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Miraggi, la casa editrice torinese che ha dedicato un’intera collana agli autori di questo Paese, Nová Vlna, in cui trovano spazio sia autori mai tradotti prima in italiano, sia testi dimenticati

Secondo una classifica dell’agosto 2020 stilata dal quotidiano britannico “Independent”, con una media di 7,24 ore settimanali pro-capite, la Repubblica Ceca si trova al settimo posto, dopo l’Egitto e prima della Russia, tra i paesi al mondo che dedicano più tempo alla lettura. Dall’Associazione degli editori cechi apprendiamo, poi, che nel 2018, ultimo dato disponibile, sono stati pubblicati nel Paese 15.500 titoli. Se confrontiamo questo numero con quelli di altre nazioni, viene fuori che i cechi si collocano tra i primi trenta stati al mondo per produzione libraria annua: un dato da non sottovalutare per un territorio con appena 10 milioni di abitanti.

Questi dati statistici sono un’ulteriore conferma del noto amore per i libri, e per la letteratura in particolare, che i cechi nutrono e che è causa ed effetto, al tempo stesso, della grande tradizione letteraria di questo popolo che, in passato come oggi, è stata portatrice di originalità, innovazione, ironia, grottesco, ma anche capace di indagare gli aspetti più oscuri e reconditi della psiche e dell’esistenza umana.

Da Mácha a Hrabal, passando per Seifert, Hašek e Neruda – tanto per fare alcuni nomi – questa tradizione continua ancora oggi come specchio dei sogni, delle frustrazioni, dei desideri e delle fantasie dei singoli scrittori e di un’intera nazione.

Ad interessarsi al ricco e variegato panorama letterario ceco contemporaneo, con lo scopo di renderlo fruibile anche ai lettori italiani, troviamo la Miraggi Edizioni, casa editrice torinese fondata nel 2010 da Alessandro De Vito, italo-ceco, editore e storico del cinema.

A differenza di altri nomi anche grandi dell’editoria italiana che, pur avendo tradotto scrittori cechi noti e meno, raramente lo hanno fatto in modo sistematico, Miraggi Edizioni ha deciso di dedicare a questi autori un’intera collana, la “Nová Vlna”. Ispirata nel titolo all’epoca della “Nouvelle Vague”, momento straordinario di libertà e creatività artistica nel periodo della Primavera di Praga, Nová Vlna è la collana di letteratura ceca in cui trovano spazio sia autori mai tradotti prima in italiano, sia testi dimenticati di scrittori più noti.

“La collana è nata dopo una lunga gestazione. Nel 2013 in una delle mie visite in Repubblica Ceca comprai il libro “Spalovač mrtvol” di Ladislav Fuks. Lo lessi in ceco e ne fui travolto. Cercai allora il volume in italiano, un Einaudi del 1972 tradotto da Ripellino e mai più ristampato. Mi sembrava assurdo che libri così non fossero più disponibili”, ci racconta lo stesso De Vito, il quale aggiunge: “Era quindi necessario pensare a un progetto editoriale complessivo, un singolo libro avrebbe avuto respiro breve e così, nel 2016, abbiamo cominciato con le traduzioni da tutto il mondo e ci è voluto poco a rendermi conto che una buona parte di queste sarebbero state traduzioni di opere ceche”.

Oltre a portare in Italia le migliori voci ceche contemporanee e a recuperare grandi classici dimenticati, Nová Vlna presenta anche opere di grandi autori che per varie vicissitudini non sono mai arrivate Italia, libri come, ad esempio, “La perlina sul fondo” di Hrabal o “Krakatite” di Karel Čapek.

“Un obiettivo secondario, ma non troppo è anche quello di avvicinare la cultura e la conoscenza dei due Paesi. Sono più di trent’anni che è caduto il regime comunista, e Praga è una delle principali mete turistiche al mondo. Temo però che si tratti sempre di una conoscenza superficiale. Mi piace pensare di smuovere qualcosa anche in questo senso”.

Miraggi gode del supporto del Ministero della Cultura ceco che da anni ha attivato un programma di sovvenzioni alle traduzioni di testi cechi in altre lingue. I Centri cechi di Milano e Roma, inoltre, organizzano e supportano presentazioni di libri e letture in giro per l’Italia, spesso con la presenza degli autori.

Ma quel è la tipologia del lettore italiano che si accosta agli autori cechi? Secondo De Vito, la letteratura di questo Paese in Italia ha sempre avuto un ambito di estimatori, per quanto “di nicchia”. Negli ultimi tempi questo interesse dei lettori è divenuto più marginale rispetto agli anni, per contro, successivi alla Primavera di Praga e alla dissidenza, e per questo Miraggi vuole attirare nuovi lettori alla scoperta di questo panorama letterario ricco e inedito.

Per le traduzioni e le pubblicazioni, Miraggi sceglie opere “che abbiano le caratteristiche per essere riconosciute e durare nel tempo”, oltre a trattare temi che aiutano a capire la realtà e il futuro. “La macchina metaforica della narrazione è molto potente, e credo possa aiutarci a capire molte cose, anche conservando la memoria di quelle già accadute”, sottolinea De Vito, aggiungendo, con una certa soddisfazione, come tra le voci proposte da Miraggi, molte siano femminili; autrici “capaci di aprire punti di vista a torto meno considerati”.

E donna è anche una delle traduttrici di punta di Miraggi: Laura Angeloni, che dal ceco, per diversi editori, ha tradotto in italiano romanzi di Jáchym Topol, Petra Hůlová, Kateřina Tučková, Emil Hakl, Petr Král, Tereza Boučková e Bianca Bellová. Laura partecipa spesso in prima persona alla scelta degli autori e delle opere da proporre al pubblico italiano. “Trovo che la letteratura ceca tenda molto a immergersi nelle profondità dell’animo umano, a cercare la “perlina sul fondo”, per citare la recente pubblicazione di Bohumil Hrabal. Si tratta spesso di una letteratura che affronta grandi temi, e che non si appiattisce su una lingua o su costruzioni narrative standardizzate, o su modelli dal successo assicurato” ci spiega Angeloni, che ci parla anche delle difficoltà principali che si incontrano nella resa in italiano della lingua slava. “Parliamo di due strutture linguistiche completamente diverse, è molto alto il pericolo che la lingua di arrivo suoni artificiosa e ingessata. La resa in un italiano che suoni naturale è di sicuro un aspetto su cui bisogna lavorare molto. Una volta superate le difficoltà specifiche del testo, la fluidità è sicuramente l’aspetto che mi preoccupa di più e su cui mi soffermo maggiormente. C’è poi la questione del ceco colloquiale, che in italiano potremmo rendere solo appoggiandoci a un dialetto. Ma poiché è inconcepibile che un personaggio ceco parli in romano, o in siciliano, l’unica soluzione è giocare con la sintassi, cercando di riprodurre il più possibile il linguaggio parlato e operando delle scelte spesso non semplici”.

È interessante notare come negli ultimi anni, a dispetto di quanto detto sopra per i lettori, ci sia un interesse crescente da parte di case editrici italiane a pubblicare autori cechi; editori che, non si fatica molto a capirlo, non sono spinti unicamente da un’idea di profitto, ma sono interessati soprattutto a pubblicare titoli di qualità e avere un catalogo attento non solo alla “letteratura di consumo”.

“I numeri per una piccola casa editrice sono sempre relativi, in più il nostro è un progetto giovane e viviamo in un momento di crisi permanente dell’editoria, su cui si è aggiunto lo tsunami causato dalla pandemia”, ci ricorda De Vito che discutendo in merito al destino sempre incerto di un autore o di un libro, ci racconta del timore provato nel pubblicare uno dei suoi libri preferiti: “Il Bruciacadaveri” di Fuks, che invece è stata una “piccola esplosione e una piacevole sorpresa” di ricezione e vendite. “Chi scopre oggi per la prima volta la nostra collana spesso acquista due o tre libri, senza guardare se sono stati pubblicati il mese scorso o due anni fa. In parte è dovuto al carattere letterario, che non li fa invecchiare, in parte è insito nel funzionamento della piccola realtà editoriale. Noi abbiamo ancora disponibili tutti i libri pubblicati in 10 anni di storia, e sono più di 200. Spesso, purtroppo, il libro del grande editore, invece, dopo pochi mesi non è più reperibile e lo si può dare per perduto”.

di Mauro Ruggiero