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Il momento particolare dell’industria dell’ospitalità nella capitale ceca: strutture di lusso cercano nuovi proprietari e intanto sbarcano le catene low cost coi loro “budget hotel”

Crowne Plaza, Kempinski, President, Four Seasons sono solo alcuni degli alberghi di lusso di Praga – famosi anche per aver ospitato vip di tutto il mondo e celebrità dello show business internazionale – che ora sono in vendita. Il motivo non può che essere uno: la carente redditività degli hotel di questa città. Nonostante Praga sia una delle destinazioni turistiche più ricercate del mondo, dove lo scorso anno sono giunti 5,4 milioni di visitatori, di cui almeno 4,6 milioni stranieri (800 mila in più di cinque anni prima, secondo l’Ufficio statistico ceco), gli incassi degli alberghi continuano a non soddisfare le aspettative di rimuneratività. Colpa anche della spietata concorrenza, che costringe anche le grandi catene a tenere basse le tariffe delle camere.

Praga, da questo punto di vista, continua a faticare nel togliersi di dosso la fama di destinazione a buon prezzo, dove spendere poco è quasi d’obbligo.
Four Seasons
A incidere sono, a quanto pare, anche le sistemazioni alternative low cost, che soprattutto in tempi di crisi i turisti cercano in modo sempre più frequente: collegi universitari spopolati in estate, ostelli e abitazioni private date in affitto per brevi periodi. A prezzi davvero bassissimi.

Il risultato è davanti agli occhi di tutti: il mercato dell’ospitalità praghese, che dopo l’89, sino a una decina di anni fa, soffriva di una grande carenza di alloggi per turisti, si trova ormai saturo e l’offerta supera la domanda. E come se non bastasse – notizia di questi ultimi tempi – sbarcano in città le catene alberghiere low cost.

Gli operatori del settore dicono che a Praga sono in vendita soprattutto gli alberghi costruiti prima dello scoppio della crisi economica, quando il business della ospitalità ha raggiunto il culmine.

In realtà, lo scorso decennio il mercato alberghiero praghese ha vissuto un vero e proprio boom, durante il quale – secondo la società Jones Lang LaSalle – il numero dei posti letto è aumentato di circa 7 mila unità, di cui l’assoluta maggioranza classificabile nel segmento quattro e cinque stelle. L’incremento maggiore è stato registrato a Praga negli anni dal 2006 al 2008. “Si prevedeva che la città si sarebbe classificata al top tra le destinazioni europee, come Vienna, Amsterdam, Barcellona”, è il parere di Jiří Gajdošík, coproprietario di Asten Hotels. Ma ciò non è avvenuto. Il mercato ormai saturo ha costretto gli alberghi a far fronte a gravi problemi economici di cui l’eco perdura fino ad oggi.

Gli investitori lamentano così il mancato rientro dei loro investimenti. Molto recente l’esempio del lussuoso albergo Augustine di Malá Strana: la catena Rocco Forte, dopo aver subito ingenti perdite negli ultimi anni, è stata costretta a rinunciare alla gestione. La conseguenza è che l’investitore Waldeck Capital – che ha speso per questa operazione la bellezza di 1,7 miliardi di corone – si trova ora nella situazione di dover provvedere direttamente alla gestione, in attesa di un nuovo operatore, magari una grande catena internazionale, disposto ad affittare l’albergo.

Secondo le analisi della società Jones Lang LaSalle all’inizio dell’anno a Praga vi erano 341 alberghi per complessivi 26.400 posti letto. Oltre al 50% della capacità di sistemazione rientra nel segmento di standard più elevato.

Esiste un’analisi della Pricewaterhouse Coopers, secondo la quale nella capitale ceca ci sarebbero addirittura 470 alberghi per 33 mila posti letto.

“Se un investitore vuole acquistare un albergo, a Praga ha una grande scelta. Sul mercato c’è tutta una serie di hotel. Ma i potenziali acquirenti sono rari e quando si trovano, le trattative spesso si arenano sul prezzo, per il quale le parti difficilmente raggiungono un compromesso. In più le banche non sono disposte a finanziare tali progetti perché considerati a rischio”, è convinto Petr Novotný dello studio legale Vilímková, Dudák & Partners.

Finiti i tempi d’oro del 2006/2007, quando tutto lasciava pensare che il ritorno degli investimenti sarebbe stato rapido e consistente. La crisi economica, ma anche altri fattori – come la concorrenza sempre più elevata, l’aumento dell’Iva, il rafforzamento della corona, per non parlare del rincaro dei costi di gestione – rallentano i tempi di rientro degli investimenti.

Gli alberghi nel centro, dotati di un “genio loci” e di un certo charme, con caratteristiche storiche e architettoniche, sono gli unici per i quali risulta più facile trovare nuovi proprietari o gestori.

Uno di questi è l’Hotel Palace, nelle vicinanze di piazza San Venceslao, in stile secessione, che di recente è passato interamente dalla compagnia austriaca Warimpex, alla società ceca Special Tours, nonostante l’ipoteca di 19 milioni di euro che grava sull’immobile. “Penso che sappiamo muoverci bene, abbiamo buoni contatti con tour operator stranieri”, ha spiegato Jan Dubský, il proprietario di una società che gestisce a Praga un altro gioiello dell’art déco, l’albergo Imperial, situato vicino a Náměstí Republiky.

E in realtà, a ben vedere, nonostante il mercato alberghiero sia saturo, secondo quanto scrivono i giornali, Praga continua a essere nel mirino di grandi catene alberghiere a cinque stelle che ancora non sono presenti nella capitale ceca. Ritz Carlton, Rosewood, Le Royal Meridien o Hyatt, giusto per fare qualche nome. Attendono solo l’occasione giusta, ma evidentemente non riescono ancora a trovarla.

Sul versante opposto, quasi a conferma dell’etichetta low cost di questa città, arrivano grandi operatori internazionali con il progetto dei cosiddetti “budget hotels”. È di quest’estate la notizia della francese B&B, che apre il suo primo albergo a Praga-Florenc, mentre la tedesca Motel One ha un hotel dello stesso tipo in via di costruzione.

“Il nostro target sono i clienti diretti che cercano alloggi su internet”, dice Jan Strnad, il manager del B&B Hotel Praha City.

Le nuove reti intendono battere la concorrenza offrendo, a prezzi bassi, uno standard dignitoso di sistemazione, in prossimità del centro e dei trasporti urbani. Puntano su un elevato numero di camere (160) e sulla riduzione dei servizi allo stretto necessario. Nell’albergo non c’è ristorante, nelle camere non ci sono telefoni e non sono offerti i servizi di camera classici. Una doppia costa 69 euro (alta stagione) o 59 euro (bassa stagione). Con un supplemento di 7,50 euro offrono la colazione self service, bevande dai distributori automatici e parcheggio.

La B&B è la terza maggiore catena alberghiera francese, di cui l’azionista principale è la società di investimenti Carlyle. Attualmente possiede 270 alberghi; oltre a quelli in Francia, 55 alberghi in Germania, 14 in Italia, due in Polonia, uno in Portogallo e in Marocco.

L’altro “budget hotel”, da 141 camere, è quello che la Motel One prenderà in affitto dall’investitore ceco/slovcco Penta Investments. Sarà aperto alla fine del prossimo anno in via Na Poříčí. Per riassumere il tipo di filosofia al quale questo futuro hotel intende ispirarsi, David Musil, manager di Penta, ha detto in maniera sin troppo significativa: “Sarà un Ryanair degli alberghi”.

di Yveta Kasalická