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Non coppe di champagne, ma traboccanti boccali di birra, per festeggiare il Viktoria Plzeň, la squadra campione della Repubblica ceca, che ha appena conquistato l’accesso alla più prestigiosa competizione europea, la Champions League. Non potrebbe essere altrimenti in questa cittadina della Boemia occidentale, di 170 mila abitanti, che deve la sua fama, nel mondo, non certo al calcio, ma alla sua ottima birra: la Pislner.

44 Viktoria Plzen
Fondato nel 1911, il Viktoria sta raccogliendo i più grandi traguardi della sua storia proprio in quest’anno del centenario. Oltre all’accesso in Champions, i rossoblù di Plzeň hanno vinto lo scorso maggio la Liga. Il loro palmares precedente è formato da appena due Coppe nazionali (la prima nel 1971, la seconda nel 2010). In Europa, prima di quest’anno, appena poche apparizione, fra cui una nella Coppa delle Coppe del 1971/1972, quando il Viktoria fu surclassato al primo turno dal Bayern Monaco.
Sino a poco tempo fa, insomma, nessuno da queste parti avrebbe mai potuto immaginare che i beniamini locali sarebbero andati così lontano da poter sfidare, in Europa, corazzate del calibro di Barcellona e il Milan, come avverrà nei prossimi mesi.
Indicativo, a questo proposito, quanto dichiarato dall’allenatore Pavel Vrba: “Se tre anni fa, al mio arrivo al Plzeň, avessi detto che oggi avremmo giocato, davanti a uno stadio tutto esaurito, per la Champions League, avrei rischiato di essere rinchiuso in un manicomio”.
Invece, se la pazzia è diventata realtà, una gran parte del merito va proprio a Vrba – 48 anni, moravo di Prerov – il quale, nonostante il suo passato nel calcio giocato da difensore, ha inculcato alla sua squadra una mentalità spiccatamente offensiva e un gioco chiaramente spumeggiante, come un fresco boccale di birra.
Un modo di intendere il calcio – senza tatticismi, con lo spirito di chi vuole anche divertire il pubblico – che è risultato decisivo in più di una occasione. Per esempio, nella scorsa stagione della Gambrinus liga, quando il Plzeň si è preso il lusso di vincere il titolo a scapito dei favoritissimi praghesi dello Sparta. E’ stato così anche nei preliminari di Champions, durante i quali i ragazzi di Vrba hanno vinto tutte le partite. Prima contro gli armeni del Pyunik, sconfitti per 4-0 in trasferta e con un roboante 5-1 tra le mura amiche. Poi contro i favoritissimi norvegesi del Rosenborg, che il Viktoria ha battuto prima fuori casa, per 1 a 0, poi al ritorno per 3-2. Infine, il turno decisivo contro il Copenhagen, altra formazione molto quotata, che nella passata edizione di Champions League aveva addirittura superato la fase a gironi, sbarazzandosi della concorrenza di Rubin Kazan e Panathinaikos (e riuscendo anche a fermare il Barcellona, in Danimarca, per 1-1). Proprio contro il Copenhagen si è vista la tempra di questa squadra, soprattutto fuori casa, con lunghi tratti della partita giocati coraggiosamente in avanti, davanti agli sbalorditi danesi, sconfitti alla fine per 1 a 3. Allo stesso modo al ritorno, quando a ogni azione del Copenaghen, il Viktoria ha replicato con coraggiose controffensive, sino alla vittoria finale per 2 a 1, davanti al pubblico amico ubriaco di gioia.
“Sono tutti ragazzi che scendono in campo con il gusto di correre e di giocare a pallone, di divertirsi e di divertire. Soprattutto sono giocatori che non guadagnano troppo. E’ questa la loro chiave vincente.” racconta pan Huml, un anziano tifoso, che di questa squadra non si perde una partita. “Mi hanno ridato l’entusiasmo di tornare alla stadio, dopo tanti anni”.
A dire il vero, vedendoli giocare i ragazzi del Plzeň non sono tutti così giovani. In campo c’è anche “un vecchietto”, Pavel Horvath, che viaggia per i 37 anni. Fisico tarchiato, una pancetta ben in vista, ma tanta grinta e una inesauribile voglia di recuperare palloni e far ripartire velocemente l’azione. E’ lui il cuore e il cervello del Viktoria Plzeň. Qui lo chiamano la Bomba. Horvath è un giramondo del calcio. In carriera ha giocato in Portogallo (Sporting Lisbona), in Turchia (Galatasaray) e persino in Giappone (Vissel Kóbe), dove era idolatrato. Due anni fa quando lo Sparta Praga lo scaricò, giudicandolo ormai finito, il Horvath accetto di emigrare a Plzeň, ma lo fece giurando vendetta. Promessa mantenuta, e ora il “vecchietto” non vede l’ora di scendere in campo al Camp Nou di Barcellona e al San Siro di Milano.