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Disoccupazione

grafici_4.14 (2)I dati sulla disoccupazione sembrano essere in miglioramento, anche in maggio e giugno. Il tasso di disoccupati in età attiva in maggio registra un 6.4%, e 7.5% sulla popolazione generale. Certamente dati in miglioramento rispetto ai mesi precedenti, ed all’anno scorso. C’è però da notare come la metrica sia cambiata di recente, rendendoli difficilmente comparabili. In ogni caso, sono stati raggiunti accordi per un paio di notevoli investimenti esteri ad alta intensità di lavoro manuale, che senz’altro aiuteranno il livello occupazionale in zone tradizionalmente difficoltose. La costante crescita della produzione industriale, inoltre, genera nuovi posti di lavoro, seppur in quantità molto limitata. Ciò è dovuto alla spinta ad una maggiore efficienza e produttività, cosa molto positiva perché propedeutica alla creazione futura di posti di lavoro più stabili e meno sensibili al mero livello degli stipendi. Come sempre la regione di Praga è quasi a piena occupazione, e le regioni più deboli continuano a faticare. Si registra sempre più difficoltà al reperimento di risorse umane qualificate, mentre rimangono al margine del mercato i lavoratori con bassi skills, particolarmente quando non disponibili a trasferirsi dove il lavoro c’è.

Produzione industriale

grafici_4.14 (1)La produzione industriale continua a crescere anche in maggio, dal 2.5% al 5.0% a seconda delle metriche impiegate. Motivo prevalente è naturalmente la spinta alle esportazioni data dall’indebolimento della corona. Ciò ha anche determinato un notevole aumento del PIL nominale, con grande entusiasmo della classe politica. Come d’abitudine, il settore automotive fa da traino, grazie alle forti esportazioni perlopiù verso mercati EU. Purtroppo però, si tratta sempre di crescita stimolata dalla domanda all’esportazione, e non da un miglioramento della domanda interna. Essa infatti rimane non solo ferma, ma anzi sembra recedere. D’altronde, la produzione è concentrata su beni esportabili, e i beni di importazione costano al momento circa il 5% in più che lo scorso anno: ciò non può che deprimere la domanda interna, in un periodo di austerità di spesa pubblica.

Inflazione

grafici_4.14 (3)Con i dati di giugno, la Repubblica Ceca è ufficialmente entrata in deflazione. Come peraltro gran parte della zona euro, e delle economie occidentali. Il dato ufficiale è dello 0.7% su base annua. Se pensiamo che la corona è stata svalutata del 5% circa, vediamo come la realtà sia di prezzi in decrescita pesantissima. Ciò può sembrare positivo all’inclita, in realtà si tratta di una situazione pericolosissima per l’economia del paese. Purtroppo, le politiche dell’Eurozona influenzano pesantemente lo stato dell’economia ceca, e le scelte sia del governo che della Banca Centrale. La quale ha comunque cercato di dare segnali di indipendenza, non ultima l’annunciata mini-svalutazione della corona per i prossimi mesi, fino a circa 28 sull’Euro, al fine di stimolare almeno una minima spinta inflazionistica, seppur puramente nominale. Finalmente sembra che anche a livello di BCE, con un ritardo lunghissimo, ci si sia resi conto che la pedante lotta ideologica all’inflazione sta massacrando la domanda interna un po’ dovunque. La speranza è ancora che la Banca Centrale ceca attui un massiccio QE inondando il mercato di fresca massa monetaria, e che ne acceleri la circolazione il più possibile.

Commercio estero

grafici_4.14 (4)La bilancia commerciale in maggio ha registrato ancora una volta un solido attivo, di 13 miliardi di corone. Ciò pone qualche problema alla Banca centrale, in termini di apprezzamento della valuta, dal momento che l’attività della Banca centrale è al momento finalizzata ad un indebolimento. Si tratta comunque di un dato molto positivo, ovviamente. Forte surplus con l’area Eu, di circa 51 miliardi, in crescita di ben 7 miliardi su base annua (dato molto buono, pur considerando la svalutazione della corona intervenuta a novembre 2013). Esportazioni e importazioni sono cresciute in maggio dell’11.8% e 9.9%, a prezzi correnti, e del 5.4% e 7.3% se valutati in euro. I dati confermano ancora una volta come l’export sia la componente di gran lunga più importante per l’economia ceca. Così importante che gli sforzi per salvaguardare le esportazioni prendono precedenza su qualsiasi altra manovra, anche se significa deprimere la domanda interna e comprimere il potere di acquisto del cittadino medio.

di Gianluca Zago