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A Praga niente laurea honoris causa per l’intellettuale italiano. Una decisione molto commentata e criticata che lascia parecchie perplessità

SPETT.UMBERTO ECO A NAPOLI(SUD FOTO SERGIO SIANO)

La sorpresa degli iniziatori è stata grande: in tutto otto istituzioni accademiche, tra cui diversi dipartimenti della Facoltà di Lettere o l’Istituto per la filosofia dell’Accademia delle Scienze, a nominare Umberto Eco. Su 46 membri del Consiglio Accademico solo 16 hanno votato a favore della consegna del titolo. Il Rettore – al quale spetta la decisione finale – ha rigettato la proposta due volte, malgrado il ricorso del decano della Facoltà di Lettere Michal Stehlík.

Secondo il regolamento sul conseguimento della laurea honoris causa, la Univerzita Karlova consegna il prestigioso titolo a delle “personalità che, a livello internazionale, hanno significativamente contribuito allo sviluppo delle scienze o della cultura, o che hanno, in un altro modo, portato beneficio all’umanità”.

Molto vaga, questa direttiva, eppure l’unica codificata e quindi vincolante. Esisterebbe però una serie di regole non scritte. Una di queste presume un legame del laureato con la Karlova Univerzita – criterio che il professore italiano non soddisfa.

Si distinguono dunque tradizionalmente personalità che hanno mediato scambi internazionali, dato vita a programmi di ricerca comuni oppure focalizzato la loro ricerca sulla realtà ceca, spiega Jiří Pelán, professore di letteratura italiana all’Università Carlo. Direttore della cattedra di italianistica, grande conoscitore e traduttore di Eco, era lui ad avere l’incarico di formulare la nomina: Avevo ovviamente letto il regolamento. Ma il legame con l’Università Carlo non vi è menzionato in nessun modo. Ognuno deve valutare se la decisione del Consiglio accademico è ragionevole o se i principi difesi dai suoi membri sono forse un po’ pietrificati. Personalmente sono deluso dal fatto che gli argomenti fossero centrati attorno alla domanda “Che cosa ha dato Eco alla cultura ceca? Che cosa ha dato all’Università Carlo?”. Secondo me la domanda che si sarebbero dovuti porre era invece “in che modo l’attribuzione del dottorato honoris causa a una tale personalità può giovare all’Università Carlo?”

Il voto del Consiglio accademico è segreto e le motivazioni dei membri non sono ufficiali o da loro spiegate.

Dal comunicato stampa del rettorato, nonché dalle ricerche giornalistiche, nel dibattito svoltosi fra gli accademici si sentirebbe dire soprattutto che “Umberto Eco è senza dubbio una personalità importante, ma (a parte il fatto che egli non abbia niente di particolare in comune con l’Univerzita Karlova), la sua attività (di romanziere e drammaturgo (sic!)) non è sufficientemente accademica né interdisciplinaria”. Il Consiglio accademico ha infine deciso di onorare il celebre scrittore italiano con una medaglia d’oro commemorativa. Il gesto è tuttavia stato interpretato come una necessità travestita da virtù.

Tutti i media cechi hanno subito reagito alla notizia, pubblicata per primo sul profilo facebook del decano Stehlík. Le reazioni sono oscillate tra l’incomprensione e l’indignazione.

Se l’argomento dell’assenza di un legame di Eco con la Karlova Univerzita poteva essere considerato come valido – benché fondato su una dubbia tradizione invece che su di un codice ufficiale – quello dell’insufficienza scientifica e interdisciplinaria dell’opera di Eco ha suscitato a giusta ragione sdegno e risentimento. Eco è oggi uno degli autori più citati nelle discipline umanistiche, come ricorda il professore Alberto Borghi, lettore di italiano alla Facoltà di Lettere: “Il grandissimo merito di Eco consiste nel suo metodo di approccio al testo letterario, nella metodologia semiotica. Eco non ha forse un legame particolare con l’Università Carlo di Praga, ma la sua opera ha influenzato in un modo considerevole l’approccio alla linguistica e alla letteratura nel mondo accademico occidentale”.

Designare poi Eco come autore teatrale (Eco non ha mai scritto drammi) testimonia il triste fatto che gli eruditi studiosi membri del consiglio accademico dell’ateneo praghese, il più antico dell’Europa centrale, semplicemente ignorano l’illustre semiologo, esperto di studi medievali, filosofo, teorico dell’estetica quale è Eco, oltre ad essere un letterato.

Ecco cosa ha scritto con amara ironia il giornalista Jiří Peňás sul quotidiano Lidové Noviny: “Il dibattito dei professori cechi sulla rilevanza di Eco e della sua opera potrebbe facilmente essere tratto da qualche suo romanzo dove appaiono docenti sciocchi e scienziati pretenziosi che non vedono oltre la punta del loro naso”.

Si è però evocato un evento che risale ai primi anni del 2000, quando Eco è stato insignito della medaglia Carlo IV, un riconoscimento che conferiscono insieme la città di Praga e l’Università Carlo. Eco non aveva reagito a questo onore, e la scortesia sarebbe, secondo alcune fonti, all’origine del rancore di certi accademici.

Diversi articoli, blog e discussioni sulla rete hanno ipotizzato anche motivazioni politiche. Eco “comunista” avrebbe infatti approvato o almeno minimizzato l’invasione sovietica in Cecoslovacchia nel 68 – come venne inoltre menzionato anche sulla stampa italiana – senza che questo giustifichi le speculazioni sulla rete.

Ormai le reazioni clamorose dei media si sono ovviamente smorzate. L’accaduto non ha, in fondo, niente di spettacolare. Sul piano simbolico però, costituisce un pezzettino del mosaico della reputazione dell’Università. Dice molto sul suo carattere, riflette Josef Fulka, professore di filosofia alla Facoltà di scienze umane: “Il fatto che esistano “regole non scritte”, secondo le quali il candidato alla laurea deve avere un legame con l’Università Carlo non diminuisce l’irrazionalità della decisione. Al contrario: un’università retta da misteriose “regole non scritte” non presenta se stessa sotto il migliore aspetto”.

39 univerzita karlova

Ma allora a quali considerazioni fa risaltare l’evento estivo? Václav Bělohradský, filosofo e professore di sociologia politica all‘Università di Trieste, vede l’accaduto nel contesto sociale e culturale della concezione prevalente delle scienze umane in Repubblica Ceca. Secondo lui, le singole discipline vi si sviluppano separatamente l’una dall’altra, ciascuna con i propri criteri di valutazione strettamente specializzati, i propri codici e capi di riferimento. L’interdisciplinarietà è minima, la ragione è sottomessa ad un uso privato, invece di essere esercitata come argomentazione di fronte ad un pubblico indipendente. Continua il professore: “L’opera di Umberto Eco si situa all’opposto di questa concezione: i suoi scritti trasgrediscono la differenza tra la cultura alta e quella popolare, la differenza tra una pubblicazione scientifica e un articolo di giornale, mescola i generi e vocabolari nello stile postmoderno, analizza le diverse forme di quotidianità come “Storia”, mostra il politico implicito in ogni discorso culturale o “spirituale”. È normale che l’ambiente accademico ceco nella versione 2010 e in quelle successive non ha alcun senso per questo tipo di intellettuale”.

Umberto Eco non è divenuto dottore honoris causa dell’Università Carlo. Lui stesso probabilmente non se ne lamenta, di lauree honoris causa ne ha già più di una trentina – citiamo ad esempio quelle della Sorbonne di Parigi, della State University of New York, della Freie Universität di Berlino, dell’Università Lomonosov di Mosca oppure la Royal College of Arts di Londra. Sembra piuttosto che il prestigio più grande ne poteva risultare per l’ateneo praghese e sono fatti suoi che se ne sia privato.

Sorprendente non è la decisione di non conferire la laurea a Eco, quanto invece il modo ai più apparso ottuso con cui questa decisione sia stata presa.

di Soňa Jarošová