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Un mostro orwelliano, che scruta i passanti, davanti alla nuova galleria “Czech Photo Centre” di Praga

David Černý, il più noto e controverso artista della scena ceca, torna a stupire. Questa volta lo fa con una statua alta dodici metri e le sembianze di un gigantesco automa con molteplici occhi, installata a Praga, nel quartiere periferico di Stodůlky, in una strada pedonale, la Petržílkova.

Il nome dell’opera è Trifot e qualcuno l’ha già definita “un mostro orwelliano, un inquietante Big Brother”. Coi suoi tanti occhi – bulbi enormi e in costante movimento che spuntano da obiettivi di vecchie macchine fotografiche – Trifot segue a caso i passanti, la cui immagine viene proiettata in grandi monitor collocati tutt’intorno.

“È vero, il tema è un po’ orwelliano, ma vuole essere anche un mio omaggio all’arte della fotografia, di cui sono un grande appassionato” ha dichiarato Černý, 49 anni, artista non nuovo a questo tipo di provocazioni.

Sono trascorsi ormai 25 anni da quando, nella Praga post-Rivoluzione di velluto e appena liberatasi dal regime comunista, il giovanissimo David dipinge di rosa un carro armato sovietico, monumento della Seconda guerra mondiale ma anche simbolo dei tanti anni di dittatura comunista.

Alla ribalta internazionale torna nel 2009, quando a Bruxelles – in occasione del semestre ceco di presidenza della Unione Europea – presenta Entropa, una scultura ironica sugli stereotipi di ciascun paese dell’Unione Europea, oggetto di polemiche e proteste diplomatiche per il suo tono dissacrante.

Poi ancora nel 2013, quando Černý, in una chiatta ancorata sulla Moldava, solleva un dito medio alto dieci metri verso il Castello di Praga, segno inequivocabile di protesta contro il degrado della politica nazionale.

All’artista contemporaneo ceco più dissacrante la Dsc Gallery di Praga ha dedicato a novembre la mostra Black Hole, con la presentazione delle sue opere più recenti, alcune delle quali esibite per la prima volta.

di Giovanni Usai