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“Oggi la Hlavni nadrazi non è più la stazione abbandonata a se stessa di qualche tempo fa, uno scatolone grigio dal quale i passeggeri non vedevano l’ora di scappare”. Parola di Andrea Odoardi, Ceo di Grandi Stazioni Ceska republika, la società di diritto ceco con anima italiana che ha rinnovato lo storico scalo ferroviario di Praga, con un investimento superiore a un miliardo di corone. Lo abbiamo incontrato all’indomani della inaugurazione ufficiale della stazione, svoltasi il 14 aprile alla presenza del Presidente Giorgio Napolitano e del Presidente Vaclav Klaus.

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Ing. Odoardi, come valuta il risultato raggiunto rispetto agli obiettivi che vi eravate dati?
La peculiarità di Grandi Stazioni è di occuparsi di grandi scali ferroviari, di renderli vivibili, sicuri e in grado di assicurare al viaggiatore servizi a 360 gradi. A Praga abbiamo fatto esattamente questo e i risultati raggiunti parlano chiaro.

Come cambia il rapporto fra Praga e la sua stazione dopo quest’opera di riqualificazione?
I nostri interventi sono compiuti partendo dal presupposto che una stazione centrale si trova nel cuore della città e ne costituisce parte essenziale. In questa ottica, è normale che l’asset stazione debba dialogare con il surrounding cittadino. Anche la nostra composizione merceologica – il cosiddetto merchandising mix – è pensata in modo da attrarre anche la parte circostante di città. In altre parole, per un cittadino che abita vicino alla Hlavni nadrazi, oggi ha senso diventarne cliente, utilizzando i vari servizi presenti all’interno. La nostra “pretesa” è di far tornare a respirare la Hlavni nadrazi a pieni polmoni. Non solo attraverso attività commerciali, ma anche culturali, in linea con la politica applicata nelle nostre stazioni italiane dove si susseguono costantemente eventi di vario genere.

La Hlavni nadrazi è proiettata verso un futuro da salotto cittadino, ma continua a essere circondata da una zona di elevato degrado sociale.
Le condizioni in cui versa il parco che fiancheggia la stazione rappresentano un problema reale sull’immagine dell’intera area. Il parco stesso avrebbe bisogno di molti miglioramenti, ad iniziare da un impianto di illuminazione notturna. Premetto che la sua riqualificazione è di competenza del comune, non di Grandi Stazioni, ma è chiaramente di nostro primario interesse che la zona venga risanata. Per tale motivo offrimmo alla municipalità competente il progetto dell’intera riqualifica, come segno di attiva cooperazione per la risoluzione della problematica.

Come vi spiegate i ritardi del Comune?
E’ in primo luogo un problema di budget – il parco, tra l’altro, è molto più vasto di come sembri a prima vista – ma è anche un problema di volontà politica. Continuiamo però a essere ottimisti e crediamo che il 2011 possa essere l’anno della svolta. La stazione non deve essere un’oasi, ma vogliamo che il nostro progetto funga da motore per un riordino urbanistico più ampio.

Lei lavora in Repubblica Ceca ormai da sette anni. Qual è la sua valutazione di questo mercato?
Il nostro progetto ha dimostrato che in Repubblica Ceca ci sono risorse ed energie positive, capacità di processo e competenze tecniche di prim’ordine. Abbiamo anche trovato un ottimo general contractor come Metrostav. Ammetto che quando si ha a che fare con interlocutori pubblici, quindi con una certa burocrazia, ci vuole spesso determinazione. Però, dobbiamo essere sinceri, quest’aspetto esiste anche in Occidente.

E quando la burocrazia assume il carattere del malcostume? La Repubblica Ceca passa per essere uno dei paesi più corrotti d’Europa.
Il malcostume è una malattia endemica, normalmente presente quando si spostano capitali ingenti in così poco tempo, come è avvenuto nei paesi dell’Est negli ultimi anni. Per quanto riguarda in particolare Grandi Stazioni, posso dire che siamo in grado di bypassare il problema. Noi gestiamo asset pubblici e – a differenza di un developer privato –possiamo fare molta leva sul fatto che creare problemi al nostro progetto vuol dire creare problemi alla riqualifica di un bene pubblico.
E’ determinante anche il fatto di essere una società con una determinata composizione azionaria. In Grandi Stazioni Ceska republika il 51% è di Grandi Stazioni S.p.A. (società partecipata al 60% dalle Ferrovie dello Stato S.p.A.), il 39% della Banca Europea Ricostruzione e Sviluppo (i cui azionisti sono i governi occidentali), il 10% è della Simest S.p.A. (in pratica il governo italiano). Un soggetto come il nostro si interfaccia con la controparte pubblica in modo quasi paritetico, non come un semplice privato.

Avete affrontato il rush finale della vostra opera di riqualificazione nel momento peggiore della crisi.
Sì, è vero. Senza falsa modestia, siamo stati bravi. Devo però anche ammettere che ci ha aiutato il fatto di avere alle spalle azionisti molto solidi. Quando anche le banche ceche bloccavano le linee di credito, noi abbiamo potuto sempre contare su flussi finanziari garantiti. Il nostro è stato uno dei pochi progetti, in Repubblica Ceca, ad andare avanti tranquillamente. Addirittura gli anni della crisi sono stati quelli in cui abbiamo investito maggiormente.

E per quanto riguarda la crisi economica?
Anche con riferimento alla necessità di affittare gli spazi commerciali alcuni fattori hanno giocato a nostro favore. La stazione ferroviaria è un classico luogo in cui il customer è obbligato a passare e dove risultano garantiti determinati flussi di clientela. Questo aiuta nell’ambito di un merchandising mix di medio livello come quello sul quale abbiamo puntato per la Hlavni nadrazi. Corretta si è rivelata anche la scelta di puntare su brand adeguati al potere d’acquisto locale e questo ci ha consentito di non soffrire più di tanto la crisi. Gli spazi commerciali della stazione sono, in pratica, quasi tutti aperti.

Altri fattori a vostro favore?
Un gruppo come il nostro ha come punto di forza il network che siamo in grado di offrire ad un conduttore di uno spazio commerciale. Non per niente abbiamo dei marchi che sono presenti in parecchie nelle nostre stazioni. La logica è la stessa, i principi sono analoghi e il passeggero ha, ovunque viaggi, le stesse esigenze. Poi, anche qui a Praga, abbiamo avuto come nostra buona compagna di viaggio la Società Autogrill, multinazionale leader nel food and beverage del settore trasporti.

Si è parlato anche di un vostro interesse per Masarykovo nadrazi, altro storico scalo ferroviario di Praga.
Si tratta di una stazione con delle caratteristiche per noi interessanti, ma per il momento Ceske drahy ha in piedi altri tipi di contratti che ci impediscono di avviare valutazioni concrete. Noi comunque siamo pronti. Le Ferrovie Ceche, se dovessero aver bisogno, sanno di poter contare su un interlocutore di comprovata attendibilità.

Come rientra questa vostra operazione in Repubblica Ceca in una più ampia strategia di internazionalizzazione dei trasporti?
Il trasporto ferroviario va chiaramente, in Europa, verso la liberalizzazione del mercato e l’ingresso di nuovi soggetti privati lo rende un grande business del presente e del futuro. Tutto questo, unito al tema dei corridoi transeuropei ad alta velocità, comporterà un grande beneficio anche per le nostre stazioni. Perché aumenterà il numero dei passeggeri e soprattutto aumenterà il loro target. Viaggiare con i treni ad alta velocità sta già andando in forte competizione con il trasporto aereo.

Considerate Praga come un vostro trampolino di lancio per l’Est Europa?
Direi di sì, visto l’esito positivo di questo nostro progetto. Proprio adesso siamo in una fase di intensa negoziazione con le Ferrovie Polacche e chiaramente i nostri azionisti sono interessanti ad una espansione in Europa. Ci crediamo e ci auguriamo di concludere presto altri contratti di concessione pluriennale.

Di Luca Pandolfi e Giovanni Usai