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Da due anni imperversa la bufera sui lavori del ponte simbolo della città: restauro o ricostruzione?

Il Ponte Carlo è ormai da alcuni mesi al centro di un’accesa polemica. Oggetto del dibattere sono i lavori di “restauro” ordinati dal Comune e condotti dalla società Mott MacDonald sulla struttura di epoca medievale. La costruzione del ponte risale al 1357 quando l’Imperatore Carlo IV diede incarico al celebre architetto Petr Parleř di realizzare il nuovo collegamento tra la Città Vecchia e il quartiere di Mala Strana in sostituzione del precedente Juditin most, gravemente danneggiato dall’inondazione del 1342.
Una leggenda, confermata da recenti rilievi scientifici, racconta di come il Karlův most venne costruito utilizzando tuorli d’uovo frammisti alla malta al fine di renderne più solida la struttura; le uova sarebbero state inviate da tutti i villaggi del Regno. I lavori vennero ultimati agli inizi del XV secolo.
Nel corso della sua storia il Ponte Carlo venne colpito da calamità varie e fu testimone di numerosi eventi storici. Tra il 1965 ed il 1978 si decise di intervenire in maniera profonda sull’intera struttura assicurando la stabilità dei pilastri, sostituendo tutti i conci danneggiati e rimuovendo l’asfalto. Successivamente questi interventi furono fortemente criticati e molti esperti paventarono la necessità di nuovi restauri; finalmente, nell’agosto del 2007, si diede inizio ad una nuova campagna di lavori.
Il sindaco di Praga Pavel Bem spiegò che la ricostruzione si sarebbe articolata in due fasi. La prima sarebbe terminata nel 2010 ed avrebbe avuto un costo di circa 222 milioni di corone; la seconda, nel corso della quale sarebbero state sostituite tutte le pietre danneggiate lungo il ponte, sarebbe durata altri dieci anni con un costo maggiore. In questo processo di “riparazione”, come assicurò lo storico dell’arte Josef Stulc, si sarebbe tentato di preservare ogni singola pietra posata dalle maestranze di Petr Parleř mentre quelle non salvabili sarebbero state sostituite con conci presi da cave il più possibile simili a quelle sfruttate per la costruzione del ponte.
Praga - Ponta Carlo
I lavori, tuttavia, suscitarono sin dal principio forti proteste. Un folto gruppo di cittadini, riuniti in un’Associazione per la Tutela del Patrimonio Culturale della Repubblica Ceca (Asordk), denunciarono l’inadeguatezza dei lavori e l’incompetenza delle maestranze le quali più che restaurare un monumento sarebbero intervenuti sul Ponte Carlo come su un qualsiasi edificio contemporaneo; accusato in primis il Comune, proprietario dello storico ponte di pietra. La diatriba prosegue ormai da quasi tre anni: tra i pareri negativi troviamo quello del direttore dell’Istituto per il Patrimonio Nazionale Nadezhda Goryczková il quale ha affermato che “se l’approccio metodologico alla ricostruzione del Ponte Carlo non cambierà non ci si potrà aspettare un sensibile miglioramento” della struttura. Di opinione contraria si è dimostrato Jan Kněžínek, il direttore del dipartimento di Cultura e Tutela dei Monumenti del Comune di Praga affermando di aver seguito le direttive dello stesso Istituto per il Patrimonio Nazionale. Della stessa opinione di Kněžínek è sembrato essere anche il direttore del Museo del Ponte Carlo Zdeněk Bergman dichiarando sulla pagina web del Museo a proposito dei restauri: “il Ponte Carlo è in buone mani”.
A distanza di due anni dall’inizio dei lavori, tuttavia, lo stesso comune di Praga ha ammesso l’esistenza di alcuni errori nella ricostruzione del ponte decidendo di auto-multarsi di 54.000 corone, una cifra definita da Richard Biegel, membro del comitato per il Ponte Carlo, senza senso e ridicola essendo una cifra pagata dal Comune a se stesso! Lo scorso inverno, poi, è intervenuto nella questione anche il Ministero per I Beni Culturali il quale ha incaricato l’Ente per la Conservazione dei Beni Monumentali della Regione di Pilsen di effettuare l’ispezione dei lavori effettuati sulla struttura.
Il verdetto della commissione è stato scoraggiante: durante i lavori di restauro sarebbero state sostituite più pietre del necessario, utilizzati materiali nuovi e non testati, non sarebbero state rispettate la forma e le dimensioni dei blocchi originali tagliati o danneggiati nel corso della rimozione. Il direttore dell’Ente Petr Jirasek ha aggiunto che effettivamente “c´é stata la parziale distruzione del ponte” ma che ancora non tutto è perduto. Alla luce di questa terribile sentenza il Ministero per i Beni Culturali ha multato il comune di Praga di più di tre milioni di corone incaricando l’Ente di Pilsen di riparare i gravi danni. Kněžínek sconcertato ha dichiarato: “non capisco, la città sta pagando di tasca propria i lavori, ha salvato il ponte e viene penalizzato per questo”, ma proprio per le accuse mosse dall’associazione ASORKD lo stesso funzionario comunale rischia l’arresto fino a tre anni. Il sindaco di Praga Bem (ODS) ha definito tutta la faccenda una ridicola messa in scena politica orchestrata dai Social Democratici di Pilsen.
Quale che sia l´esito di questa accesa disputa chi ne uscirà comunque sconfitto sarà la cittadinanza praghese la quale, oltre a ricevere il danno di dover assistere impotente ai discutibili e sicuramente evidenti restauri del monumento simbolo della Città, subirà anche la beffa di dover pagare per tale operato. Chissà se dopo questi lavori, momentaneamente sospesi, il Ponte Carlo sarà ancora in grado di trasmettere al viaggiatore che si trovi a percorrerne la schiena, quella magia che da secoli lo contraddistingue sembrano chiedersi le trenta silenti statue che ne adornano i “nuovi” parapetti.

Di Federico Gambacorta