FacebookTwitterLinkedIn

È probabile che il cambio della guardia a Washington cambierà alcuni assetti internazionali, soprattutto in funzione anti-Cina. Al centro della scena i progetti di ampliamento di Dukovany e l’Iniziativa dei Tre Mari

Il passaggio di potere alla Casa Bianca, con l’insediamento di Joe Biden al posto di Donald Trump, influenzerà la politica estera e il riposizionamento del mondo intero. Nuovi temi saranno discussi e vecchi temi saranno in discussione. Anche per la Repubblica Ceca ci saranno punti da dirimere nella alleanza con Washington: saranno importanti i temi energetici, con i progetti di sviluppo della centrale atomica di Dukovany, e l’iniziativa dei Tre Mari. D’altro canto, il posizionamento di Praga nei confronti degli Stati Uniti avrà un impatto anche rispetto ai rapporti con la Cina, sempre più difficili, e con la Russia.

Stati Uniti

La retorica americana nei confronti dell’Europa centrale cambierà con l’arrivo del Democratico Biden alla Casa Bianca, ma una cosa resterà uguale all’era Trump, sia per l’Europa che per Praga: Washington si attenderà il sostegno dei suoi alleati nella rivalità globale con la Cina. E su questo punto la Repubblica Ceca si è già mossa e parte in vantaggio. Praga ha infatti firmato nei mesi scorsi la dichiarazione congiunta con gli Stati Uniti, impegnandosi a selezionare “soltanto hardware e fornitori di software affidabili e di fiducia”, escludendo di fatto la cinese Huawei.

Inoltre, con il ritorno di Biden alla Casa Bianca, l’Europa e la Repubblica Ceca potranno contare su un rinnovato sostegno ai valori democratici, alle iniziative regionali, alla stabilità e alla centralità dell’Alleanza atlantica. Su questi punti ha battuto anche il presidente ceco Miloš Zeman nella lunga lettera di congratulazioni inviata a Biden.

“Ho apprezzato la sua forte determinazione a rafforzare il legame transatlantico con i partner più vicini agli Stati Uniti, di cui la Repubblica Ceca certamente fa parte”, ha scritto Zeman. “Ritengo che nel corso della sua presidenza, come molte altre volte in precedenza, daremo dimostrazione che i nostri Paesi sono buoni amici e alleati forti” ha sottolineato il capo di stato ceco. Ha aggiunto che gli Stati Uniti sono un importante partner politico ed economico della Repubblica Ceca, in particolare per l’export, un tema su cui Zeman ha sottolineato di non gradire le misure economiche decise da Trump come i dazi sulle importazioni europee. “Penso sia chiaro che l’Europa ha bisogno dell’America come l’America ha bisogno dell’Europa” e “il legame tra Repubblica Ceca, Europa e Stati uniti è e sarà solido e indistruttibile”, ha aggiunto, invitando Biden a Praga.

Stessi toni caldi da parte del premier ceco Andrej Babiš che ha definito gli Usa “un partner chiave della Repubblica Ceca con cui esistono legami forti nella partnership transatlantica e valori democratici condivisi”. Dichiarazioni confermate anche dall’ambasciatore americano uscente Stephen King secondo cui “le relazioni rimangono forti, perché basate su valori condivisi e su ciò che abbiamo in comune come persone e come amici”.

Con l’arrivo di Biden, però, è opinione di molti politologi, le cose non torneranno semplicemente indietro di quattro anni, come ai tempi della presidenza Obama, di cui il neoeletto capo di stato Usa era vice. Biden certamente metterà più enfasi nel rispetto dello Stato di diritto e delle regole della democrazia, con possibili problemi per l’Ungheria. La democrazia è una questione “esistenziale” per Biden e a differenza di Trump, saranno dolori per i governi autocratici e sovranisti. In questo senso anche la Polonia avrà il suo da fare per riaffermare i legami con Washington. Ma sul resto dell’assetto politico del nuovo Presidente ancora ci sono poche certezze.

Cosa cambierà per Praga? I due temi principali sono economici ed energetici. Da una parte per la Repubblica Ceca sarà centrale come si porrà rispetto all’Iniziativa dei Tre Mari. Questo piano, nato nel 2015, ha lo scopo di coordinare gli sforzi in materia di energia, infrastrutture e digitalizzazione di dodici Stati membri dell’Ue nell’Europa Centro-orientale nell’area geografica racchiusa tra il Mar Baltico, il Mar Nero e il Mar Adriatico, e ha un precedente storico in un progetto geopolitico polacco chiamato Intermarium. L’Iniziativa dei Tre Mari, in cui la Repubblica Ceca avrebbe dovuto investire venti milioni di euro, è stata per ora lasciata in stand by e guardata con diffidenza dai vertici politici cechi.

Biden, invece, ha più volte difeso il progetto e il Congresso Usa ha recentemente approvato una risoluzione che sostiene la partecipazione degli Stati Uniti e il sostegno economico al piano. L’obiettivo è di emancipare parte dell’Europa dalla dipendenza energetica russa e per Washington è un modo per controbilanciare l’influenza russa e cinese in Europa centrale con la promessa di investimenti miliardari. L’altra faccia della medaglia è il progetto per l’ampliamento della centrale atomica di Dukovany. In questo caso si intrecciano interessi geopolitici che coinvolgono le potenze mondiali, tra cui anche gli Stati Uniti, ovviamente. Tra l’altro, Biden, all’epoca in cui nel 2009 era vicepresidente, giunse in visita a Praga per sostenere le aspirazioni della americana Westinghouse nel nucleare ceco e colse l’occasione per suggerire alle autorità ceche di non acquistare tecnologia nucleare dalla Russia.

Dukovany

La progettata gara d’appalto per l’ampliamento della centrale nucleare di Dukovany è già diventata un “campo di battaglia” nello scacchiere di influenze dell’Europa centrale. L’avvio delle procedure è stato rinviato dalla fine del 2020 al 2021 e sono in corso consultazioni con l’Unione europea sul tema, che ha pesanti risvolti in termini di politica estera, oltre che di politica energetica.

A organizzare e indire la gara sarà la Čez, il cui direttore generale Daniel Beneš ha dichiarato di non ritenere conveniente escludere a priori delle aziende interessate. Il punto scottante della vicenda, infatti, è la presenza, tra le cinque compagnie preselezionate, della russa Rosatom e della China general nuclear.

Molti politici cechi non sono però dello stesso avviso di Beneš. Il Senato ha chiesto al governo di escludere dalla gara qualsiasi azienda russa o cinese, linea sostenuta anche dagli organismi di sicurezza nazionale. D’accordo per l’esclusione anche il ministro degli Esteri Tomáš Petříček, secondo il quale “È cruciale non solo per la sicurezza energetica, ma anche per la sicurezza complessiva del Paese”.

E se nel governo è chiaro che manchi un’identità di vedute, il tempo scorre e si cerca una soluzione di compromesso. Il ministero dell’Industria e del Commercio ha prospettato quattro possibili opzioni per stabilire i criteri della gara: la prima prevede di ammettere tutte e cinque le compagnie; la seconda di escludere la cinese e la russa, invitando soltanto l’americana Westinghouse, la coreana Korea Hydro & Nuclear Power e la francese Edf; la terza strategia rinvia a dopo le elezioni parlamentari 2021 la decisione; la quarta, infine, prevederebbe un modello “3+2” in cui la Russia e la Cina potrebbero partecipare soltanto in consorzi di fornitori.

Secondo il ministro dell’Industria e vicepremier Karel Havlíček, la quarta opzione è la migliore, “la più attuabile”, “consentirebbe di non gettare il bambino con l’acqua sporca, garantirebbe una gara competitiva e una riduzione di prezzo, proteggendo nello stesso tempo gli interessi di sicurezza nazionale”. L’obiettivo è comunque di concludere l’asta con l’appaltatore definitivo nel 2024 e avere il reattore operativo nel 2036.

È evidente che Praga dovrà far valere i propri interessi nazionali e al contempo fronteggiare gli ingombranti interessi e le influenze degli Stati Uniti, della Cina e della Russia.

Russia

Nei rapporti tra Praga e Mosca resta centrale la figura del capo dell’agenzia di controspionaggio ceca Michal Koudelka. L’ambasciata della Russia ha definito “assolutamente inaccettabili” le parole pronunciate dal numero uno del Bis, il quale nel corso di una intervista aveva dichiarato che “alcune operazioni dei servizi segreti russi possono essere considerate degli attacchi di carattere terroristico”.

Dichiarazioni che hanno confermato quanto emerso dal report annuale del Bis che si è concentrato sulle attività dell’intelligence cinese e di quella russa, bollandole come “le due principali minacce” di questo genere al Paese.

Contro Koudelka, però, si è scagliato nuovamente Zeman, secondo il quale il direttore del Bis non adempie ai propri doveri, nasconde e non fornisce informazioni ai destinatari previsti dalla legge e rende note informazioni che per legge dovrebbe tenere nascoste. Queste le critiche che il capo dello Stato ha presentato nel dossier inviato al governo sul capo del Bis, del quale da tempo chiede la rimozione. Ma Koudelka gode ancora del favore del governo Babiš.

Sul fronte russo, ha fatto parlare anche il viaggio a Mosca del controverso consulente presidenziale Martin Nejedlý. Il ministro degli Esteri Petříček, evidentemente all’oscuro della visita al Cremlino, ha chiesto di essere informato sui motivi della missione, chiedendo inoltre che ne sia data spiegazione alla opinione pubblica, salvo poi dichiarare che la visita riguardava il rinvio del viaggio di Zeman a Mosca.

Alcuni media hanno ipotizzato che il motivo del viaggio sia stata proprio la gara per i lavori di ampliamento della centrale nucleare di Dukovany ma Nejedlý ha fatto sapere di dover parlare a Mosca di “questioni legate all’agenda presidenziale, comprese le visite fra i due capi di stato”. Al suo rientro l’imprenditore ed ex amministratore di Lukoil Aviation Czech non ha fornito dettagli sugli incontri, tra cui quello con Yuri Ushakov, consigliere di Vladimir Putin per gli affari esteri. Restano quindi speculazioni su quanto il capo di Stato ceco, da sempre vicino a Mosca, voglia cercare di influenzare le sorti della politica economica ed estera ceca in funzione pro-Cremlino.

di Daniela Mogavero