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La storia di František Kupka, il padre dell’arte astratta

«Mi ricordo che quando sono arrivata a casa sua, un vecchio signore mi ha aperto la porta. Io gli ho detto: sono cecoslovacca, studentessa d’arte, in esilio. Mi piacerebbe molto vedere i vostri quadri. Era molto contento perché in quel momento nessuno lo visitava: i cechi non potevano e i francesi non s’interessavano più a lui. Quando siamo saliti nell’atelier e ho visto i suoi quadri, ero come in estasi. Ho detto: sono formidabili, magnifici, eccezionali! Volevo comprare una tela, e lui, il povero Kupka, mi avrebbe dato tutto l’atelier talmente era contento. Ne ho scelto uno, e me l’ha venduto per l’equivalente di 50 dollari, è stata sua moglie a decidere». Meda Mládková, la più grande collezionista d’arte ceca e madre del museo Kampa di Praga, ricorda così il suo primo incontro con František Kupka, nel 1956, un anno prima della morte del pittore ceco nella sua casa di Puteaux, un villaggio sulle sponde della Senna non lontano da Parigi. Quest’artista ormai anziano, ritirato, felice di vendere una delle sue tavole ad una studentessa venuta a fargli visita è considerato, oggi, come uno degli artisti cechi più famosi e “cari” al mondo. Esposto da Parigi a New York è stato battezzato padre dell’arte astratta assieme a Kandinskij, Mondrian e Delaunay. Tuttavia Kupka ha sempre rifiutato questa, e altre etichette: «La mia pittura sarebbe astratta? Perché? La pittura è concreta: colori, forme, dinamiche. Quello che conta è l’invenzione. Si deve inventare, poi costruire».
Kupka l’ha fatto, sempre, con un furore militante, d’artista degno di questo nome. Nato a Opočno, in Boemia orientale nel 1871, viene iniziato ancora molto giovane allo spiritismo da un professore che lo forma per il concorso d’ingresso alla Scuola di Belle Arti di Praga. Qui sarà ammesso nel 1889, e seguirà una formazione in pittura sacra e storica. Nel 1892, una volta ottenuto il diploma, parte per Vienna, deciso a seguire i corsi d’arte all’Accademia. Sono gli anni di fine secolo nella capitale dell’impero, allora animata da una straordinaria effervescenza culturale: Gustav Klimt comincia a dipingere, Karl Kraus scrive teatro e filosofia mentre Freud pratica le sue sedute di psicoanalisi. Il giovane pittore ceco continua la sua formazione artistica, improntata ad uno stile classico, fino al 1899 quando dall’Accademia di Vienna passa alle strade di Parigi. La ville lumière, allora un magnete per artisti e scrittori di tutta Europa. Nel quartiere di Montmartre comincia la sua vita da bohème: Kupka vive e lavora tra queste viuzze che si arrampicano sulla collina più celebre della capitale francese. Sono gli anni di Picasso, di Modigliani, delle notti folli nei caffè, gli anni delle grandi avanguardie che reinventano l’arte del XX secolo. Impressionismo, cubismo, arte astratta: Kupka vive tutto questo in prima persona, vi partecipa attivamente, frequenta pittori e poeti.

Inizialmente si dedica all’illustrazione per riviste e manifesti. Dal 1907 collabora con il settimanale l’Assiette au beurre, pubblicazione di stampo socialista e anarchico. È così che s’orienta su posizioni anti-clericali e anti-monarchiche, le sue illustrazioni sono dure e offensive contro coloro che giudica oppressori e profittatori. Allo stesso tempo, la sua ricerca artistica prosegue intensa. Segue corsi di psicologia, biologia, ottica, meccanica e archeologia all’università della Sorbona. La storia e il funzionamento del mondo lo interessano: nutrono le sue incessanti sperimentazioni sulla tela. La rottura con lo stile figurativo arriva nel 1910. Che succeda a Parigi non è un caso, la capitale è un terreno fertile per un’arte che vuole rompere con la tradizione. Nel 1912, al Salone d’autunno, è esposto il suo celebre olio Fuga in due colori. Al Salone degli Indipendenti trovano spazio altre opere, questa volta a fianco di tele cubiste, il movimento forte dell’epoca. Un lavoro decisivo nel suo percorso verso il non figurativo è Madame Kupka tra le verticali, in cui una pittura d’immagine si disfa in un orizzonte di forme e colori. Un altro anno decisivo per l’artista ceco è il 1914: è allora che Kupka decide di mettere da parte tavolozza e pennello per vestire l’uniforme militare. È inviato sul fronte della Somme a combattere contro le truppe tedesche nella stessa compagnia del poeta Cendrars. Nel 1915, gravemente malato, rientra a Parigi dove mobilita la resistenza ceca nella capitale francese. Presto diventa anche presidente della Colonia ceca di Francia, che raggruppa le associazioni di suoi connazionali sul territorio. Nel 1918 è di nuovo inviato al fronte agli ordini del maresciallo Foch. Finirà la guerra con il grado di capitano, ricevendo il riconoscimento della Legione d’Onore. Finito il primo conflitto mondiale riprende diverse opere lasciate incompiute. Continua a lavorare nella sua casa di Puteaux, dove vive assieme alla moglie Eugénie Straub. Il suo stile si fa man mano più figurativo. Nel 1921, una prima retrospettiva delle sue opere è organizzata alla galleria Povolozky di Parigi. Due anni più tardi è nominato professore alle Belle Arti di Praga, dove aveva cominciato la sua formazione artistica. Il posto lo lusinga, ma Kupka preferisce restare a Parigi e occuparsi dei borsisti cechi in arrivo nel Paese. Rifugiato a Beaugency, a sud della capitale, durante la seconda guerra mondiale, può tornare a Puteaux solo dopo la guerra, dove resterà a lavorare fino a tarda età. È in questo villaggio della campagna francese, che le strade di Meda Mládková e del pittore boemo si sono incrociate. Da allora la Mládková non ha smesso di acquistare e collezionare tavole del suo connazionale. Negli anni ne ha raccolte più di duecento, che ha deciso di donare al suo Paese, la Repubblica Ceca. È lei che si è battuta e ha reso possibile, nel 2002, l’apertura del museo Kampa di Praga che oggi ospita una buona parte della sua collezione privata. Meda Mládková aveva promesso all’artista, ormai morente, che si sarebbe battuta per organizzare un’esposizione personale al Museo d’arte Moderna di Parigi. Una promessa non mantenuta, ma per il meglio. Più di mezzo secolo più tardi infatti, grazie ai suoi sforzi, Kupka è uno degli artisti contemporanei più apprezzati e conosciuti al mondo. Il museo Kampa è ormai la sua nuova casa: nel cuore della città dove tutta questa storia è cominciata.

di Edoardo Malvenuti