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L’imprenditore e politico sardo, oltre venti anni fa, profeta di Internet a Praga con la sua Czech On Line. “Avevo voglia di confrontarmi con i nuovi paesi dell’Europa, con quello che stava accadendo fuori dai confini italiani e con questa nuova tecnologia… della rete” racconta oggi Soru

Era il 1995, al 14 di Rybná ulice – ieri come oggi il Burzovní palác – la Czech On Line, una società ceca a capitale interamente italiano, tentava l’impresa che mai nessuno in Repubblica Ceca prima aveva osato: Internet.

Nell’ufficio, un open space al centro della vecchia Praga, lavoravano sopratutto giovani studenti di economia e informatica, una quindicina fra cechi e italiani, tutti molto in gamba, ambiziosi e con la passione per quelle nuove tecnologie della comunicazione che proprio allora stavano emergendo da più parti del globo.

A capo della compagnia vi era Renato Soru, neanche quarantenne, pioniere del web e visionario della prima ora, si era formato alla Bocconi di Milano che aveva lasciato anticipatamente per iniziare a lavorare.

“Corretto e molto intelligente, teneva molto all’abilità del suo staff, alla professionalità e alle prestazioni – come ricorda Yveta Kasalická, che in quel periodo affiancava spesso Soru a Praga, in veste di interprete – non sopportava il disordine e aveva molta attenzione alla qualità e alla buona presentabilità dell’ufficio. Il viso, poker face, durante le trattative con partner e clienti, sempre concrete e fondate, condotte senza chiacchiere inutili e con la massima correttezza, era a volte intransigente”.

Fu uno dei pochi, che negli anni successivi alla Rivoluzione di Velluto, rischiando, riuscì a portare a buon fine i suoi progetti e questo in leggero contrasto con quell’ambiente che si era venuto a creare nella prima fase del neonato capitalismo degli anni novanta, quando Praga diventò il punto di riferimento di un ambiente di business a dir poco selvaggio, terra di conquista anche per spregiudicati avventurieri.

“Avevo voglia di confrontarmi con i nuovi paesi dell’Europa, con quello che stava accadendo fuori dai confini italiani e con questa nuova tecnologia… della rete” ricorda Soru, oggi europarlamentare a Bruxelles.

In quegli anni Praga e la Repubblica Ceca non erano certo come le conosciamo oggi. Ora la capitale può vantare trenta e più Internet Service Provider, accessi digitali agli edifici, banche più online che onsite e domini web esposti sulle vetrine dei negozi e sulle targhe cromate del centro storico come fossero numeri civici. Praga e la rete oggi convivono in grande armonia, ma a quel tempo il tono scuro dei palazzi, colpiti per troppi anni dallo smog di un sistema energetico obsoleto, raccontava bene la difficoltà del vivere quotidiano e di portare avanti qualsiasi tipo di impresa. Anche soltanto ottenere l’allaccio telefonico per il proprio appartamento era faticoso, si impiegavano mesi e l’unico edificio fra istituzioni pubbliche e private, dotato di una connessione a Internet alla quale un comune mortale potesse accedere era quello dell’Università.

La Czech On Line lanciò l’offerta con otto linee telefoniche e otto rispettivi modem, al costo eccezionalmente competitivo di 495 Kc al mese. Con la connessione forniva il browser, il software per navigare su Internet, ma già allora, dava a ogni azienda la possibilità di rendersi visibile creando un proprio sito web e per questo forniva alcuni megabyte di spazio e cinque caselle email, senza occuparsi di grafica e design. E fu così che la Borsa di Praga iniziò a pubblicare sul web informazioni sui mercati finanziari in tempo reale, gli utenti della Czech On Line divennero presto alcune migliaia e la società si attestò negli anni successivi terza nella Repubblica Ceca per numero di utenti. La velocità di connessione era naturalmente molto lenta, la più veloce era quella a 64k al secondo, l’Adsl era una chimera che arrivò solo nel 2000.

In Italia le caselle di posta elettronica erano poche e a pagamento, non esisteva ancora un concetto di Portale Internet, ma forse neanche di Internet Service Provider o Gestore Telefonico e le connessioni erano talmente lente che veniva voglia di tornare bambini, riattaccare il mangia nastri e caricare il videogioco sul Commodore 64, tanto l’attesa era lunga e forte la speranza di vedere comparire qualcosa sullo schermo. Le camere dei più giovani erano colme di floppy disk che contenevano videogiochi, ma il passaggio dall’analogico al digitale non vi era ancora stato e certamente non capitava di perder tempo su Internet.

Ma facciamo un passo indietro: Tim Berners Lee conia il nome di World Wide Web solo nel 1990, periodo nel quale scrive anche la prima stesura dell’Html, linguaggio principe della rete, che si diffonde dal 1994. Attraverso il Cern di Ginevra, Carlo Rubbia, premio nobel per la fisica, pochi mesi dopo, porta questa tecnologia al CRS4, il centro di ricerca della Sardegna, che lancia il primo sito internet in Italia, al proprio indirizzo www.crs4.it ancora in uso. È così che inizia l’epoca dei grandi primati tecnologici in Sardegna: Mosaic diviene il primo Internet Browser, Luca Manunza crea la prima Webmail, L’Unione Sarda, sotto la guida di Nicola Grauso, il primo giornale online in Europa, ed è con Grauso che nasce quindi Video on Line, il primo Internet Service Provider in Italia e il suo omologo ceco, Czech on Line, il primo provider della Repubblica Ceca, la prima offerta commerciale di connessione a Internet.

Certo Renato Soru non era venuto a Praga con l’intenzione di prodursi in quell’impresa, ma se ne innamorò presto. Come molti italiani infatti la curiosità che inizialmente l’aveva portato qui nel 1994, era proprio nella città e i suoi palazzi, il real estate, del resto chi non ne resterebbe affascinato. Prima ancora il giovane Soru non si era avventurato nell’IT, ma piuttosto aveva preferito occuparsi di grande distribuzione, ancora studente, passando dalla gestione di un negozio di alimentari, alla carriera nel settore bancario a Londra e Milano, creando infine una piccola catena di supermercati che poi vendette. Ma visto dalla prospettiva praghese il miraggio Internet apparì un’idea più solida, che poté condividere con altri sardi che come lui avevano necessità di pensarsi connessi con le altre nazioni oltre il mare, attraverso un’invisibile rete che potesse concedergli di vivere e lavorare in Sardegna interfacciandosi al resto del mondo, senza perdita di relazioni e di qualità nella comunicazione.

Le otto linee della Czech on Line si moltiplicarono velocissimamente diventando in alcuni periodi anche ottomila. Video On Line, la capogruppo, decise così di aprire il web a tutti e offrì gratuitamente l’accesso a Internet e con esso le prime caselle di posta elettronica gratuite, chiave di volta e nucleo propulsore agli albori della new economy. E fu così che la compagnia ceca solo tre anni dopo venne venduta a un fondo Private Equity statunitense e tedesco e quindi ad una società austriaca che ancora oggi ne detiene la proprietà, mentre Video On Line, acquisita da Telecom Italia, divenne Tin.it. Con il guadagno di quella vendita però Renato Soru decide di tornare in Sardegna e fondare Tiscali, che lo renderà famoso come l’uomo più ricco d’Italia.

I collegamenti e le connessioni, sia spaziali che simboliche, fra Repubblica Ceca e Italia, Praga e Cagliari, dal 1994 ad oggi sono quindi state tante nel settore dell’information technology, ed è curioso pensare che una serie di occasioni, di invenzioni, di eventi ed energie, colte e incanalate in un progetto modificato tante volte nel tempo abbiano creato così belle rivoluzioni tecnologiche e umane che hanno inciso con tale forza nel nostro modo di rapportarci all’informazione e alla comunicazione.

di Mario Carta