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Le istanze del Fondo Monetario Internazionale per una rapida adozione dell’Euro nell’Europa dell’ Est

Agli inizi di aprile il Financial Times (FT) citava un rapporto confidenziale del Fondo Monetario Internazionale (FMI) che auspicava un rilassamento dei criteri previsti dall‘ accordo di Maastricht, al fine di consentire ai paesi Est Europei una rapida seppur parziale adesione all‘ Euro. Le reazioni sono state abbastanza negative. Una portavoce della Banca Centrale Europea ribatteva che i criteri di Maastricht devono essere applicati rigorosamente. Il governatore della Banca Nazionale, Zdenek Tuma, secondo cui “l’Euro va bene, ma non a tutti i costi“, ritiene probabile che la Repubblica Ceca adotti l‘ Euro al piú presto fra il 2013 e il 2014. La maggior parte degli analisti finanziari concorda con questa prospettiva temporale. Il ministro delle finanze, Miroslav Kalousek, ipotizza che persino la data del 1/11, entro cui richiedere formalmente l‘ adozione, potrebbe slittare in avanti, a causa delle elezioni politiche.

Perchè il FMI vorrebbe allentare le regole di Maastricht e vedere i paesi dell‘ Est al più presto nell‘ Euro?

L‘ Est Europa è oggi il punto più debole del sistema bancario internazionale e le banche est-europee sono per la maggior parte di proprietà di banche dell‘ ovest. L’esposizione delle banche austriache in Est Europa rappresenta l‘80% del Prodotto Nazionale Lordo austriaco e anche Italia e Svezia hanno esposizioni significative.
Una crisi bancaria nell‘ Est si ripercuoterebbe inevitabilmente sull‘ area Euro, ma un impegno senza equivoci a favore dell’Euro, che includa un tasso di cambio e una data di adozione a breve termine, può ridurre il rischio di tale crisi e contenerne gli effetti, aiutando le valute est-europee a difendersi da attacchi speculativi.
La Repubblica Ceca, in particolare, corre oggi meno rischi dell‘ Ungheria o dei Paesi Baltici, ma di più per esempio, rispetto alla Slovacchia, che è già al sicuro sotto l’ombrello dell‘ Euro e non deve superare una crisi politica. In verità si tratta solo di decidere quando, non se abbandonare la Corona. Entrando nell‘ UE, la RC ha implicitamente assunto anche l’obbligo di adottare l’Euro e solo il Regno Unito e la Danimarca hanno negoziato una clausola di opt-out da Maastricht. La Banca Nazionale Ceca probabilmente non ha tutti torti a voler mantenere il controllo della politica monetaria il più a lungo possibile, perchè questo è senza dubbio uno strumento importante per contrastare la recessione. Tuttavia rimanere nel limbo aumenta la probabilità da un attacco speculativo alla Corona. Tale scenario non è inconcepibile se la bilancia dei pagamenti ceca dovesse deteriorarsi significativamente.
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Se pur ci fosse una volontà politica di accelerare verso l’Euro, questa si scontrerebbe con i criteri di Maastricht. Tuttavia la logica del rigoroso rispetto dei parametri economici di Maastricht è stata già messa in discussione nel passato e oggi il rispetto dei parametri condurrebbe a politiche discutibili. Prendiamo per esempio il tasso di riferimento dell’inflazione, calcolato come la media dei tre tassi nazionali più bassi. Questo tasso potrebbe presto essere prossimo a zero, se non negativo. Ha senso durante una recessione imporre una politica deflattiva come condizione imprescindibile per l’accesso alla zona Euro? L‘ ipotesi ventilata dal FMI segue una logica che tiene miglior conto del radicale cambiamento di scenario avvenuto negli ultimi mesi.
Dopo il meeting dei G20 il 2 aprile scorso, il FMI ha ricevuto $500 Mld in aggiunta al suo fondo originale di $250 Mld, più l‘ autorizzazione ad emettere altri $250 Mld della sua propria valuta “sintetica“ Special Drawing Rights (SDR). Il suo ruolo sarà “garantire candidamente, equamente e indipendentemente la sorveglianza delle maggiori economie, delle loro banche, dell‘ impatto delle loro politiche su altri e dei rischi che l’economia dovrà fronteggiare“. Solo pochi giorni dopo esso ha auspicato per i paesi dell‘ Est, una accelerazione verso la conversione all’Euro. Il punto di vista del FMI non sarà irrilevante per chiunque si trovasse nella condizione di dover far ricorso al suo aiuto nel futuro, inclusa la Repubblica Ceca.

Di Alberto Pennacchia