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La storia dei 669 bambini, quasi tutti ebrei cecoslovacchi, portati in salvo in Gran Bretagna nel 1939, grazie all’eroismo Nicholas Winton, il cittadino inglese, oggi 101enne

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Lo scorso gennaio abbiamo assistito a Praga alla prima mondiale di “Nickyho rodina” (La famiglia di Nicky), il film documentario, con una parte recitata, che racconta la storia dei 669 bambini, quasi tutti ebrei cecoslovacchi, portati in salvo in Gran Bretagna nel 1939, attraverso spedizioni ferroviarie passate alla storia con il nome di “Winton trains”. Presente in sala anche Nicholas Winton, il cittadino inglese, oggi 101enne, organizzatore di quell’opera di salvataggio, nella Praga occupata dai nazisti, alla vigilia della seconda guerra mondiale. Con lui anche alcuni protagonisti di quella vicenda, coloro che da bambini salirono su quei treni e che ancora oggi compongono una sorta di famiglia allargata. Si calcola che siano più di 5 mila i discendenti dei cosiddetti “bambini di Winton”.
La pellicola – una coproduzione ceco slovacca, che si è avvalsa della collaborazione anche della Ceska televize, del ministero della Difesa della Repubblica ceca e del ministero della Cultura della Slovacchia – è il terzo film che il regista Matej Mináč dedica a questa vicenda. I due precedenti sono stati „Síla lidskosti – La forza dell’umanità“ del 2002 e „Všichni moji blízcí – Tutti i miei cari“ del 1999.
Già insignito nel 1998 dall’Ordine di Tomas Garrigue Masaryk (la più alta onorificenza della Repubblica ceca) dall’allora presidente Vaclav Havel e nominato Cavaliere della corona dalla regina d’Inghilterra, Winton è stato nuovamente proposto quest’anno per la consegna del Premio Nobel per la pace, attraverso una lettera di nomina firmata da più di 100 mila cittadini e consegnata all’ambasciatore norvegese a Praga.
La storia raccontata dal film è nota. Winton era un giovane intermediario di Borsa, non ancora trentenne, il quale giunse a Praga dopo aver rinunciato a una vacanza natalizia sulle Alpi svizzere. A chiederglielo era stato un suo amico, Martin Blake, un inglese che lavorava in un comitato di soccorso per rifugiati della Cecoslovacchia, già parzialmente invasa dal Terzo Reich.
Preso alloggio in un hotel della Piazza Venceslao, Winton si rese conto nel giro di pochi giorni della drammaticità della situazione e della mancanza di piani specifici per salvare le vite dei bambini. Fu così che si diede da fare per organizzare il piano di salvataggio, soprattutto per trovare famiglie disposte a ricevere i piccoli profughi cecoslovacchi. Complessivamente, riuscì a mettere in salvo 669 bambini, quasi tutti fra i 6 e i 12 anni. Ebrei in larga maggioranza, ma non solo, in quanto fra di essi c’erano anche bambini provenienti da famiglie che si erano opposte all’occupazione dei tedeschi e che per questo avevano il destino segnato. In tutto riuscirono a partire da Praga otto treni. Lo scoppio della guerra, il primo settembre del 1939, rese impossibile la partenza dell’ultimo convoglio, il più numeroso, quello che avrebbe dovuto portare in Inghilterra e salvare altri 250 bambini.
La vicenda di quest’uomo, che viene definito uno Schindler britannico, finì per cinquant’anni nel dimenticatoio ed è rimasta sconosciuta sino agli anni ‘80. A scoprirla, del tutto casualmente, fu sua moglie Greta, che trovò nella soffitta di casa un baule contenente una vecchia documentazione risalente alla fine degli anni Trenta. Sul perché abbia tenuto nascosta questa vicenda per così lunghi anni anche in famiglia Winton è solito dire: “Mi sembrava di aver fatto qualcosa di normale, niente di cui vantarmi”. Senza mancare di scherzarci su: “E’ giusto che ogni marito abbia i suoi segreti”.
Oggi, quando sono trascorsi 73 anni da quei fatti sembra possibile ipotizzare una pagina ulteriore di quella vicenda, che sinora è rimasta del tutto trascurata. Alcuni particolari fanno pensare infatti che Winton sia stato in realtà uno 007 del governo di Londra, inviato a Praga come osservatore e probabilmente incaricato di organizzare quella missione umanitaria per la quale a buon diritto è passato alla storia.
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Winton nel 1938 non aveva ancora compiuto trent’anni, ma era tutt’altro che un pivello. Prima di arrivare a Praga aveva già avuto esperienze di lavoro all’estero – in Francia, a Parigi, e in Germania, ad Amburgo e a Berlino – sempre come agente di borsa.
Un primo spunto di riflessione, a ben vedere, ce lo fornisce egli stesso quando nel film documentario racconta: “Io a quel tempo ero a conoscenza di cose che la gente normale non sapeva e questo mi spinse ad agire e a farlo con la massima sollecitudine”. I servizi di intelligence dei paesi europei stavano infatti cominciando a comprendere che, dopo l’invasione tedesca della Cecoslovacchia, l’obiettivo finale di Hitler sarebbe stata una guerra su larga scala e lo sterminio degli ebrei.
Altro particolare che potrebbe pensare alla trama di una spy story è la figura di Kirsten – una bellissima ragazza di nazionalità svedese, agente della Gestapo – che divenne amica e forse amante di Winton per qualche mese. Fu proprio la Kirsten a far partire da Praga 25 bambini ebrei che si rifugiarono in Svezia. Anche su questo particolare Winton ci scherza su: “Fra me e Kirsten ci fu solo amicizia. Lei era bellissima, è vero, ma avete mai visto una donna spia che sia brutta?”
Fra le altre persone che affiancarono Winton c’è poi storicamente un altro personaggio, del quale nel film non si fa alcuna menzione. Si chiamava Werner Theodore Barazetti, detto Bill, un cittadino svizzero, morto nel 2000, il cui nome è inciso sul marmo di Yad Vashem (il Museo dell’Olocausto di Gerusalemme), per la partecipazione all’operazione di salvataggio dei bambini ebrei a Praga nel 1939. Il fatto che Barazetti fosse un agente dei servizi segreti britannici, in missione a Praga, è una delle poche certezze che si hanno di questo personaggio.
Nicholas Winton – questo anziano gentleman inglese, da giovane provetto schermidore, oggi molto arzillo e grande appassionato di bridge – probabilmente è stato anche lui un agente segreto di Sua Maestà Britannica. Gli elementi per fare questa supposizione ci sarebbero tutti, senza nulla togliere al valore della sua impresa.
Sorprende piuttosto che tale ipotesi non abbia trovato alcuno spazio nel film e in altre ricostruzioni che sono state fatte in Repubblica ceca di questa memorabile vicenda.

Di Giovanni Usai