pivo”, come chiamano da queste parti la felice combinazione fra acqua, luppolo e malto.
Eppure i numeri parlano chiaro nel segnalare una progressiva diminuzione della tendenza al boccale spumeggiante.
Lo scorso anno – secondo cifre provvisorie del Cesky svaz pivovaru a sladoven, l’associazione nazionale dei birrifici e delle fabbriche del malto – nel paese sono stati prodotti circa 18,8 milioni di ettolitri di birra, con una flessione del 5% rispetto al 2008.  Il colosso Plzenský Prazdroj, che da solo rappresenta quasi la metà del mercato nazionale, già nei giorni scorsi ha annunciato di aver venduto lo scorso anno in patria il 4,5% in meno del 2008.
Queste sono le cifre, anche se farsene una ragione, nel regno della “pivo”, può essere difficile.
“No, non mi sembra. Non posso dire di averlo constatato personalmente” reagisce un po’ titubante un addetto di Olympia, birreria di Praga ai piedi della collina di Petrin.
“Il problema si sente, ma minimamente” riconosce alla fine l’oste, secondo il quale a incidere è anche il minor afflusso di turisti. L’industria della ospitalità lo scorso anno a Praga ha subito una flessione degli arrivi almeno del 10%. In calo soprattutto i visitatori occidentali, i quali, quando arrivano, sono meno disposti ad aprire il borsellino.
In effetti, da Olympia, non sembra ci siano più i tedeschi a frotte di una volta, che riempivano il locale con rumorose tavolate.
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Gli unici turisti dei quali Praga, secondo alcune statistiche, sembra non avvertire il calo sono gli italiani. Pieni di entusiasmo all’idea della birra locale, raccontano gli addetti al bicchiere. Ma poi tutto si riduce ad un rapporto di “vorrei ma non posso”. Insomma. “Voi siete dei finti bevitori. Vi arrendete dopo due boccali” sentenzia una cameriera”.
Il calo comunque c’è. Al di là del momento economico, cambiano anche le abitudini e lo stile di vita dei cechi e il consumo di birra ne risente, soprattutto fra le giovani generazioni. Tra i cechi dai 18 ai 30 anni, la quota di coloro che bevono la birra regolarmente è passata negli ultimi sei anni dal 92% all’84%, in base a una rilevazione dell’istituto di sondaggi Cvvm. A influire potrebbe forse essere anche la costante crescita, negli ultimi anni, del mercato del vino sul mercato ceco. E senz’altro incidono anche le più severe normative anti-alcol nei confronti degli automobilisti.
I più affezionati al boccale appaiono in cittadini fra i 45 ai 59 anni di età, in un paese che produce la birra migliore del mondo e dove, nonostante la flessione, rimane sempre inattaccabile il record mondiale del consumo (circa 157 litri pro capite all’anno).
Più espliciti nel parlare di crisi sono da “U Houbaře”, “Al cercatore di funghi”.
“Sì, un calo noi lo sentiamo. Forse è anche l’effetto della crisi economica. La gente ha meno soldi, un umore meno adatto a concedersi una serata in birreria” afferma in un momento di pausa l’addetto al banco della mescita. Eppure questo è un locale che va per la maggiore. Il restaurace U Houbaře, nel quartiere di Holesovice, si è classificato quest’anno al primo posto nel concorso “Pilsner Urquell Pub Guide 2010”. I clienti, oltre alla birra, avranno senz’altro valutato anche la pregevolezza della cucina, con un menù dove a farla da padrone è il koleno (lo stinco di maiale).
Immancabile però anche una visita a “U Zlateho Tygra”, Alla Tigre d’Oro, nel cuore della Città vecchia, a pochi passi dal Ponte Carlo. La birreria per eccellenza “non per turisti”, con l’aria impregnata dalle sigarette e dagli odori della cucina. Lunghe tavolate dove la sera è quasi impossibile trovare un posto a sedere.
U Tygra deve la sua fama di Bohumil Hrabal, che qui era habitué. Alle pareti le foto dello scrittore, fra cui quelle di quel giorno che ebbe qui, ospiti al suo tavolo per un boccale, Vaclav Havel e Bill Clinton. Per parere unanime, da nessun’altra parte in Boemia e Moravia si serve una birra migliore.
Da U Tygra la pivo è una religione, con molti adepti e “camerieri – gran sacerdoti” che di crisi non vogliono proprio sentir parlare: “Invenzioni dei giornali. Per favore mi lasci lavorare”, tagliano corto.

Di Giovanni Usai