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La 6°edizione del Campionato mondiale di Combattimento Medievale si è svolta quest’anno a Praga. In campo anche la Nazionale italiana

A prima vista una riesplosione tardiva e primaverile di Carnevale, oppure la classica sfilata in costumi d’epoca, come se ne svolgono tante nelle città storiche d’Europa. Poi ci siamo dovuti ricredere e renderci conto che la Battle of the Nations – la manifestazione di combattimenti in stile medievale appena svoltasi a Praga e giunta quest’anno alla 6° edizione – è un vero e proprio sport, con tanto di regole ben definite, fatte rispettare in modo rigido come assicurano gli organizzatori.

La cronaca di queste giornate praghesi del Battle of the Nations ha avuto inizio con la sfilata di presentazione delle squadre, svoltasi sulla Hradčanské náměstí, il quartiere del Castello. Il pittoresco corteo ha coinvolto alcune centinaia di guerrieri, tutti in costumi medievali (fine ‘300 – inizio ‘400), in rappresentanza di trenta paesi del mondo, persino Stati Uniti, Argentina, Messico, Svizzera, Australia e Nuova Zelanda. C’era anche la squadra azzurra dell’Italia, rappresentata dalla Aicm – Associazione Italiana Combattimento Medievale.

Le gare sono iniziate il giorno dopo, nella splendida cornice della collina di Petřín, con vista sull’imponente complesso del Castello di Praga. Davanti a gradinate gremite di spettatori, la manifestazione è durata quattro giorni, in un clima assolato e caldo, suddivisa in tre categorie: l’uno contro uno, il cinque contro cinque e il 21 contro 21. Quest’ultima è apparsa in assoluto la fase più spettacolare, con 42 guerrieri sul terreno a fronteggiarsi in una emozionante mischia di armature lampeggianti.

La competizione – bisogna sottolinearlo – ha un carattere inevitabilmente violento, trattandosi di uno sport soprattutto di contatto. Si combatte con brutali corpo a corpo, brandendo armi praticamente vere e sferrando colpi di grande risolutezza. L’obiettivo è di atterrare l’avversario e così neutralizzarlo. Il rischio delle lesioni è costantemente in agguato, nonostante gli atleti indossino armature e guanti di ferro, più imbottiture varie e sebbene le punte delle spade siano smussate e arrotondate.

In campo adrenalina a mille, stimolata anche dalla passione degli spettatori, molti dei quali al seguito delle nazioni in gara, in un frastuono di corazze che cozzano le une contro le altre. Gli scontri, per quanto violenti, manifestano comunque un senso di lealtà e rispetto verso gli avversari, con pacche sulle spalle e strette di mano fra i concorrenti al termine della contesa.

A cingersi maggiormente di alloro sono state anche quest’anno, come avviene di solito, le nazionali di Russia e Ucraina. In entrambi i paesi questo sport era molto popolare già nel periodo dell’Urss, e questo costituisce una delle principali ragioni di tale predominio. Sembra che in Russia questa disciplina sia sponsorizzata direttamente dallo stato.

Per la Nazionale italiana – in gara non solo nella categoria maschile, ma anche in quella femminile – il Battle of the Nations 2015 è stata una edizione di conferme e con un bilancio complessivamente positivo come ci hanno spiegato Davide Rospi e Massimo Borgna, entrambi rappresentanti dell’Aicm. Nel cinque contro cinque gli Azzurri si sono arresi solo a russi e ucraini, avversari ancora fuori portata per la Nazionale italiana. Più articolato il giudizio per le categorie 21 contro 21 e uno contro uno: da un lato l’impressione che ci sia ancora da lavorare per raccogliere i giusti risultati, dall’altro la certezza che la direzione intrapresa sia quella giusta.