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Dalla Špagetová pizza alla Babovka cappuccino, fra variazioni locali e autentici strafalcioni

Quella italiana è indubbiamente una delle cucine più conosciute e apprezzate in Repubblica Ceca, ed è facilissimo trovare in tutto il Paese ristoranti che offrono i piatti più noti della nostra gastronomia: non solo pizza e spaghetti, ma anche ricercate specialità regionali tra le più varie. Accanto ai ristoranti autentici, però, ve ne sono molti, di solito gestiti da non italiani, che alla cucina italiana semplicemente “si ispirano”, spesso con risultati abbastanza discutibili e a volte veramente tragicomici. L’amore dei cechi per la nostra cucina non è certo un fenomeno recente, ma è cresciuto molto nel corso degli ultimi dieci anni, sia grazie alla maggiore affluenza nel paese di prodotti alimentari provenienti dall’Italia una volta introvabili, sia grazie all’apertura di nuove attività commerciali dedicate alla ristorazione e al cibo italiano in generale. Ma nonostante tutto anche in Repubblica Ceca qualche falso mito duro a morire sulla cucina nostrana rimane ancora, come d’altra parte in tutti gli altri paesi del mondo (emblematici i casi americani della “Pizza pepperoni” e degli “spaghetti meatballs”). Che le cose in tal senso non siano proprio chiare non solo al ceco medio, ma anche a molti “addetti ai lavori”, lo si capisce una volta al ristorante esaminando i piatti “italiani” che di italiano hanno quasi sempre soltanto il nome, e spesso anche scritto male. Impossibile non citare casi emblematici come le “Pene al Salmone”, gli “Gnocci al gorgonzolla”, i “Pezzi di polo al sugo” o la “Pizza al prosciutto di oliva”.

In molti pizzaioli cechi è fortemente radicato il mito, chiaramente falso, che in Italia vada per la maggiore la pizza con il pollo. Per chi volesse assaggiare questa specialità “italica” in terra boema possiamo consigliare qualcuna delle seguenti varianti fedelmente riportate dai menù e raccolte, insieme a molti altri errori/orrori sulla cucina italiana, su una divertente pagina Facebook dal titolo “Marco Pollo: Trash Italian Food in Prague”. “Pizza pollo e broccoli”; “pollo e miele”; “pollo, panna e pancetta”; “pollo e panna acida”… Ma oltre al pollo sulla pizza “italo-ceca” si trova veramente di tutto, come riporta sempre la pagina Facebook sopra menzionata. Dalla “Pizza con eidam e prosciutto” a quella ai “formaggi con mirtilli, panna e mozzarella”, passando per la “Pizza Parma”, con sopra un’imitazione del rinomato salume italiano, la scelta è veramente vasta. Dopotutto “De gustibus non est disputandum”.

Accanto alla pizza troviamo anche la nostra amatissima pasta il cui modo di preparazione, ma soprattutto il ruolo ricoperto a tavola, vengono spesso fraintesi dai cechi. Il mito che si debba mettere il ketchup sulla pasta (e, va da sé, anche sulla pizza) incredibilmente permane ancora in varie sacche di resistenza sparse a macchia di leopardo un po’ su tutto il territorio ceco e soprattutto sul web (si vedano siti internet come: toprecepty.cz, recept-online.cz, receptynakazdyden.cz…), così come la convinzione che la pasta non sia un vero e proprio piatto principale, bensì un contorno – al pari delle patate, e magari con qualche salsina sopra, tanto per insaporirla – da affiancare alla carne. Sempre rimanendo in tema di pasta, pare che uno dei piatti “italiani” più noti e apprezzati anche nella Repubblica Ceca, oltre che in molti altri paesi, siano gli “Spaghetti bolognese”. A un italiano la contraddizione appare evidente, non tanto perché il ragù bolognese tradizionale ha una precisa ed elaborata tecnica di preparazione, ma soprattutto perché gli spaghetti, per quanto ci si sforzi, non fanno proprio parte della tradizione emiliana che preferisce la sfoglia all’uovo fresca rispetto alle paste di semola di grano duro secche tipiche, invece, della cucina dell’Italia Meridionale. Ma nei ristoranti simil-italiani ci sono anche gli “spaghetti con il carpaccio”, quelli “pollo e mirtilli”, quelli “pollo e pesto”, senza parlare delle salse più improbabili che è possibile trovare anche in alcuni supermercati, già pronte e solo da riscaldare in pratiche e comode confezioni. Sempre sul web ceco si possono trovare “tipiche” ricette italiane come la “zuppa di sedano sarda al parmigiano”, gli “gnocchi di patate con pollo e spinaci”, la “salsa bolognese”, gli “spaghetti con panna, rosmarino e salsa di funghi” e molte altre “specialità” sconosciute alla bibliografia gastronomica italiana, comprese assurde preparazioni come la – non è uno scherzo! – “Špagetová pizza”! (trovata su: www.recept-online.cz).

Ma il falso mito più diffuso, anche in terra ceca, riguardante la pasta è sicuramente quello della “Carbonara”. Secondo l’Accademia italiana della cucina la ricetta originale della pasta alla carbonara è la più “falsificata” tra tutte quelle italiane all’estero, e quindi anche da queste parti. Ma bisogna parlare di falsificazione o più semplicemente di un frainteso? Agli studiosi l’ardua sentenza. Fatto sta che nei ristoranti praghesi il pecorino della ricetta originale viene sostituito con qualsiasi altro tipo di formaggio grattugiato (e difficilmente si tratterà di Parmigiano), ma soprattutto viene aggiunto, anche da chef cechi molto noti in televisione, come Zdeňek Pohlreich (si veda il suo libro “Bravo, šéfe!” a pag. 48) un ingrediente che nella ricetta tradizionale non c’è: la panna da cucina!

Anche sui dolci, poi, i malintesi sono parecchi: si va dal “classico tiramisù italiano” con i tipici “piškoti” cechi al posto dei nostrani savoiardi, alla “Babovka cappuccino”. È anche vero che in questo caso la causa potrebbe essere ricercata nella poca diffusione della tradizione pasticcera e dolciaria italiana in Boemia, ancora poco nota, divulgata e apprezzata, a vantaggio di quella francese. Fortunatamente il “cappuccino ai funghi porcini” non rientra nel menù delle caffetterie, ma fra zuppe e antipasti.

Evidentemente anche nella RC il lavoro da fare per sfatare una volta per tutte i falsi miti e chiarire i molti fraintesi sulla cucina italiana è ancora tanto, miti e fraintesi che, sebbene a volte molto divertenti, rimangono però un’insidia non trascurabile alla diffusione della vera cultura gastronomica italiana, e alla promozione del “made in Italy” alimentare, con possibili conseguenze negative anche sul piano economico.

di Mauro Ruggiero