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Forse la prima cosa che viene in mente quando si osserva il Globo di Cristallo, il bellissimo primo premio del Festival Internazionale del Cinema di Karlovy Vary – una elegante statua d’ottone di una figura femminile con un tocco di Art Déco – è proprio la somiglianza con il premio Oscar. Chissà se questa somiglianza fu effettivamente cercata da Tono Stano, Aleš Najbrt, Michal Caban, e Šimon Caban che ridisegnarono il premio nel 2000 per la trentacinquesima edizione di uno dei festival cinematografici di più antica tradizione. La verità è che, dopo una storia fortemente legata alla situazione politica della Cecoslovacchia, con la caduta del muro di Berlino il festival è stato alla ricerca di una nuova identità, che potesse promuovere tanto il cinema nazionale quanto quello internazionale: c’è così chi vede nel nuovo disegno del premio un simbolo del tentativo di avvicinare il festival al cinema americano.

Il 28 giugno questa rassegna raggiungerà la sua 48° edizione, e si può dire che la crisi di identità degli anni post-comunisti sembra ormai lontana. Il festival è considerato senza dubbio il più importante e prestigioso dell’Europa centro-orientale, nonché uno dei più importanti su scala mondiale. Ma la strada percorsa è stata molto lunga.

Il Mezinárodní filmový festival, nacque nell’estate del 1946 (curiosamente lo stesso anno della fondazione del festival di Cannes, il più prestigioso del mondo), in seguito alla nazionalizzazione dell’industria cinematografica cecoslovacca, quando a Mariánské Lázně gli organi statali diedero vita ad una rassegna cinematografica non competitiva, che proiettava film d’impegno sociale o politico (e in linea con la tendenza ufficiale del cinema sovietico). Le proiezioni avevano luogo sia a Mariánské Lázně che a Karlovy Vary. All’epoca, l’intenzione era di creare un evento cecoslovacco capace simbolicamente di segnare l’inizio di una nuova era, orientata verso le idee e le politiche dell’Urss. In breve, il festival diventò competitivo ed internazionale, e scelse nel 1948 Karlovy Vary come sede stabile e il Grandhotel Pupp come centro dell’evento.

Antonín Martin Brousil, teorico del cinema, presidente delle giurie delle prime edizioni, nonché tra i primi organizzatori del Festival, rivelò che la scelta dei film fu sempre estremamente attenta, selezionati secondo un particolare criterio artistico e sociale, senza mai trascurare, anzi favorendo i Paesi più piccoli con industrie cinematografiche più deboli, un tratto del festival che è rimasto fino ad oggi. Ideologicamente, Karlovy Vary si affermò come la concorrenza dell’Europa socialista a Cannes e Venezia. Secondo lo stesso sito del festival, il Partito Comunista, preso il potere a Praga, era pienamente consapevole del potenziale propagandistico del cinema e dell’importanza di tale mezzo nella lotta ideologica con i paesi capitalisti. Nonostante le restrizioni imposte da Mosca, gli organizzatori si sforzarono però di rendere l’evento unico ed originale, un festival che si potesse distinguere dagli altri, creando quello che definirono “un modello alternativo”.

Il primo grande cambio nella programmazione del festival accadde nel 1959, quando malgrado la costernazione dei cecoslovacchi, il Cremlino prese la decisione di avere solo un festival importante per tutti i paesi socialisti e quindi la cittadina termale si dovette alternare con Mosca fino agli anni novanta, avendo luogo così solo una volta ogni due anni. La controversa decisione fu considerata una mossa che declassava il Festival di Karlovy Vary, che fino ad allora godeva di maggiore fama e prestigio del suo equivalente russo. Inoltre, al festival in terra boema i visitatori occidentali potevano giungere con relativa facilità, mentre arrivare fino a Mosca era chiaramente più difficile. Tuttavia il ruolo del festival rimaneva, nei primi tempi, puramente geo-politico. Dal 1948 fino al 1956, tutti i vincitori del Globo di Cristallo furono sovietici. I primi successi nazionali arrivarono negli anni Sessanta con Obžalovaný (“L’accusato”, 1964) di Ján Kadár e Rozmarné léto (1968) di Jiří Menzel. Questi anni segnarono infatti l’ultimo grande periodo di libertà prima dell’arrivo della atmosfera soffocante della normalizzazione, ospiti del calibro di Elia Kazan e Karel Reisz portavano valore all’evento, mentre tra i vincitori spiccavano nomi del livello di Tony Richardson e Pierpaolo Pasolini (quest’ultimo per il suo capolavoro “Accattone”). Con la repressione del ‘68, e la successiva ondata di film colmi di slogan dell’Urss, la qualità delle pellicole peggiorò visibilmente, portando ad un calo anche nel pubblico, nonostante la partecipazione negli anni Settanta e Ottanta di ospiti come Ken Loach, Franco Nero, Carlos Saura, Monica Vitti, Bernardo Bertolucci e molti altri.

Dopo questo periodo, quasi universalmente considerato di declino, il festival si riprese con i cambiamenti politici del 1989: finalmente libero da pressioni politiche e aperto ad una selezione più spregiudicata. L’organizzazione del Festival passava dunque nelle mani di una fondazione indipendente, di cui erano membri Jiří Bartoška, il popolare attore ceco nonché attuale presidente dell’evento, ed Eva Zaoralová, che da allora ne è il direttore artistico. Con l’emancipazione dai fondi pubblici, ed i supporti finanziari privati sostenuti dagli sponsor, il Festival è riuscito ad occidentalizzarsi in fretta, ma anche a rendere l’evento più internazionale, invitando leggende di Hollywood come Robert De Niro, Gregory Peck, Michael Douglas, e Rod Steiger. Ovviamente, con personaggi della cultura americana di questo livello, c’è sempre il rischio di eclissare i protagonisti della pellicola della Repubblica Ceca e degli altri paesi dell’Europa centrale e orientale. Lo scopo del Festival negli ultimi anni è stato di mantenere l’equilibrio tra l’attenzione al cinema americano e lo spazio dedicato al cinema europeo e ceco, un obiettivo mantenuto finora con molto successo. In molti credono che uno dei motivi di questo successo sia da rintracciare nell’ottima organizzazione dell’evento, con le molte possibilità offerte al pubblico, il quale può scegliere tra le varie sezioni del festival, ad esempio quella dedicata solo al cinema ceco, oppure alla cinematografia dell’ex-blocco sovietico.

Anche quest’anno sarà così. Si parla principalmente della presenza del regista e sceneggiatore Oliver Stone, uno dei personaggi più discussi e contestati di Hollywood, che sarà sicuramente uno dei fulcri di attenzione a Karlovy Vary dove riceverà un Globo di Cristallo per il suo contributo artistico al cinema del mondo. Si spera comunque che la sua presenza non trascurerà gli altri eventi della quarantottesima edizione del festival di cui spiccano un profilo sul cinema curdo, un omaggio al regista Jerry Schatzberg e la consegna del Globo di Cristallo al leggendario costumista di Miloš Forman, Theodor Pištěk, già vincitore del Premio Oscar per Amadeus. Molti si lamenteranno del fatto che il Festival sta diventando troppo come Cannes per la presenza delle star di Hollywood, che vedono il festival come una scusa per mettersi in mostra invece di una celebrazione del cinema. Altri si lamenteranno per altri motivi, ma che piaccia o no, la splendida programmazione avrà sicuramente qualcosa in serbo per tutti.
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di Lawrence Formisano