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La storia pistola mitragliatrice nata nella Cecoslovacchia comunista è ancora oggi conosciuta in tutto il mondo per la sua micidiale efficacia

Letale, come l’animale di cui porta il nome, la mitragliatrice Vz. 61 Škorpion è stata e resta, assieme al Kalashnikov, l’arma emblema del mondo che un tempo era trincerato dietro la Cortina di ferro.

È nella Cecoslovacchia della fine degli anni Cinquanta, dove l’economia è centralizzata e statale, che alla Československá zbrojovka, una delle aziende di produzione d’armi più importanti del Paese, viene sviluppato dall’ingegnere Miroslav Rybářil cosiddetto modello 59. Questo prototipo due anni più tardi, nel 1961, diventa la pistola mitragliatrice adottata ufficialmente dalle forze di sicurezza e dall’esercito cecoslovacco, con il nome di Samopal Vz. 61.

DCF 1.0

La denominazione Škorpion – con riferimento alla bestia velenosa di cui ricalca il profilo – fu utilizzata successivamente, diventando il nome commerciale col quale l’arma fu esportata. La pistola mitragliatrice si rivelò sin da subito così efficace da essere venduta sui mercati di mezzo mondo.

La facilità di impugnatura, possibile con una sola mano, o la possibilità di imbracciarla come un moschetto utilizzandone il calcio ribaltabile – che visto di profilo ricorda il pungiglione di uno scorpione – ne fanno un’arma estremamente versatile e ne spiegano la diffusione in diverse aree di conflitto.

Il modello, una via di mezzo tra una pistola semiautomatica e una mitragliatrice, ha lasciato un marchio, spesso insanguinato, nella storia di diversi Paesi.

È stata utilizzata in Jugoslavia, da serbi, croati e bosniaci, e variamente diffusa in molte guerre regionali dell’Africa centrale. La impugnano le forze speciali indonesiane, e anche le milizie di Afghanistan e Mongolia.

A proposito della sua diffusione in campo mondiale, va ricordato che un modello di Škorpion fu anche prodotto su licenza in Jugoslavia e adottato dalle forze armate locali. Le Škorpion prodotte nei Balcani si differenziano dalle originali cecoslovacche per l’impugnatura in resina sintetica nera, anziché in legno di faggio.

L’arma del terrorismo

In più la Škorpion è stata l’arma di diversi gruppi di lotta armata nazionali: dall’Ira in Irlanda alle Brigate Rosse italiane. Con questo modello in particolare fu massacrata la scorta di Aldo Moro in via Fani, il 16 marzo 1978, da un commando delle Br, quando il leader della Democrazia Cristiana venne sequestrato. E fu sempre con la mitragliatrice cecoslovacca che fu freddato lo stesso Moro, il 9 maggio dello stesso anno, con dieci cartucce, prima di essere abbandonato nel portabagagli di una Renault 4 rossa a Roma, in via Caetani. La vicenda rimane ancora oggi per molti aspetti avvolta nel mistero e tutti da chiarire sono molti dei retroscena di quella storia, il principale “episodio” degli anni di piombo italiani. Ma è stata proprio la presenza della Škorpion ad alimentare persino il sospetto di un coinvolgimento dell’allora Cecoslovacchia comunista nel caso Moro.

49 Skorpion Aldo Moro

A tal punto che la polizia della Repubblica Ceca nel 2010 ha aperto ufficialmente una inchiesta sulla cosiddetta “pista cecoslovacca”, con l’ipotesi che dietro il rapimento e la morte dello statista italiano potesse esserci stato lo zampino della StB, la famigerata polizia segreta del regime.

Del caso si è occupato anche l’Úřad dokumentace a vyšetřování zločinů komunismu (Ufficio per la documentazione e le indagini dei crimini del comunismo), il cui compito è proprio quello di occuparsi dei reati penali commessi nel periodo del regime – dal 1948 sino al 1989, anno della cosiddetta Rivoluzione di Velluto – e non perseguiti per ragioni di carattere politico.

Ad oggi, come sappiamo, questo intrigo italiano degno d’un film di spionaggio resta ancora senza una conclusione certa.

Il nome della Škorpion è legato anche al ricordo della Gang de Roubaix – una banda criminale francese legata al gruppo terroristico di Al-Qaeda – che mise a ferro e fuoco la Francia negli anni Novanta. Anche in questo caso furono le raffiche della mitraglietta ceca a produrre la colonna sonora di quelle azioni criminali, con assalti a furgoni blindati, omicidi e stretta contiguità con l’islamismo radicale.

Sangue, lotta armata e raffiche omicide a parte, la Škorpion è celebre nella cultura popolare anche per un altro motivo. In anni recenti è stata infatti ripresa nell’armamentario di alcuni tra i videogiochi più venduti e conosciuti al mondo, da Call of Duty a Grand Theft Auto.

La Čzub oggi

Il successo ancora attuale di quest’arma – infallibile nel tiro semiautomatico a brevi raffiche intervallate – si deve oggi all’affidabilità e all’innovazione continua dell’azienda produttrice: la Česká Zbrojovka Uherský Brod, o Čzub, una delle fabbriche d’armi di piccolo calibro più importanti al mondo.

Le origini di questa azienda produttrice di armamenti risalgono alla Prima repubblica cecoslovacca. La sua attività inizia a pieno regime nel mese di gennaio del 1937. Ad uscire per primi dalle catene di montaggio furono mitragliatrici, pistole e fucili di piccolo calibro.

Durante l’occupazione nazista della Cecoslovacchia la produzione viene riorganizzata in senso militare per rifornire d’artiglieria le truppe. Solo nel 1945, a guerra finita, l’azienda riprende a differenziare la produzione.

Nel 1961, come detto, nello stabilimento moravo entra in produzione la Škorpion, “l’arma avvelenata”, ancora oggi alfiere del catalogo, di cui sono stati prodotti in totale più di 200mila esemplari.

La Česká Zbrojovka Uherský Brod non vive solo nell’“aura” della Škorpion. Da quando l’azienda è stata privatizzata, nel 1992, lo sviluppo di modelli sempre tecnologicamente all’avanguardia ha permesso alla casa di produzione di esportare in più di cento paesi nel mondo. I modelli storici sono stati rinnovati per essere affiancati da armi ad uso sportivo e per la caccia. In più, nel 1997 l’azienda si è installata permanenetemente oltreoceano con la fondazione, negli Stati Uniti, della società Cz-Usa.

Anche in casa però il successo commerciale non si sgonfia: solo di qualche mese fa è la notizia della firma di un contratto da 1,2 miliardi di corone tra il ministero della Difesa e l’azienda ceca produttrice di armi. La commessa è in previsione di un piano di fornitura di nuove armi all’esercito, da realizzare entro il 2020. Cinquecento di queste saranno le mitiche, letali, Škorpion.

di Edoardo Malvenuti