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A Praga è stata appena riaperta ai visitatori – dopo un anno e poco più di lavori di restauro – la viuzza degli alchimisti, o vicolo d’oro (Zlatá ulička u Daliborky), uno dei luoghi più magici del Castello, meta quotidiana di migliaia di turisti. L’opera di ristrutturazione, costata 39 milioni di corone (circa 1,6 milioni di euro), oltre a riparare il sistema fognario, che rischiava di mettere a rischio la stabilità del complesso, ha dato nuova intensità ai color pastello di queste pittoresche casette in miniatura situate a ridosso delle mura fortificate. La loro costruzione risale alla seconda metà del XVI secolo. Inizialmente sembra fossero adibite a dimora degli arcieri dell’imperatore. Le casette originariamente erano 24, tanti quanti erano gli arcieri che, con le loro famiglie, vi abitavano a quel tempo. Dopo devastante incendio che scoppio in questa parte del Castello nel 1657, ne sono rimaste solo 12, tutte non più ampi di 20 mq.
Del tutto priva di fondamento storico appare invece la leggenda secondo la quale qui vivevano e operavano gli alchimisti incaricati da Rodolfo II (1552-1612), re di Boemia e imperatore del Sacro romano impero, di trovare la formula magica per trasformare il ferro in oro.
Ad aumentare l’alone di mistero che vi si respira è anche il fatto che la stradina è delimitata alle sue estremità da due torri – sul lato orientale la Daliborka e su quello occidentale la Bílá věž – entrambe utilizzate in passato come prigione.
I lavori eseguiti in questi ultimi 13 mesi hanno in qualche modo cambiato la destinazione di questo luogo, che negli ultimi anni era diventato un insieme di negozietti kitsch per turisti. I visitatori ora vi possono così trovare più storia e meno attività commerciali. Una serie di casette sono state così rivolte a raccontare la storia degli antichi abitanti della Zlatá ulička: una sartina, un erborista, un orafo. Vi abitava persino una veggente che, nella Praga degli anni Trenta del secolo scorso, era diventata una vera celebrità. Il suo nome era Magdalena Prusova, ma la chiamavano “Madame de Tebe”. Fu uccisa dalla gestapo durante l’occupazione tedesca, perché predisse la fine del nazismo.
Ogni casa ha in realtà una sua storia e una sua leggenda. E’ per esempio in questa strada, al numero numero 22, che lo scrittore Franz Kafka era solito recarsi ogni giorno, fra il 1916 e il 1917, alla ricerca di ispirazione per le sue opere.
“L’obiettivo dell’opera di restauro è stata quella di mostrare ai visitatori le case delle persone comuni che hanno vissuto e lavorato qui negli ultimi quattrocento anni, sino agli anni Cinquanta del secolo scorso. Abbiamo cercato di ricostruire anche gli arredi come se gli antichi abitanti se ne fossero appena andati” ha detto Pavel Jiras, lo storico ideatore di questo nuovo allestimento scenico. Non è un caso che Jiras sia anche un collaboratore dei rinomati studi cinematografici di Praga Barrandov.
Un curioso episodio lo ha raccontato Ivo Velisek, direttore dell’Amministrazione del Castello di Praga: “Cinque anni fa la Zlatá ulička era stata abbandonata da due suoi residenti fissi, una coppia di allocchi. Con grande sorpresa abbiamo constatato la scorsa primavera che i due tipici rapaci notturni sono tornati. E’ un po’ come se ci avessero detto: il Vicolo d’Oro è rinato”.

Di Kateřina Veselá