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L’Europa dell’Est, alla metà degli anni Settanta, è immersa nel clima cupo della normalizzazione dopo i fermenti del 1968. La Cecoslovacchia, laica e colta, sembra avvolta in un immobilismo senza via d’uscita. In realtà, la società è percorsa da fremiti di dissidenza nei confronti del Partito Comunista al potere. Dopo l’ingresso dei carri armati sovietici a Praga, il nuovo corso della «Primavera» ha subito epurazioni mirate, giri di vite lenti e continui fino a essere sostituito dalla normalizzazione. L’ambiente degli studenti universitari è il più sorvegliato attraverso la fitta rete dei confidenti, ma il fermento si muove al suo interno sorretto da un soggetto inimmaginabile: le “sorelle” delle logge femminili, che assicurano alla dissidenza di Charta 77 un flusso continuo di informazioni e risorse. Il susseguirsi incalzante di eventi, tra Praga, Bratislava, Karlovy Vary, Duchcov etc., vede dipanarsi i fili di una ragnatela molto fragile, con la polizia politica e la rete dei delatori che non concedono tregua. La vicenda è raccontata casualmente venti anni dopo, quando l’Europa dell’Est è stata acquisita al pluralismo e alla democrazia.

Valerio Perna,
Le iniziate di Praga,
Tipheret, 2020
184 pp.