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“Il francese? Troppo difficile. Così, tra spagnolo e italiano, ho scelto l’italiano. Ancora non so perchè”.
È un percorso che inizia quasi per caso quello di Jiří Špička, 36 anni, oggi professore associato – docent – di lingua e letteratura italiana alla facoltà di lettere di Olomouc.
Appassionato di latino alle scuole superiori, da subito decide di applicarlo a una lingua parlata.
Quindici anni dopo, ormai stimato studioso nel mondo accademico ceco, con alle spalle diverse pubblicazioni importanti, Jiří ripercorre con entusiasmo le tappe del suo percorso di successo.
Passeggiando tra le chiese e le fontane barocche di Olomouc, il professore racconta di sé e del dipartimento di lingue romanze dell’università cittadina.
“Tutto è iniziato nel 1992 quando dall’Italia è arrivato il professor Carmine Mezzacappa”. Senza di lui tutto quello che c’è oggi non sarebbe stato possibile. Dopo un anno di corsi di lingua, Mezzacappa dà il via, assieme alla collega Lenka Kovakova, ad un percorso universitario di italiano all’interno del dipartimento di lingue romanze.
Così, oltre alla lingua, ai sette studenti del nuovo corso si svelano per la prima volta le pagine dei manuali di storia e teoria della letteratura. Il tutto nella lingua di Dante.
Era il 1993 e tra quei pochi ed entusiasti studenti c’era anche Jiří, fresco di diploma superiore.
“All’inizio non avevamo assolutamente niente – ricorda il professore ora trentaseienne – forse una decina di libri di autori italiani, niente di più”. Così fu il dottor Mezzacappa a procurare al dipartimento un grosso scatolone di libri, la maggior parte sul Petrarca, arrivati direttamente dall’Italia.
Jiří ricorda ancora con entusiasmo quelle lezioni, poi ci confida un aneddoto che ha in un certo modo segnato il suo percorso accademico. In occasione dello spettacolo annuale dei dipartimenti il professore italiano distribuì agli studenti alcune poesie così che questi ne scegliessero una da declamare in pubblico. Allo spettacolo si lesse Palazzeschi ma ancora oggi Jiří ricorda bene il foglio spiegazzato che gli capitò fra le mani. Era “Pace non trovo e non ho da far guerra”, sonetto 134 del Canzoniere di Petrarca.
“Quelle parole mi colpirono molto, così provai una traduzione in ceco fatta in casa”. Ne uscì qualcosa di accettabile anche se è lo stesso Jiří ad ammettere che poco era rimasto del pathos del grande poeta aretino. Ma l’avventura petrarchesca del professor Špička era ormai iniziata.
Dopo i primi tre anni di studi completa un primo lavoro sulla genesi del Canzoniere. Il percorso era tracciato. Ancora cinque anni e arriva la tesi sul secretum – “Chi è chi nel secretum di Petrarca” – ed infine proprio quest’anno il lavoro di cui oggi va più orgoglioso: la monografia “Petrarca homo politicus”. Un lavoro di ricerca e scrittura durato tre anni sugli aspetti politici dell’opera e della vita del poeta italiano. Il volume gli è valso in Italia il prestigioso Premio Flaiano 2010, ricevuto lo scorso luglio nella città di Pescara e ora conservato nella bacheca del dipartimento.
Di recente Jiří Špička è stato nominato anche vicepreside della facoltà di lettere per questioni di ricerca. Tiene corsi sia di storia che di teoria della letteratura italiana. Gli studenti sono entusiasti della sua competenza e del suo essere un professore alla mano. Le classi piccole dell’Università di Olomouc permettono un rapporto diretto con gli alunni: dopo la lezione si chiacchiera, si scambiano idee. Oggi sono una decina gli studenti iscritti al primo anno e al secondo anno, mentre nel terzo sono rimasti in sette.
“Il vero problema – spiega Jiří – è che dopo la laurea triennale sono in molti a lasciare l’università”. Attualmente, iscritte ai due anni di laurea specialistica in italiano, sono solo due studentesse.
Sono ormai dieci anni che Jiří insegna qui a Olomouc, “e pensare che ho iniziato clandestinamente” sorride ancora il professore mentre scorre la ricca biblioteca di prosa e poesia del suo piccolo studio. “All’inizio mi avevano assunto come manutentore, ma in realtà già insegnavo”, ride Jiří.
Allora come oggi l’interesse per la lingua non manca, sono in tanti a frequentare i corsi elementari diventati una sorta di divertimento per gli studenti cechi. A imparare i rudimenti vengono ragazzi di tutte le facoltà, quest’anno ci sono due classi da trentacinque ma si pensa già a una terza per l’anno prossimo.
Oltre all’italiano e all’Italia, visitata più volte da nord a sud sia per studio che per turismo, Jiří racconta della sua affezione per Olomouc. Anche dopo dieci anni di insegnamento ancora oggi trova speciale il poter camminare, da casa alla facoltà. Conosce gli aneddoti e le storie di ogni palazzo, monumento e vicolo ciottolato. Racconta delle spesse mura cittadine oltre le quali fino alla fine del secolo scorso non era consentito costruire. È anche grazie a questo recinto che il centro si raccoglie elegante intorno alla maestosa colonna della trinità, capolavoro barocco in arenaria scura.
Nelle vie e nelle piazze si respira un’aria nobile e frizzante: gli studenti in città sono circa un quarto dei 100.000 abitanti. Nel caffè del conservatorio alcuni ragazzi stanno ripassando gli spartiti. Da una finestra al primo piano, che rivela un soffitto arioso, una leggera musica classica riempie il cortile. A tratti pare di essere in un borgo italiano, colmo di storia e di segreti.
Resta il tempo di rientrare in studio, per Jiří è giorno di ricevimento. Aspetta seduto alla scrivania, in mezzo alle carte e ai volumi del suo Poeta. Resta il tempo di una ultima confidenza “sto già lavorando ad un nuovo libro sul Petrarca, ma questa volta sarà un lavoro di almeno cinque anni”.

Di Edoardo Malvenuti